Suicidi in carcere, le persone dietro i numeri
Nel 2025 in Italia sono già 23 i suicidi in carcere. Tra dati e leggi anche il libro "Morire di pena" che racconta storie di morti carcerarie

Nel 2025 in Italia sono già 23 i suicidi in carcere. Tra dati e leggi anche il libro "Morire di pena" che racconta storie di morti carcerarie
Lo scorso fine settimana in 24 ore tre detenuti si sono tolti la vita in tre diversi istituti penitenziari italiani: a Trieste un giovane egiziano, a Genova un settantenne, un altro ad Avellino.
Al 24 marzo, in soli tre mesi, sono già 23 i suicidi in carcere secondo Ristretti orizzonti, la rivista dalla Casa di Reclusione di Padova e dall’Istituto Penale Femminile della Giudecca.
Il 2024 è stato l’anno con più suicidi dal 1992, anno in cui si è iniziato a tener traccia del fenomeno. L’anno scorso, infatti, 91 persone hanno scelto di togliersi la vita in carcere. Sono numeri importanti, che fanno riflettere, sono troppi.
Nell’ultimo rapporto del Consiglio d’Europa, l’Italia si colloca al di sopra della media europea: al 2021 il tasso di suicidi in carcere era pari a 10,6 casi ogni 10.000 persone detenute, contro il 9,4 della media europea.
“Nelle carceri italiane i detenuti si tolgono la vita con una frequenza 19 volte maggiore rispetto alle persone libere e, spesso, lo fanno negli istituti dove le condizioni di vita sono peggiori, quindi in strutture particolarmente fatiscenti, con poche attività trattamentali, con una scarsa presenza del volontariato”, si legge nel rapporto “Morire di carcere” di Ristretti orizzonti.
Uno dei momenti in cui il rischio di suicidio è più alto è l’ingresso in carcere ed i giorni immediatamente seguenti sia per i sensi di colpa (soprattutto per chi ha commesso un crimine violento); sia per la perdita della dignità sociale. Tra questi ultimi c’è chi, in attesa di processo, vive una vera e propria gogna mediatica.
Ma ci si ammazza anche quando si sta per terminare la pena e questo in primo luogo a causa della mancanza di prospettive. Riuscirò a riottenere la rispettabilità persa? Tornerò a vivere normalmente e potrò reinserirmi nella società una volta uscito dal carcere?
Alcuni eventi della vita detentiva, poi, possono essere un innesco rispetto alla decisione di “farla finita” come il trasferimento da un carcere all’altro, l’esito negativo di un ricorso alla magistratura o la revoca di una misura alternativa.
In alcuni casi le persone che si sono tolte la vita erano affette da malattie invalidanti, psichiatriche e tossicodipendenti senza cure adeguate.
La perdita di speranza in un futuro migliore, la vita in celle sovraffollate e in strutture senza attività e trattamenti adeguati sono quindi tra le cause maggiori di spinta al suicidio. L’articolo 27 della Costituzione “[…] Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. […]” ci fornisce già la soluzione al problema: una pena che rieduchi e che dia speranza.
Il 25 marzo, nel comunicato stampa in occasione del 208° anniversario della costituzione del corpo di Polizia penitenziaria, il presidente della Repubblica nel ringraziare il personale aggiunge: “la Polizia penitenziaria è chiamata quotidianamente a fronteggiare difficili situazioni di tensione e sofferenza, sempre più frequenti a causa del grave fenomeno di sovraffollamento in atto”. Non sono solo i detenuti tra le vittime del carcere. Dal 2011 al 2022 si sono tolti la vita 78 agenti.
Mattarella, nel discorso di fine anno, aveva già posto l’attenzione sul fenomeno auspicando il “rispetto della dignità di ogni persona, dei suoi diritti. Anche per chi si trova in carcere. L’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili”.
Ma il Parlamento, l’organo che tramite le sue leggi potrebbe cambiare la vita dei detenuti, cosa fa? Ad agosto 2024 è diventato legge il cosiddetto “decreto carcere” in cui si prevedono, tra le altre cose, assunzioni della polizia penitenziaria, misure per un “carcere più umano”, incremento di medici, servizi di volontariato e la nomina di un commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria che, ad oggi, ha solo consegnato il suo progetto ai ministeri della Giustizia, delle Infrastrutture e dell’Economia.
Il 20 marzo la Camera dei deputati nella seduta straordinaria sulla situazione delle carceri ha approvato una mozione per aumentare le strutture detentive e potenziare la rete di assistenza psicologica per contrastare e prevenire i suicidi in carcere. Purtroppo, la mozione è un atto di indirizzo, una dichiarazione di intenti e a breve non produrrà risultati concreti. L’associazione Antigone, in vista di questo dibattito, aveva inviato alla Camera un documento con proposte per affrontare l’emergenza attuale. Proposte che sono rimaste inascoltate.
Al di là dei numeri scioccanti e dell’immobilità del governo ci sono le persone, storie di uomini e donne, con famiglie e affetti. Vite spezzate. Lo racconta bene il libro Morire di pena di Alessandro Trocino, giornalista del Corriere della Sera. Il libro di Trocino restituisce dignità alle persone, 12 storie di detenuti e di guardie carcerarie che si sono tolte la vita.
“Scrivere di queste vite perdute”, si legge nell’epilogo, “non è solo un omaggio alla loro memoria, ma è anche un gesto politico, un modo di parlare di diritti negati e di tribunali, di norme contraddittorie e di burocrazia assassina, temi che riguardano tutti da vicino”.
Durante la lettura di queste storie mi è tornato alla mente, non senza un brivido, il podcast “Il Natale di Zero Calcare” uscito su Internazionale a dicembre. In una delle puntate racconta che Mario, uscito di galera “parlava una lingua diversa”. Un giorno nel cambiare una lampadina ha detto che quel lavoro lo poteva fare meglio lo spiccatore, cioè “uno che spicca gli impiccati, cioè quello che tira giù quelli che si impiccano”.
“Io non so se esiste fuori dal carcere sta parola” dice Zero Calcare, “ma mi sono pure chiesto quando è che nasce il bisogno di conià un termine nuovo. Mi sa che succede quando non descrive più un fenomeno isolato, ma una cosa che invece è diventata ricorrente”.