Si dice spesso che viviamo in una società perennemente connessa, in cui tutte e tutti siamo costantemente online. Ma è davvero così? Gran parte delle interazioni e delle operazioni avviene in rete, la realtà dematerializzata sembra aver decisamente preso il sopravvento su quella materiale; tuttavia, non tutte le persone hanno accesso alla rete. Si tratta del fenomeno del digital divide, che può essere definito come la disparità nell’accesso, nell’uso e nella conoscenza delle tecnologie digitali e in particolare del web.

Digital divide, un problema che può manifestarsi a vari livelli e con differenti modalità

In primo luogo, il digital divide può essere determinato da difficoltà di accesso alle infrastrutture, a causa della mancanza di rete internet in alcune aree geografiche o dell’impossibilità di acquistare computer e smartphone per cause economiche. Anche laddove l’accesso alle infrastrutture è garantito, può manifestarsi una mancanza di abilità digitali, ossia delle competenze necessarie a utilizzare correttamente e mettere a frutto le tecnologie digitali per migliorare le proprie condizioni sociali, economiche e educative. Per quanto riguarda l’Italia un recente report dell’Istat relativo all’anno 2023 indica che l’84,1% delle famiglie dispone di un accesso a Internet, ma che solamente il 45,7% delle persone che lo usano ha competenze digitali almeno di base.

In alcuni casi, pur avendo le possibilità e le competenze, le persone possono non utilizzare correttamente le tecnologie a causa di barriere culturali o personali, quali la resistenza al cambiamento (spesso fomentata da discorsi fuorvianti dei media che si riverberano nell’opinione pubblica), le disabilità o i pregiudizi di genere.

I contenuti veicolati sul web vedono una predominanza della lingua inglese e della cultura occidentale, e spesso non risultano di facile traduzione in tutte le lingue e culture del mondo. La questione è stata messa in luce e viene affrontata nell’ambito del Postcolonial Computing, un approccio definito dalle sue teorizzatrici come

“an alternative sensibility to the process of design and analysis”.

Si tratta di una metodologia mirata a mettere in discussione la neutralità della user experience e che pone alla sua base l’assunto che gli artefatti tecnologici non devono fare propri i modelli occidentali, dal momento che essi potrebbero rivelarsi inadatti ad altri contesti, favorendo forme di subalternità culturale. Il Postcolonial Computing propone di lavorare a un design globale, capace di ripensarsi in modo dinamico a seconda delle specificità socioculturali.

Il progetto “Un computer per tutti”

Per contribuire ad affrontare il problema del digital divide il Dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale e il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Elettronica e Telecomunicazioni dell’Università di Roma La Sapienza hanno avviato il progetto Un computer per tutti, che rientra tra le attività di terza missione finanziate dall’ateneo, quelle attività volte a promuovere l’impatto sociale, economico e culturale della ricerca e dell’istruzione sulle comunità locali.

Il progetto prevede la collaborazione di docenti di vari dipartimenti della Facoltà di Ingegneria dell’Informazione, Informatica e Statistica, e la partecipazione di istituzioni come la Comunità di Sant’Egidio, DLA Piper, Binario Etico, Save the Children, OpenImpact e Beefree, che garantiscono il radicamento nella società e la connessione con il territorio.

Un computer per tutti si pone il duplice obiettivo di sensibilizzare sul tema del digital divide e di intervenire direttamente per la risoluzione del problema attraverso la rigenerazione di computer donati, che vengono poi distribuiti a persone che ne sono prive per ragioni economiche o sociali. Il progetto propone inoltre la creazione di osservatorio permanente basato che permetta di capire l’andamento del fenomeno e l’efficacia delle strategie adottate.

In ottica di sensibilizzazione e divulgazione il 20 aprile 2024 si terrà presso il Dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale un evento aperto al pubblico, durante il quale saranno presentati i primi risultati del progetto Un computer per tutti e verranno condivise le conoscenze acquisite, toccando temi come l’importanza dell’approccio data-driven per capire i punti deboli e definire strategie di intervento, l’utilizzo delle tecnologie nelle scuole, l’impatto del digital divide per i lavoratori migranti e negli istituti penitenziari, la questione del divario di genere, l’importanza del riuso e della rigenerazione delle componenti hardware in ottica di economia circolare.

Il progetto dell’Università La Sapienza è un esempio di approccio pratico a un problema complesso. Il digital divide è una questione di carattere sia tecnico che sociale, che necessita di essere affrontata per mezzo di strategie interdisciplinari e la teorizzazione di nuove metodologie di intervento, che stimolino una riflessione condivisa sulla distribuzione del potere e della ricchezza, sull’egemonia della cultura occidentale, sull’importanza di non chiudersi nei propri confini, che siano sociali, geografici o culturali, e di tenere sempre lo sguardo aperto e ricettivo verso l’altro da noi.

Si tratta di considerare non solo l’infrastruttura tecnologica ma anche l’educazione digitale, le politiche pubbliche e gli interventi volti a promuovere un accesso equo e un utilizzo efficace delle tecnologie digitali. Ridurre il digital divide è fondamentale per assicurare che tutti possano beneficiare delle opportunità offerte dalla digitalizzazione, dalla partecipazione democratica all’accesso a servizi essenziali e alle opportunità economiche.

Se una parte della popolazione non ha accesso alla rete significa che è esclusa da una porzione consistente della realtà. Molte persone in ogni parte del mondo vivono oggi in condizioni di povertà, guerra, sfruttamento, che sembrano mettere in secondo piano un problema come quello del digital divide; tuttavia, essere in rete vuol dire anche avere possibilità di rilancio economico e sociale, avere un mezzo per far ascoltare la propria voce, per controbattere alle narrazioni viziate dei media e del potere, per avere accesso a informazioni e conoscenze.

Il digital divide è un problema importante da affrontare, per evitare di lasciare indietro e togliere ulteriori opportunità di miglioramento a chi ne viene già ogni giorno privato.

[In collaborazione con Daniel Raffini]

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