In questi giorni, in attesa che parta il podcast Tra Scienza e Pancia in cui ho il piacere di dialogare insieme alla pediatra e amica Sarah Faggetter a proposito di gravidanza, parto, allattamento, crescita e molto altro con uno sguardo basato sulle evidenze scientifiche ma senza dimenticare l’istinto e l’esperienza di ogni famiglia, mi sono imbattuta in un altro podcast veramente interessante ideato da Gemma Iuliano, sceneggiatrice e regista, “Acqua che scrive“.

Il tema del parto

Il tema è quello del parto, che Gemma decide di associare al viaggio dell’eroe, e come ostetrica posso confermare che proprio di questo si tratta. Come dice lei stessa:

“Il viaggio dell’eroe è la struttura con cui da sempre raccontiamo le grandi trasformazioni. E cos’è il parto, se non una delle trasformazioni più radicali e profonde che si possano vivere?”.

In un contesto culturale in cui la narrazione tossica del parto ce lo mostra come un momento di annichilimento, pericolo e sofferenza Gemma contribuisce a costruire un nuovo e più autentico immaginario.

Ho voluto intervistarla per chiederle perché ha voluto fare questo podcast e mi ha risposto così:
“Sentivo il bisogno di raccontare il parto come una vera storia: piena di svolte, di ombre e di luce, di protagoniste complesse e coraggiose.
Come regista e sceneggiatrice, so quanto le storie che ascoltiamo plasmano il nostro immaginario. E troppo spesso, il parto viene raccontato come un evento da subire, da “sopportare”, non come un viaggio da attraversare.
Acqua che scrive è nato per questo: per restituire al parto la sua voce, la sua profondità, la sua dignità narrativa. Perché quella soglia – il venire al mondo, e il far venire al mondo – è una trasformazione potente, radicale. E come tutte le esperienze profonde, ha bisogno di linguaggio, di ascolto, di spazio. Raccontare il parto è anche un atto politico.
Per troppo tempo il corpo delle donne è stato messo a tacere, medicalizzato, standardizzato, frammentato. Dare parola a ciò che accade dentro quella soglia – al dolore, alla forza, al desiderio, alla paura – è un gesto di restituzione. Di libertà. Di resistenza”

Sono totalmente d’accordo con Gemma sulla necessità di restituire alle donne il senso di potenza di quello che vivono durante il parto, esperienza che per ognuna sarà diversa, soprattutto in un contesto come il nostro dove la violenza ostetrica è ancora troppo diffusa.

Portogallo, una legge sugli abusi in maternità

E’ proprio di questi ultimi giorni la notizia che il Portogallo è il primo stato europeo a dotarsi di una legge a proposito degli abusi che le donne possono subire durante il viaggio della maternità. Qualche anno fa si è tentato di far passare una proposta di legge sul tema anche in Italia ma probabilmente si era troppo avanti sui tempi e non è stata accolta, non solo, si sollevarono molte polemiche.

Il tema è decisamente caldo, ci sono senz’altro tante e tanti professionisti che si spendono per offrire un’assistenza ottimale nel percorso nascita ma ancora troppe donne subiscono atteggiamenti scorretti, come la mancanza di informazioni complete così da poter fare scelte reali, o interventi non personalizzati, penso all’epidemia di induzioni ad esempio, intervento spesso presentato, a torto, come il più sicuro una volta arrivate alla fatidica 41° settimana di gravidanza.

“Se questo podcast riuscirà ad aiutare anche solo una donna ad avere meno paura del parto” continua Gemma “o meglio, a comprenderne il senso profondo, o a rimettere insieme i pezzi di un’esperienza passata e a rileggerla con dignità e lucidità… allora sì, sarò felice. Perché sarà successo qualcosa. Sarà cominciato un cambiamento”.

Questo è il cambiamento che anche io auspico, insieme a tutt@ coloro che si stanno spendendo per portare una nuova consapevolezza intorno alla nascita, che, come mi piace ricordare, è qualcosa che riguarda proprio tutt@, perchè tutt@ siamo comunque nat@!

Condividi: