Come tutti, ho le mie perversioni. Domenica 7 marzo 21, alle 21, rifletto su quelle musicali.

Ad esempio, stamattina ho corricchiato ascoltando su Spotify un pezzetto della playlist da 961 brani che ho chiamato semplicemente Preferiti. Ho scelto di partire da un pezzo di Gazebo, Masterpiece, chiaramente in tre diverse versioni. Poi grazie alle scelte dell’algortitmo di Spotify, è arrivata I Like Chopin, chiaramente in Extended Mix e infine The Captain of Her Heart dei Double, anch’essa in due diverse versioni. Per i più giovincelli, si tratta di musica anni ’80 che ogni essere umano sano di mente (e di orecchie) dovrebbe aver sepolto.

Ne ho anche altre, di fissazioni in ambito note & co. Ad esempio, sono abbastanza fissato nel cercare la playlist perfetta. Non troppo lunga, non troppo corta. Perfetta per rilassarsi, incazzarsi o sognare. Perché la musica è uno splendido amplificatore, e la Playlist con la P maiuscola può farla sbocciare.

Per questo, coordinare con Nu-Zone, le nuove playlist di Rewriters è un gran bel divertimento. Le trovate tutte qui. Ognuno di noi ha la sua storia musicale e una playlist ne racconta benissimo almeno una parte. Pian piano, a quelle tematiche e a quelle di tanti blogger del progetto, si aggiungeranno quelle di dj e artisti. Stiamo provando a riscrivere il mondo anche con la musica o almeno mettere un po’ d’ordine tra i pezzi che ognuno ha nel cuore e/o nelle orecchie.

Già oggi la qualità mi sembra davvero alta. E siamo solo all’inizio. Ogni playlist è molto diversa dalle altre. Non vedo l’ora che anche altre persone possano godersi il sound di alcuni guest, ovvero amici dj, che ho reclutato. Ho fatto a lungo il discografico e la perversione principale di questo lavoro ce l’avrò per sempre: provo sempre a prevedere i gusti del pubblico. Quando quel piace a me, poi piace a tanti, ci godo. Parecchio.

Ho tanti problemi con la musica, gli do un’importanza forse eccessiva, ma ormai c’è poco da fare. Sarà sempre così. Tra i miei (innumerevoli) problemi, non rientra almeno il seguire ossessivamente i vari reality show musicali che qualcuno chiama erroneamente talent show.

Ho sempre seguito poco pure i diversi festivàl, sia quello sanremese sia quello che si faceva al bar… Sia chiaro, ci provo, ma desisto. Non ce la faccio. Me ne nutro comunque, ma a pezzetti, anche attraverso i meglio (o i peggio) di, tipo quello che sto ascoltando adesso mentre scrivo su Raiuno.

Per questo, non conoscevo molto i Maneskin, freschi vincitori del festivàl ligure. Ricordavo solo qualche canzone che non mi aveva colpito e un paio di performance live a mio parere deludenti. Quando però ho ascoltato il super riff con cui inizia la loro Zitti e buoni sono saltato sul divano. Sono piaciuti subito anche a mia moglie e a mia figlia, che quando ascolto Hendrix rompono e non poco. Perché il palco se lo sono mangiato. Hanno suonato e cantato molto, molto bene, mettendo nella loro performance anche una buona dose di strafottenza.

Un riff così, sinuoso e sexy, quando si mette insieme ad una voce graffiante, arriva dritto dalla storia del rock. Tutti gli Dei di questo genere si mettono per un attimo d’accordo e ci danno una spinta. Ci sbilanciano e ci fanno cadere nel mondo delle 7 note. Ed è bellissimo perdersi nel loro mare.

“Siamo fuori di testa ma diversi da loro”, cantano con giovanile & giovanilistica sicurezza i Maneskin, come si si potesse distinguere facilmente cos’è buono e cos’è cattivo. E a una certa età e così, mentre poi ti accorgi (come cantavano i Pink Floyd) quant’è difficile distinguere l’nferno e paradiso, cieli blu e dolore… Ma hanno ragione loro. Sono giovani, a quell’età è tutto nero o bianco.

Zitti e buoni ha un gran ritmo, come quasi ogni brano dei due Lucio (Dalla e Battisti), come ogni singola nota mai cantata da Enzo Carella (che a Sanremo ci è andato ma con poca fortuna), come certi pezzi di Pino Daniele, come Alibi di Vasco, come Carosone, come Buscaglione…

Sto citando quasi solo artisti che non ci sono più, perché quel tipo di groove non è che sia proprio così diffuso nel paese della melodia, il nostro, neppure oggi che piace la trap… e allora sì, certo che sì. Potrei dedicare al groove italiano una bella playlist. Anzi, conoscendomi, lo farò senz’altro. E mi arrabbierò moltissimo se non dovesse piacere.

P.S.: Zitti e buoni dei Maneskin, solo a tratti e non nella melodia, è simile ad un pezzo degli Anthony Laszlo. Ovviamente, visto che in tv la magia della musica sembra contare meno delle polemiche, è partito un mulino che levati.

Andrea Laszlo De Simone, che ha scritto il pezzo copiato con Anthony Sasso, sulla sua pagina Instagram, da gran signore, ha semplicemente fatto i suoi complimenti ai Maneskin. Perchè tra musicisti ci si capisce. Perché in fondo la musica è una faccenda di Dei e robe varie. Perché, per chi non lo sapesse, anche Purple Rain di Prince è stata, in minima parte, un plagio. Se volete leggere la storia cliccate qui. Sono cose che fanno bene al cuore di chi è malato di quella malattia chiamata musica.

Condividi: