Tutto è iniziato quando una studentessa, Ilaria Lamera, ha deciso di piantare la sua tenda davanti al Politecnico di Milano come segno di protesa contro il caro affitti. Da allora l’iniziativa si è andata ad allargare sempre di più ad altre città, come Torino, Bologna, Firenze, fino ad arrivare a Roma, dove questa volta le tende oltre ad essere apparse davanti l’università La Sapienza e davanti Tor Vergata, sono comparse anche alle porte del Ministero dell’Università e della Ricerca.

L’iniziativa non accenna ad arrestarsi; anzi, nei prossimi giorni sono attese mobilitazioni studentesche anche a Trento e Bari.

L’emendamento per sbloccare le misure di sostegno per nuovi posti letto

Gli studenti protestano contro gli affitti che, ormai, sono diventati più un lusso piuttosto che essere dei beni accessibili. Palazzo Chigi ha rilasciato una nota in cui spiega che il Consiglio dei Ministri ha presentato un emendamento al disegno di legge conversione del decreto legge n. 44 del 2023, attualmente all’esame della Camera dei deputati, per poter sbloccare 660 milioni da destinare agli alloggi universitari, il cosiddetto dl Pa, rendendoli immediatamente operativi ed utilizzabili.  

In merito alla questione, è intervenuta anche la Ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, la quale ha rassicurato gli studenti dicendo che si sta studiando un modo per poter adoperare gli immobili inutilizzati mettendoli a loro disposizione.

Sulla questione interviene anche il vicepresidente del Cei, monsignor Francesco Savino, il quale si schiera dalla parte degli studenti e dichiara che l’argomento sarà al centro dell’assemblea del Cei che si terrà a fine maggio.

Il caro affitti e il diritto allo studio

I giovani universitari sono stanchi e sentono quest’impennata del costo degli affitti come una frenata al loro percorso di studi. Sì, perché alla voce spese di uno studente, oltre al costo del solo affitto, vanno aggiunti i costi della tassazione universitaria, del materiale didattico, le spese per le utenze e quelle quotidiane.

Di conseguenza, se il costo dell’affitto non fa altro che lievitare sempre di più, ciò che viene preso di mira, oltre che le tasche degli studenti, è il loro diritto allo studio. Maggiore è il costo per l’affitto, maggiore sarà anche la probabilità che un giovane universitario rinunci alla sua formazione. E quello che dovrebbe essere un diritto di tutti, sta diventando sempre di più un privilegio di pochi.

Gli studenti invitano a partecipare alla protesta. A fare, come si suole dire, fronte comune su un tema per il quale non dovrebbe esserci bisogno di protestare: quello del diritto allo studio. Un diritto sancito nella Costituzione ed universale, e che quindi non deve fare alcuna discriminazione per sesso, età ed etnia.

Anche se allo stato pratico è in corso un altro tipo di discriminazione, che va ad ostacolare il diritto allo studio: quella abitativa, che divide gli studenti tra i pochi che possono permettersi un affitto e i molti (forse, troppi) che invece non riescono a sopportare un tale onere.

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