Ogni anno, Sant’Anna (AG) organizza la Festa del SS. Crocifisso, per i compaesani e non di tutte le generazioni da più di 300 anni.

Anche una persona un po’ fuori dagli schemi come me, con mille idee in mente, gusti alquanto discutibili e con una personalità abbastanza anticonformista, ha un punto debole: le tradizioni del Sud Italia.

In particolare, esiste un preciso momento dell’anno, in cui le mie radici siciliane fioriscono più del solito. Questo è il periodo dell’annuale Festa del SS. Crocifisso di S. Maria di Montevergine, che si tiene nel paese che accoglie i miei nonni materni da più di 50 anni: Sant’Anna di Caltabellotta in provincia di Agrigento, durante la seconda settimana del mese di agosto.

Si tratta di una piccola realtà, in cui si conoscono tutti e ci si sente al sicuro. Nonostante le ristrette dimensioni del paese, non mancano i giovani, e proprio loro sono tra i più felici di prendere parte ai festeggiamenti. Sant’Anna si ri-popola, si vedono facce già note e alcune nuove, il paese si illumina, diventa più colorato, più vivace, di nuovo allegro e pieno di fede.

Le origini della festività

I solenni festeggiamenti hanno luogo due volte l’anno dal 1689: prima il 3 maggio, come indica anche il calendario liturgico e, durante la seconda settimana di agosto, per accogliere tutti i compaesani che vivono all’estero o in giro per l’Italia.

Il 3 maggio, infatti, è la giornata che commemora l’inventio crucis, il giorno in cui Flavia Giulia Elena (Sant’Elena l’Imperatrice) ritrovò la Santa Croce. Non è certo che la vera Croce sia stata rinvenuta proprio dalla donna, ma la storia narra che ciò sia accaduto durante il suo viaggio in Palestina.

Proprio una reliquia della Santa Croce è custodita tra le mura di Sant’Anna di Caltabellotta e ne fa tesoro durante i festeggiamenti in onore del SS. Crocifisso di S. Maria di Montevergine.

Per tracciare i passi della storia, ho avuto l’onore e il piacere di intervistare la signora Vita, esperta dei solenni festeggiamenti e, in generale, della tradizione Santannese.

Le origini dei festeggiamenti nascono da tempi lontani: si narra che una donna Santannese, stabilitasi in America, si trovasse molto ammalata e che avesse chiesto ad una sua conoscente di ritorno nel paesino di portarle un piccolo pezzo di legno appartenente al Crocifisso.

La donna incaricata, però, si dimenticò del compito e decise, a malincuore, di portarle un legno appartenente alla barca con cui era di ritorno. Si racconta che il miracolo avvenne e la donna ammalata guarì. Ciò significa che non fosse il Crocifisso in sé ad avere un dono speciale, quanto la fede delle due donne.

La chiesa di S. Maria di Montevergine

Da quel momento, ogni anno, un comitato composto da dieci capofamiglia ha il compito di organizzare dei festeggiamenti degni delle grazie ricevute. Il tutto è accuratamente supervisionato dall’occhio attento ed esperto dello Zu Luì (zio Luigi), il quale è sempre pronto a dare una mano e un consiglio quando servono.

I solenni festeggiamenti, inoltre, nascono dalle necessità del paese: in antichità, era consuetudine vivere dei momenti di siccità ed era tradizione quella di porre il Crocifisso appartenente alla chiesa di S. Maria di Montevergine nel punto più alto del paese, per chiedere la grazia della pioggia e il popolo veniva ascoltato quasi sempre.

Proprio la chiesa di S. Maria di Montevergine è lo scenario principale dei festeggiamenti, è la destinazione o il punto di partenza di ogni momento religioso legato alla tradizione Santannese; una caratteristica che la rende unica è l’esistenza di una fontana, dalla quale scorre acqua sempre fresca.

Don Salvatore

Un’antica leggenda racconta come la posizione della chiesa fosse diversa – più in alto – rispetto a quella attuale. Il monaco Salvatore Militello, stabilito a Sant’Anna diversi decenni fa, aveva espresso il desiderio di avere la chiesa più vicina alla fonte d’acqua, e, un mattino, ciò divenne realtà.

La chiesa, inoltre, custodisce le reliquie di ben quattordici Santi, che hanno un valore inestimabile. Anche il Crocifisso presente in Matrice ha la particolarità di essere provvisto di due croci, la cui posteriore è stata realizzata con il legno del letto di Santa Brigida.

I solenni festeggiamenti nel dettaglio

Tradizione vuole che tutto inizi la prima domenica del mese di agosto, con l’ottavario in cui si recitano il rosario e i vespri, che proseguono fino al venerdì successivo. Sempre durante la prima domenica è d’obbligo trasferire il SS. Crocifisso dalla Matrice del paese alla chiesa di S. Maria di Montevergine.

Durante la settimana, dal 6 al 13 agosto, Sant’Anna offre un palinsesto ricco di appuntamenti a cavallo tra fede e folklore.

Mercoledì 9 agosto è organizzata una serata di animazione per i più piccoli, il 10 agosto è dedicato alla danza.

Venerdì 11 agosto prevede la Santa Crucidda, un pellegrinaggio che parte dalla Chiesa Madre fino a Montevergine, cantando i canti tipici, come il rosario del Crocifisso e il rosario mariano.

I canti sono antichissimi e le origini non sono certe: le melodie e le tonalità sono state tramandate a voce, di generazione in generazione. Sempre venerdì, si esibiscono il complesso bandistico Città di Triokala, i tipici Tammurinara San Giusto, la band musicale Scacco Matto, a cui segue lo spettacolo del comico Giovanni Cacioppo.

Sabato 12 agosto è prevista una seconda esibizione del complesso bandistico del paese. Nella tarda mattinata si preleva il tesoro aureo, utile per la vestizione del SS. Crocifisso. Il tesoro aureo ex voto è l’insieme dei preziosi donati dai fedeli a seguito di una grazia ricevuta.

A questo punto, parte la processione, in cui ogni membro del comitato ha il compito di portare un vassoio contenente parte del tesoro e protetto da un tappeto di velluto. Durante la processione, le ragazze e i bambini reggono una rosa rossa.

Arrivati alla chiesa di S. Maria di Montevergine, si procede con la vestizione del SS. Crocifisso. Il pomeriggio è dedicato alla processione di San Giuseppe e Sant’Antonio verso Montevergine e alla tipica Rigattiata, uno dei momenti preferiti proprio dai giovani per il clima di allegria che si respira, grazie alla corsa dietro al simulacro di San Michele e le sue danze. Durante la serata, il paese ospita la cover band di Vasco Rossi, Colpa d’Alfredo.

La giornata conclusiva, domenica 13 agosto, vede la Processione dei Padri Rettori, unica nel suo genere perché vede i padri di famiglia (o chi ne fa le veci) come protagonisti, questa Processione è sempre stata un’istituzione. Essa viene organizzata in modo che gli uomini possano ringraziare per ciò che possiedono.

Seguono la messa dei Rettori e, a mezzogiorno, la messa delle femmine, per le sole donne. In serata, si tiene la Scinnuta (discesa) del SS. Crocifisso – uno dei momenti più emozionanti delle celebrazioni – e la Solenne Processione per le vie del paese del Crocifisso, accompagnato dai simulacri di San Giuseppe e Sant’Antonio, simboli delle antiche confraternite che facevano corona al SS. Crocifisso. La festa termina con lo spettacolo di giochi pirotecnici.

Durante le celebrazioni del 3 maggio, il pomeriggio è dedicato alla preghiera e al pellegrinaggio, soprattutto ad opera delle donne, che si recano alla chiesa di S. Maria di Montevergine a piedi nudi, ripetendo mille volte un rosario tradizionale, che recita:

«Lu munnu è a lu ribbeddu e s’ava accuitari. Vinni lu nimicu e mi vinni a ‘ncantari, ma iu ci dissu “un aviti a chi mi fari picchì u iuornu di la Santa Cruci aiu dittu milli voti miu Gesù, Santa Cruci, aiutatemi vu»

(Il mondo è ribelle e si deve calmare. Il nemico, il diavolo, è arrivato per incantarmi, ma io gli ho detto “non potete farmi nulla, perché io ho detto mille volte mio Gesù, Santa Croce, aiutami tu”).

Tradizione vuole che, ogni 50 ripetizioni, si butti per terra un sassolino precedentemente raccolto, per un totale di 20 sassolini.

Un episodio speciale legato ai solenni festeggiamenti

Un momento indimenticabile per la signora Vita è avvenuto qualche anno fa, poco prima della pandemia. A causa del forte maltempo, vi era il rischio che la Solenne Processione della domenica non potesse avere luogo.

Si temeva il peggio, la tensione era alle stelle e il popolo Santannese era rimasto chiuso in casa in vista della tempesta. Da un momento all’altro, nel pomeriggio, il cielo si fece chiaro, il sole splendeva, e la processione non venne annullata.

È bello vedere come tutte le generazioni amino questo periodo di festa, la fede e la devozione, la gratitudine e la gioia legata alle tradizioni dei tempi passati.

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