“Suolesole”: un libro, due amiche, due scrittrici tra scarpe, fotografie e racconti
Suolesole è una raccolta di ventiquattro racconti ispirati da scarpe smarrite, fotografate sulle vite di persone apparentemente comuni.
Suolesole è una raccolta di ventiquattro racconti ispirati da scarpe smarrite, fotografate sulle vite di persone apparentemente comuni.
Le autrici Anna Montefusco e Valentina Vinotti presentano il libro Suolesole a Roma, presso la Libreria Sinestetica il 16 gennaio alle ore 18.30, giorno di uscita anche della loro opera letteraria.
Suolesole è una raccolta di ventiquattro racconti – ispirati da scarpe smarrite, disabitate e fotografate – sulle vite bizzarre di persone apparentemente comuni. Un cartoon senza disegni tra Weird Tales e il surrealismo urbano con qualche omaggio alla Letteratura maiuscola.
Suolesole è una risposta alle domande suscitate dal ritrovamento di scarpe abbandonate, scarpe rannicchiate agli angoli delle strade, distese sulla sabbia, a cavalcioni su un filo elettrico, sulle rotaie del tram, sul muretto di una scuola.
Così nasce Suolesole: le scarpe perdute passano nel tunnel dell’immaginazione e si trasformano in storie.
Una signora elabora rabbiosamente il lutto lanciando una ciabatta dal decimo piano; un’altra perde una scarpa per fuggire ai complimenti insistenti della vicina di casa; un insegnante vola dalla finestra col suo allievo e le loro scarpe ondeggiano sul filo della luce; un’ex prostituta lancia il suo sandalo giallo con le borchie d’oro sulla testa di una signora per bene o forse no, non è una signora per bene; un cuoco cucina la sua amante, che perde un sandalo sulla spiaggia; due fidanzati si rilassano in una Spa, lui fa la sauna, esplode come un popcorn e il suo infradito atterra, sparuto e spaurito, sul marciapiede; due streghe si sfidano a duello: si spingono senza toccarsi fino a farsi volare per aria, tentano di provocarsi malattie e incenerirsi, vorticano avvitandosi nel cielo avvinghiate come due serpenti, si mordono, si staccano pezzi, si danno fuoco sputando fiamme e schiantano incantesimi una sull’altra, tentando di scassarsi le ossa senza alcun risultato tranne quello di perdere le scarpe.
Anna Montefusco
Background personale nella cultura underground milanese degli anni ‘90/’20. Background professionale radicato nell’industria dell’advertising internazionale. Grande passione nella creazione di narrative di marca autentiche e a tratti oltraggiose, ideate per vivere in diversi ambienti culturali e su differenti media mix. Avvia una sua agenzia nel 2004 e la mantiene attiva per più di 14 anni. Poi si rompe le palle in modo indescrivibile, sbaracca tutto e si mette a lavorare come free lance.
Valentina Vinotti
Antropologa, formatrice, consulente aziendale freelance. Le piace scovare sistemi tribali contemporanei e aiutare le persone a lavorare meglio attraverso lo scardinamento, perlomeno cognitivo, dei rapporti gerarchici e degli eccessi burocratici. In aula e all’aperto, tra boschi, zolle e prati, dove l’intelligenza delle piante e degli insetti rivela nuovi modi di collaborare e cooperare. Nel poco tempo libero nuota e cammina.
Come è nata l’idea, perché avete scelto di scrivere racconti sulle scarpe abbandonate?
Valentina: il libro è nato senza un progetto iniziale, è nato per caso, quasi per gioco. Un paio di anni fa esco dalla piscina alle dieci di sera, con i capelli ancora bagnati e rimango colpita da un paio di decolté grigio topo con un grosso fiocco di raso verde appoggiate su un muretto diroccato. Mi fermo, le guardo, tiro fuori il telefono e le fotografo. Il giorno dopo, andando al lavoro, trovo una pantofola da uomo, di quelle di lana con la chiusura lampo laterale, comodamente seduta su una panchina con accanto una scarpetta da bambina. Sembrava che stessero aspettando qualcuno. E le fotografo. Da quel giorno incontro tantissime scarpe abbandonate. Il mio sguardo ormai era capace di guardare, di vedere e anche di ascoltare quello che le scarpe avevano da dirmi. Una scarpa sulle rotaie di un tram è una storia, uno stivale conficcato su un palo è un’altra storia e un infradito dentro una pozzanghera un’altra storia ancora. Quindi tutto è iniziato dalle fotografie.
Anna: sì, Valentina mi mandava foto di scarpe quasi ogni giorno. “Roma è piena di scarpe!” mi diceva. A Milano ce ne sono di meno, all’inizio ero un po’ scoraggiata, ma poi ne ho trovate anch’io. Dopo un po’ avevamo un archivio fotografico di decine e decine di scarpe. Abbiamo selezionato quelle più significative e poi ci siamo date delle regole. Le fotografie, infatti, hanno regole precise: non toccare le scarpe, lasciarle esattamente nella posizione in cui sono state ritrovate. Non cosmetizzare la scena per migliorare il risultato finale. Ah, le scarpe vicino ai cassonetti non valgono, la loro fine è senza mistero, sono state buttate via volontariamente e non possono ispirare nulla.
E i racconti? Ho visto che i ventiquattro racconti del libro non sono associati a ciascuna autrice. Li avete scritti insieme o ogni racconto ha una sua maternità?
Valentina: Anna un giorno mi chiama e mi dice “tutte queste scarpe mi fanno pensare a persone portate via da un’astronave aliena”. Il giorno dopo mi manda il primo racconto. È stato un regalo e mi sono sentita quasi in debito. La settimana dopo le ho mandato il mio. E siamo andate avanti così. I racconti sono tanti piccoli doni letterari. Ogni racconto ha una sua maternità ma alla fine li abbiamo allevati e cresciuti insieme. Non appartengono né a me né ad Anna, sono indistintamente nostri.
Quando avete pensato a raccoglierli in un libro?
Anna: quando i racconti sono diventati più di trenta abbiamo deciso di metterli in ordine, li abbiamo riletti insieme, li abbiamo aggiustati, corretti, ne abbiamo scartato qualcuno e aggiunto qualche altro. Valentina è venuta a casa mia, abito a Monte di Nese in Val Seriana e lì abbiamo fatto l’editing dei racconti senza avere alcuna idea su come, se e quando pubblicarli. La scrittura fa parte del mio lavoro e anche di quello di Valentina ed è venuto tutto spontaneo, abbiamo lavorato divertendoci senza avere obiettivi di pubblicazione.
E poi?
Valentina: E poi l’incontro con l’editore Giulio Perrone e con la sua collana Affiori, che si prende cura di autori e autrici esordienti. Con loro abbiamo lavorato benissimo, con impegno ma senza fatica, senza ansie o incomprensioni, in maniera pulita.
Sarà un successo?
Anna: non abbiamo né aspettative né ambizioni, quindi qualsiasi cosa accada sarà qualcosa di bello.