Gli organi interni, si sa, sono sterili: il fegato, il sangue, il cervello, il pancreas e così via non possono venire a contatto con il mondo esterno inquinato, pena gravi infezioni a volte difficili da governare. Infatti, quando è necessario intervenire chirurgicamente su questi organi, bisogna farlo seguendo precise e ferree regole di sterilità.

La pelle, che ci riveste completamente come un involucro protettivo, garantisce che non ci sia un contatto tra questi organi e l’ambiente in cui viviamo quotidianamente, inevitabilmente non sterile. La sua superficie dipende dalla corporatura del soggetto, ma mediamente varia tra un metro e mezzo e due metri quadrati. 

Ma il contatto più esteso che abbiamo con il mondo esterno è quello con quel materiale presente nel tubo intestinale (si, si chiama così). Con cibo, prodotti della degradazione cellulare, batteri, virus, tossine, farmaci e quant’altro, l’ambiente intestinale è sicuramente quello più inquinato con cui veniamo in contatto tutti i giorni, più volte al giorno, per tutta la vita.

L’intestino è, come la pelle, un organo a doppia faccia: una completamente sterile a contatto con gli organi interni e una che guarda e gestisce il suo contenuto non sterile che transita da una porta d’entrata e una d’uscita.

Si chiama barriera intestinale, quella parete che è capace di mantenere fuori tutto ciò che non serve o è dannoso ed è in grado di selezionare cosa deve entrare come cibo, acqua, sali minerali, vitamine e tutto quello che ci serve per la nostra sopravvivenza. E farlo passare in modo sterile per non inquinare gli organi interni.

Potete immaginare quanto complessa e delicata possa essere questa attività tanto che, attualmente, alla sua disfunzione si incominciano a far risalire numerose malattie o stati patologici che riducono in modo più o meno significativo la nostra qualità della vita.

E questa barriera è ben più estesa della superficie della pelle: non ci crederete, ma arriva anche a superare i 300 m2. Sì, una superficie grande più o meno come quella di un campo da tennis. 

Ora, perché ne parliamo qui, su una rubrica dedicata alla cultura del benessere? Perché, e anche questo sarà difficile da credere, noi possiamo intervenire su questa parete modificando la sua struttura e ostacolando le sue funzioni. Vediamo come.

Questa parete è formata da una serie di cellule l’un l’altra strettamente connesse tanto da costituire una barriera continua, come un muro di cinta di una città medievale. Ma non è solo una barriera meccanica. Sul versante intestinale ci sono due strati di muco che la proteggono dai batteri e una serie di anticorpi addestrati a riconoscere nemici e ad allontanarli prima che arrivino a ridosso delle cellule. Ma non basta.

Facendo sempre il paragone con le mura di una città, ci sono delle torrette di avvistamento con delle cellule che controllano chi si avvicina, anche queste ben addestrate. Ma se, malgrado queste precauzioni, qualche batterio o tossina dovesse riuscire a entrare, ecco pronto un piccolo esercito del sistema immunitario formato da alcuni tipi di globuli bianchi che interviene per neutralizzare quel nemico.

Ma, se ancora non bastasse, alcuni messaggeri partono e vanno al quartier generale del sistema immunitario comunicandogli le caratteristiche di quel particolare nemico in modo tale che questo possa mandare cellule addestrate proprio per quel pericolo specifico. Insomma, siamo ben difesi.

Ma, in questi ultimi anni, stiamo imparando come il nostro stile di vita possa alterare questo sistema di protezione favorendo, in soggetti geneticamente predisposti, l’insorgenza di malattie infiammatorie, metaboliche o degenerative.

Da sempre si sa che una dieta sbagliata, il fumo, l’alcol, la vita sedentaria, lo stress sono dannosi, ma ora sappiamo che, accanto a danni specifici, uno stile di vita sbagliato danneggia il microbiota e l’integrità della barriera intestinale favorendo il passaggio di molecole dannose che possono provocare problemi all’intestino stesso, ma anche a organi lontani come il fegato, le articolazioni, il cervello.

Condizioni come la sindrome metabolica (sovrappeso, diabete, ipertensione), il fegato grasso, l’artrite reumatoide e altre condizioni come il Parkinson, l’autismo, la depressione, l’Alzheimer sono sicuramente influenzate dall’alterazione del microbioma e dalla rottura dell’integrità della barriera intestinale.

Del tutto recentemente, a queste alterazioni, è stata associata anche l’apnea notturna, quella condizione che riduce fortemente la qualità del sonno con evidenti risvolti negativi durante le attività lavorative, familiari e ludiche.

Insomma, è possibile che modificando alcune abitudini o eliminando vizi dannosi possiamo evitare tutte queste malattie? Beh, chiariamo subito la differenza tra cause e fattori di rischio. La causa prima è sempre da ricercare nella predisposizione genetica, i fattori di rischio sono elementi che possono favorire o accelerare l’insorgenza di uno stato patologico. Uno stile di vita sbagliato difficilmente è la causa prima, ma sicuramente rappresenta un fattore di rischio

Allora ci dobbiamo chiedere: se le cose stanno così, perché non ci comportiamo per ridurre al minimo questi rischi? Come? Lo sapete tutti. Fumo, alcol, sovrappeso sono fattori che inducono uno stato infiammatorio cronico con produzione di radicali ossidanti fortemente dannosi non solo per il danno diretto, ma anche per il microbiota e la barriera intestinale. La dieta mediterranea ormai lo sanno tutti che è quella più protettiva perché seleziona i batteri buoni e tutti sanno quanto faccia bene l’attività fisica.

E allora, perché non lo si fa, perché si continua a fumare, perché si abusa dell’alcol, perché non si mangiano cose semplici e fresche, perché se cerchiamo benessere ci comportiamo per procurarci malessere? Leggete A lezione dai longevi di Patrizia del Verme, Franco Angeli Editore. Sicuramente vi farà bene, perché indaga le ragioni della longevità di alcuni centenari, e le trova nel loro stile di vita.

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