The Veil, miniserie spy-thriller creata, scritta, diretta e prodotta da Steven Knight (autore di Peaky Blinders) disponibile su Disney+ in sei episodi dal 26 giugno 2024, nonostante l’attesa, la pubblicità, la suspence creata ad arte intorno all’uscita sulla piattaforma, non convince. O meglio la serie non convince perché a ben guardare, tutto, ma proprio tutto, storia, sviluppo, personaggi, è letteralmente abbagliato dalla bravura magnetica della protagonista, Elisabeth Moss.

Si, proprio quella Elisabeth Moss premio Emmy e Globe, attrice britannica già in The West Wing e Mad Men, tra le altre sue interpretazioni, anima e cuore di un’altra serie tv, quella si pietra miliare nel panorama storico del genere, The Handmaid’s Tale tratta dal romanzo di Margaret Atwood, dove la performance della protagonista è stupendamente e drammaticamente da applauso.

The Veil, trama, personaggi, e altro

Le premesse sono buone, a dire il vero (inspiegabile il divieto ai minori di 18 anni); certo nessuno si aspetta una prima stagione nemmeno lontamente pari ai livelli stratosferici dei vari Jack Ryan o Jason Bourne, ma un’agente segreto donna, che si muove a proprio agio ovunque, anche in mezzo al rivisto attrito tra intelligence varie, e su un tema mai banale come quello del terrorismo, attira l’attenzione e la bravura della Moss attira pubblico. Accanto a Moss, nel cast ci sono Yumna Marwan (Little Birds), Dali Benssalah (No Time to Die) e il sempre ottimo Josh Charles (We Own This City, The Good Wife).

Elisabeth Moss in The Veil veste i panni di una spia inglese dal passato misterioso in grado di cambiare identità a seconda di chi si trova di fronte. Il suo vero nome è Violet, ma davvero in pochi lo conoscono. Moss si trova al centro di una missione governativa molto delicata, una caccia alla donna in cui si intrecciano interessi francesi, americani, tedeschi, russi e infine inglesi.

Violet, agente dell’MI6 il cui nome sotto copertura è Imogen Salter, si ritrova ad affrontare un viaggio insieme a una delle peggiori criminali a livello mondiale, Adilah El Idrissi (interpretata dalla libanese-palestinese Yumna Marwan), sospettata essere una comandante dell’ISIS, con la quale instaurerà un particolarissimo e affascinante rapporto basato sulle menzogne ma anche su una inaspettata stima reciproca. Durante la missione che porta le due donne in giro per mezza Europa, Imogen/Violet, oltre a cercare di tenere in vita la donna, dovrà usare inoltre tutte le sue abilità per sventare un imminente attacco terroristico, affrontando una serie di tensioni e intrighi che coinvolgeranno varie agenzie di spionaggio internazionale. Ma è proprio nel viaggio, dalla Siria alla Francia e all’Inghilterra, che le due donne mettendo a confronto la cultura occidentale con quella mediorientale, il colonialismo e le stragi, lo sfruttamento e la redenzione, danno origine al focus della serie.

“Un thriller di spionaggio che esplora la relazione sorprendente e tesa tra due donne che fanno un gioco letale di verità e bugie sulla strada che va da Istanbul verso Parigi e Londra; nell’ombra, la CIA e la DGSE lavorano insieme per evitare un potenziale disastro”, si legge nella sinossi ufficiale della serie televisiva.

La serie non regge, Moss non basta

Sei sono gli episodi, da cui ci aspetterebbe più azione e meno introspezione. A brillare dunque infine è solo la bravura di Elisabeth Moss, che per la prima volta si cimenta in un ruolo così operativo. La sua bravura non trascina però la serie che risulta lenta, dalla trama non lineare, con frequenti passaggi tra presente e passato non segnalati, e popolata da tanti personaggi non tutti ben caratterizzati, nonostante la trama orizzontale, e connotati spesso da un’insufficiente storia personale di sottofondo. La trama si muove quindi a scatti, risultando poco fruibile, poco approfondita. Diciamo che la prima stagione potrebbe essere un buon prologo di almeno un altro paio, le motivazioni ci sono, il finale aperto anche, la protagonista e i suoi demoni pure.

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