Veganismo queer. Video intervista con Marco Reggio
Oggi parliamo della tendenza a ridicolizzare e osteggiare le persone che scelgono il veganismo. Stereotipi di genere e battute goliardiche
Oggi parliamo della tendenza a ridicolizzare e osteggiare le persone che scelgono il veganismo. Stereotipi di genere e battute goliardiche
Cosa c’entra una dieta comunemente associata ad animalist3 e antispecist3 con l’identità di genere? Più di quanto si pensi. Il percorso che ci suggerisce il nostro blogger Marco Reggio, vegano di lungo corso, segue questo legame culturale che ci porta, più o meno consciamente, a considerare la carne come cibo da uomini – proprio nel senso di maschi – e a rivolgere magari a chi sceglie di non mangiarla – il veganismo – commenti dal retrogusto omofobo e sessista:
“Ma almeno (sic!) le donne ti piacciono?” .
Dietro a quella che sembra una battuta goliardica, c’è un’ idea dura a morire del maschio cacciatore che si rapporta a ogni soggetto altro da sé come a una preda. Ma come reagisce il maschio che si sente bersagliato? Va sulla difensiva, si proclama fieramente etero, o come l’associazione animalista americana PETA costruisce campagne sulle virtù superiori della dieta vegana per mantenere efficiente il sistema cardiovascolare.
Ma se invece di avallare questo stereotipo di mascolinità predatoria e prestazionale, un uomo vegano replicasse in modo doppiamente sovversivo:
“Ma perché, cambia qualcosa se sono gay?”
e così disertasse in un colpo solo la norma antropocentrica e specista, e anche la norma etero-patriarcale?
In questo senso
“il veganismo deve essere queer”,
afferma Marco Reggio sulla scia di pensator3 e attivist3 internazionali (per chi volesse approfondire, i loro scritti si trovano anche in italiano). Ovviamente non basterà a risolvere i nodi e le contraddizioni della nostra cultura, in cui la maggiore facilità delle giovani generazioni nel mettere in discussione ruoli e abitudini coesiste con manifestazioni scioccanti di bullismo e violenza di genere, così come lo spazio sempre più ampio che il mercato offre a chi sceglie di non consumare cibo animale coesiste con una persistente anzi crescente vegefobia, cioè la tendenza a ridicolizzare e osteggiare le persone vegane nel momento in cui il veganismo da scelta di consumo si fa istanza politica. Ma il cambio di paradigma passa anche da qui.
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