E’ convinzione diffusa che, negli ultimi anni, la letteratura italiana scarseggi di scelte coraggiose e originali. Se si escludono pochi romanzi, in inea generale, in Italia si producono troppi romanzi storici, troppe vicende familiari, troppi memoires, troppo intimismo, troppo sentimentalismo. Chi volesse dare uno sguardo al di fuori dell’angusto cortile dove tutto questo accade, può però leggere i libri di Viola Di Grado, talentuosa scrittice catanese che spende proficuamente la sua vita in varie parti del mondo, tra le quali prevalgono Londra, Roma e Tokio. Ovviamente Viola Di Grado conosce le lingue di queste tre città principali, legge i libri che si pubblicano a quelle latitudini e riesce, così, a nutrirsi di nuovi stimoli e nuove suggestioni.

“Marabbecca”, Viola di Grado ci racconta le insidie dell’inconscio

Recentemente, La Nave di Teseo ha dato alle stampe il suo ultimo romanzo che ha per titolo Marabbecca (pp 208, euro 19,00).

La Marabbecca, nella cultura popolare siciliana, è la personificazione delle insidie dell’inconscio. Ed è proprio l’inconscio, il non immediatamente conoscibile, che prende il sopravvento nel racconto di rapporti tra tre persone inizialmente coinvolte in un incidente d’auto. Causato dalla giovane e fragile Angelica, l’incidente riguarda l’auto dove viaggiano Clotilde, ferita non gravemente, e il suo fidanzato Igor che invece rimane in coma.

Inizia così una storia tormentata di triangolazioni amorose sullo sfondo di una Sicilia che avvolge di polvere e gas vulcanici i corpi e le menti dei protagonisti. E’ una Sicilia che si ripronone con forza proprio nella Marabbecca, buco nero che tutto ingoia e che le madri hanno inventato per cercare di dissuadere i figli di andare a giocare vicino ai pozzi e salvarli così dal pericolo.

Tra menzogna e realtà la vicenda si confonde con i fregi barocchi di questa terra in cui l’unica forza veramente vincente è solo quella della bellezza e l’unico motore per la redenzione sembra essere l’amore.

La storia è imbevuta di suggestioni e riflessioni legate alla scoperta della propria identità sessuale e, in questo, è mossa dalla ricerca di affetti e sessualità liberi.

Se, all’inizio, sembra essere proprio Clotilde a segnare il ritmo delle triangolazioni avendo ridotto il marito in una condizione di inerzia e gestendo le pulsioni della giovane Angelica in un modo a lei favorevole, col tempo i rapporti tra i tre andranno modificandosi e riformulandosi.

La figura di Igor, la storia, il buio

La figura di Igor, uomo da non rimpiangere perché rozzo e violento, finirà sempre più a precipitare sullo sfondo della storia. Le figure delle due donne invece impareranno a prendersi e lasciarsi a coscersi e a condividere spicchi di realtà che sarà sempre più confusa con la magia, il non rivelato, il buio più oscuro.

Intorno a loro, la grande voliera della camera di Angelica si colloca perfettamente sulla stessa lunghezza d’onda delle atmosfere che la storia narra: desiderio di libertà per i singoli uccelli, necessità di prigionia nelle gabbie per non farli fuggire e, complessivamente, tanto bisogno di cura e attenzione.

Intorno alle due donne, la natura assume in sé il rapporto tra Angelica e Clotilde e così ce le consegna, abbracciate.

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