Tra marzo ed aprile saranno disponibili 30 nuove emoji in arrivo sui sistemi operativi iOS e Android. E’ vero che spesso utilizziamo sempre le stesse ma è interessante notare la creatività, l’inventiva e l’innovazione che le accompagnano ed il significato emozionale e gestuale che queste vengono ad assumere di volta in volta diventando uno strumento complementare al linguaggio verbale.

Secondo le statistiche pubblicate da WorldEmojiDay.com , infatti, sarebbero circa 900 milioni le emoji scambiate ogni giorno su Facebook Messenger: un numero che, sommandolo alle conversazioni scambiate tramite WhatsApp e altre piattaforme, tende sicuramente a crescere.

Secondo gli ultimi dati di Unicode Consortium, la no-profit che assegna un numero univoco ad ogni carattere usato per la scrittura di testi, il 92% di chi comunica online con un certa frequenza usa i simboli grafici ed umani. L’emoji che ride-fino-alle-lacrime nel 2021 è stata usata con una frequenza del 5% rispetto a tutti gli altri (si avvicina solo il ❤).

Ma quanto sono inclusive le emoji?

Sul tema è Adobe a pubblicare il Global Emoji Diversity & Inclusion Report, basato sulle interviste a 7000 persone provenienti da sette Paesi differenti, che pone l’attenzione sulle emoji e come vengono utilizzate per esprimere la propria identità nonché le diversità e l’inclusione.
Secondo la gran parte degli intervistati le emoji portano gioia, favoriscono la comprensione reciproca ed hanno un effetto positivo sulla salute mentale.

Dal report emerge che il 54% del campione ritiene che la propria identità sia correttamente rappresentata dalle emoji ma c’è ancora chi sostiene ci siano alcune lacune da colmare: ad esempio, meno della metà delle persone con disabilità si sente rappresentata dalle emoticon e alcuni di loro preferirebbero che i simboli includessero più oggetti utili oltre quelli già introdotti in passato, tra cui gli ausili per l’udito, il bastone o la sedia a rotelle.

Ecco le nuove emoji

Anche le emoji in arrivo a breve sono il frutto di un processo che impiega circa un anno per realizzarsi. Le aziende che fanno parte del consorzio Unicode possono presentare le faccine che secondo loro dovrebbero far parte del nuovo standard; le candidate vengono votate fino a comporre una lista pubblicata nei mesi estivi e finalizzata poi verso la fine dell’anno.

A partire dalla lista finale i produttori di smartphone e di software possono mettere i loro designer ufficialmente al lavoro sulle nuove emoji, sapendo che dall’anno successivo tutti i dispositivi potranno inviarsele tra loro.

Le nuove emoji cercano di essere sempre più inclusive e relazionali cercando di rappresentare, nel web sociale, le comunità ancora marginalizzate e sottorappresentate.

Tra quelle approvate c’è la Melting Face, l’emoji che si sta sciogliendo, diventata molto famosa in rete per rappresentare uno stato d’animo post-pandemia.

Troviamo poi la stretta di mano che può personalizzarsi con elementi dalla tonalità della pelle di due intensità diverse.

Ci sono anche una persona neutra con corona, un uomo in dolce attesa e la pregnant person, la persona incinta, priva quindi di genere, realizzata per rappresentare uomini trans, persone non binarie o donne omosex, per un’esperienza il più inclusiva possibile.

Tra le altre novità non mancano nuove espressioni facciali: c’è l’emoji che si scioglie e c’è quella con le lacrime di gioia, insieme a una faccina che fa il saluto militare e una che si tappa gli occhi sbirciando tra le dita. Un principe fa finalmente da contraltare alla già presente principessa.

Tra le altre immagini ci sono poi l’indice che punta stile I want you, le mani oppure le dita che formano il cuore alla moda asiatica, il simpatico troll, elementi dalla natura come il corallo, i fagioli, il nido con o senza uova, ma anche le bolle, la lastra dei raggi x, la patente e la mano di Fatima per gli utenti islamici.

E’ vero che il cambiamento parte sempre da noi, ma è possibile che queste emoji possano alimentare maggiore compassione ed empatia e, rendendo le nostre pratiche di comunicazione più inclusive, offrano la capacità di vederci e capirci meglio.

Una cultura della comunicazione che valorizzi la forza dell’unicità che deriva dal valorizzare esperienze, simboli e voci diverse.

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