Tra gli attori più interessanti della nostra scena, ad Agosto al Festival di Borgio Verezzi con il suo Giuda, oggi ho il piacere di confrontarmi con Maximilian Nisi.

Maximilian Nisi e… l’estate dei cattivi: Giuda, Arancia meccanica, il potere in Shakespeare, questa ricerca che forse vuole disconoscere i luoghi comuni sul male è voluta o causale?
Mi piace raccontare l’essere umano, investigare su di esso, conoscerlo nelle sue sfaccettature e nelle sue mille potenzialità, sviscerarlo per comprenderlo in modo più profondo. Quando i testi parlano dell’essere umano, mi cerco in essi. Mi aiutano a fare il punto della situazione, a capire chi sono e a stabilire cosa mi rende felice e cosa, invece, no. Grazie a questi testi riesco anche a conoscer meglio chi mi vive accanto. Sono finestre ampie in cui è bello e rassicurante affacciarsi per vedere il mondo. Il male esercita il suo fascino su tutti noi, avere la possibilità di relazionarmi con esso in scena mi da modo di praticarlo, di esorcizzarlo e di bandirlo dalla mia vita. Non sono un santo, ma il mio carattere non è lesivo e detesto i contrasti e le lotte spesso prive di una reale necessità. Adoro l’armonia, il rispetto, l’onestà. Sono cose che mi danno speranza e mi aiutano a vivere. Ho scoperto che il resto non fa per me.

Rewriters approfondisce con piacere il tema delle riscritture: Com’è il Giuda di Maximilian Nisi?
Il testo è di Raffaella Bonsignori che ha messo su carta meravigliosamente un mio pensiero, argomentandolo in modo notevole e creativo. Mi sono sempre domandato cosa avesse spinto Giuda a tradire. In fin dei conti Gesù era suo amico, il suo maestro. Pensare che l’abbia fatto per denaro mi è sempre sembrata una sciocchezza. Inoltre Giuda era di famiglia ricca, era il più colto tra i discepoli. Forse l’amore che nutriva per Gesù era malato, o, forse,  provava invidia per lui o magari fu mosso da spirito di competizione. Non credo che il testo della Bonsignori possa essere considerato una riscrittura. È già stato scritto tutto su questa vicenda. Ritengo, invece, che sia una meravigliosa trasposizione poetica di una delle storie più antiche ed affascinanti del mondo.

Torniamo a Shakespeare: che omaggio hai creato per questa estate, e pensi che una iniziativa simile possa far conoscere ai ragazzi meglio la sua opera in contesti altri dallo studio? 
‘Shakespeare amore mio’ è la mia dichiarazione d’amore al grande Bardo, un recital nato per celebrare i 450 anni della sua nascita. Sicuramente può essere un modo come un altro per conoscere alcuni tra gli scritti più significativi di questo autore immenso. È una carrellata di brani, da me scelti, tra le sue opere più famose. Partendo dal ‘Come vi piace’ arrivo a quella che è considerata il suo testamento spirituale ‘La Tempesta’, passando, tra le altre, attraverso ‘Romeo e Giulietta’, ‘Amleto’, ‘Otello’, ‘Giulio Cesare’, ‘Riccardo II’ senza tralasciare i suoi indimenticabili Sonetti. È sicuramente una bella opportunità di immergersi nel suo incantato mondo, nei suoi personaggi eterni e in quelle sue parole, che per la loro straordinaria bellezza hanno scavalcato i secoli.

La musica sembra essere una costante nel lavoro di Maximilian Nisi, in che modo?
La musica non solo è una costante nel mio lavoro ma è fondamentale nella mai vita. Non potrei farne a meno. La prima cosa che faccio la mattina appena sveglio, è metter su della buona musica. Tutto il resto viene dopo, può aspettare. La musica ha un potere evocativo assoluto, universale. Dove la parola non arriva, regna sovrana. Ho avuto la fortuna di lavorare con dei registi che amavano intensamente la musica e il privilegio di aver conosciuto eccellenti musicisti dai quali mi sono sentito profondamente capito. Sfefano De Meo, che mi accompagna in ‘Giuda’, in ‘Shakespeare amore mio‘ e in ‘Arancia meccanica’ ne è un esempio concreto. Un caro amico, un collaboratore ispirato e un preziosissimo artigiano della musica.

Tornare a girare l’Italia per festival e rassegne dopo le ultime restrizioni: la tua impressione
È tutto molto complicato. Ma lo sapevamo. Io sono ripartito subito; a inizio maggio, appena terminato il secondo lockdown, ero già in scena. In verità non mi sono mai fermato, non son potuto partire in tournée, è vero, ma ho continuato a studiare e a progettare cose nuove. Sento di dover molto al Teatro e in questo momento di sua profondissima crisi, per quel che posso, vorrei agevolarlo per rendergli anche solo una briciola di ciò che negli anni mi ha donato. Siamo dunque ripartiti, e l’amore sincero del pubblico sommato al nostro entusiasmo saranno una cura efficace per tutti noi.

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