Tossicodipendenza emozionale dai social media
La tossicodipendenza emozionale è una condizione psicologica in cui una persona sviluppa un attaccamento eccessivo. Le risorse per i genitori.

La tossicodipendenza emozionale è una condizione psicologica in cui una persona sviluppa un attaccamento eccessivo. Le risorse per i genitori.

La tossicodipendenza emozionale (nota anche come dipendenza affettiva o dipendenza emotiva) è una condizione psicologica in cui una persona sviluppa un attaccamento eccessivo, disfunzionale o compulsivo, spesso in ambito relazionale, come partner, genitori o amici e social media.
Non è formalmente classificata come disturbo nei manuali diagnostici (come il DSM-5), ma è ampiamente riconosciuta in psicologia clinica come una dinamica disfunzionale.
Caratteristiche principali
Gli algoritmi dei social media (Instagram, TikTok, Facebook, ecc.) sono progettati per massimizzare il coinvolgimento.
Questo spesso significa che:
Come contrastare questa influenza
Giovani e adolescenti esposti a contenuti tossici o abbandonati emotivamente in rete possono sentirsi isolati, non amati, invisibili.
Alcuni casi mostrano un legame tra la pressione sociale online e gesti estremi, come nel caso di:
Suicidi legati a cyberbullismo (es. Amanda Todd)
Sfide estreme come la Blue Whale Challenge, che spingevano alla morte
Break-up violenti via social, vissuti in pubblico, che scatenano reazioni impulsive e autodistruttive
Le persone con dipendenza affettiva soffrono già di un’identità fragile: l’umiliazione pubblica o la sensazione di “non contare più niente” può essere devastante.
Atti spettacolari per ottenere attenzione o like
In certi casi, il bisogno di attenzione diventa spettacolarizzazione del dolore. I social premiano contenuti forti, drammatici, “virali” – anche a costo della salute mentale di chi li produce.
Gli algoritmi:Premiano l’engagement emotivo (più forte è l’emozione, più visibilità riceve il contenuto) Amplificano contenuti tossici (perché suscitano più reazioni) Portano le persone vulnerabili a esasperare i propri vissuti per ricevere conferme → nasce un ciclo compulsivo: “se soffro pubblicamente, almeno qualcuno mi guarda”.Questo può trasformarsi in una dipendenza dalla sofferenza mostrata, più che dalla relazione reale.
La combinazione tra vulnerabilità emotiva, strumenti tecnologici potenti e mancanza di supporto reale. È un terreno fertile per:
Secondo l’U.S. Surgeon General e l’American Psychological Association, i genitori devono stabilire regole chiare e limiti sani all’uso dei social (non solo in termini di tempo, ma anche di contenuto e contesto), promuovendo conversazioni e alternative offline ().
Michelle Obama e lo psicologo Haidt sottolineano l’importanza di un approccio fermo e non soltanto amichevole, con decisioni dure ma necessarie per proteggere i figli dalle dipendenze digitali e affettive ().
In sintesi
I genitori hanno un ruolo fondamentale e insostituibile nell’aiutare figli a sviluppare: un attaccamento sicuro, una buona autostima, competenze emotive, un uso sano e consapevole della tecnologia
La loro assente presenza emotiva o supervisione digitale carente può predisporre i ragazzi a dipendenza affettiva, social media addiction, ansia, depressione o dinamiche di ricerca sincera o estrema di visibilità.
Un circolo di condivisione familiare è un momento ritualizzato (es. settimanale o quindicinale) in cui i membri della famiglia si siedono insieme per: condividere emozioni, ascoltarsi senza giudizio, rafforzare il legame, prevenire o risolvere tensioni, coltivare la presenza consapevole e l’empatia reciproca.
Non è terapia, né sfogo libero. È uno spazio protetto, sacro, senza interruzioni digitali, dove ognuno ha diritto di parola e di ascolto
OBIETTIVI
COME SI FA (in 5 passi semplici)
Stabilire un rituale
Parlare a turno
Domande guida
(alcuni esempi):
Zero giudizi, zero soluzioni forzate
Chiudere con qualcosa di positivo
Perché funziona
Integrare nei percorsi educativi
I circoli di condivisione sono usati anche:
Possono essere adattati anche in forma di “circolo genitori-figli” estesi, tra più famiglie: diventano spazi comunitari educativi.
