I nazisti hanno occupato la Francia. La resistenza si fa coraggio. Settantacinque anni dopo, affrontare i propri fantasmi potrebbe richiederne anche di più.

Nomadland s’è mangiato la notte degli Oscar 2021, chiaro. Le foto sorridenti e spettinate di Frances McDormand e Chloé Zhao, rispettivamente l’interprete principale e l’autrice-regista-montatrice-coproduttrice, hanno catalizzato più di molto altro le luci del momento storico che stiamo vivendo — innescando improbabili domande relative al loro dresscode insieme ai meritati complimenti. Ma cosa c’entrano gli Oscar, coi videogiochi cui è dedicato questo spazio? C’entrano: perché per la prima volta nella storia dell’Academy, uno degli altri premi della nottata se l’è aggiudicato un corto documentario comparso per la prima volta in Medal of Honor – Above and Beyond. S’intitola Colette.

Non sarò mai più la stessa

Anthony Giacchino, che ha scritto e diretto il corto, ha ritirato il premio accanto alla producer Alice Doyard: la loro parabola breve — meno di mezz’ora: 24 intensi minuti — racconta il ritorno in Germania di una novantenne francese divorata dai ricordi dopo più di settant’anni trascorsi dalla Resistenza contro i nazisti. A Mittelbau-Dora, oltreconfine, Colette Marin-Catherine ha perso il fratello Jean Pierre: il suo viaggio, innescato dalla studentessa Lucie che la chiama letteralmente all’avventura, mentore giovanissima, è più emotivo che fisico. Un arco narrativo fatto di prese di coraggio, affatto esente da trappoloni retorici, ma anche una scommessa fortemente voluta e inseguita da un team creativo di sviluppo videogiochi — Respawn Entertainment — che si trova oggi ad aver fatto la storia… al servizio della Storia.

Respawn & Oculus's Colette Wins Best Documentary (Short Subject) Oscar
Stesse medaglie, s’il vous plaît.

Grazie a The Guardian, il corto è gratuitamente fruibile qui oltre che sui canali di Oculus TV. Ma che ci fa Colette dentro Medal of Honor: Above and Beyond?

“Ecco, ci avevo messo tanto tempo a dimenticare…”


Nell’aprile del 2018, ha raccontato Giacchino al Guardian, lui e Doyard stavano accumulando materiale di ricerca sul campo, in Francia, a proposito di tutt’altro aneddoto legato alla seconda guerra mondiale: la vicenda di un pilota statunitense precipitato a Sainte-Mère-Église a ridosso dello sbarco in Normandia. Grazie alle chiacchiere della loro guida turistica, durante uno di quegli interminabili pranzi di lavoro che fanno le storie (e la Storia), hanno saputo dell’esistenza di Colette e dell’opportunità di conoscerla.

Durante l’incontro, aggiunge Doyard, è apparsa chiara la duplice, ricchissima possibilità: quella di realizzare un memorabile ritratto in chiaroscuro, certo, ma anche di mettere un personaggio larger-than-life davanti all’occasione di compiere un gesto monumentale — il correlativo oggettivo di una vita consacrata alla causa prima, alla memoria poi — che coronasse il percorso. Di nuovo: la storia al servizio della Storia. 

Colette,' From the Video Game Medal of Honor, Wins an Oscar - The New York  Times
Il viaggio dell’eroina, non nel senso di polvere bianca.

Dove si trova, davvero, Colette

Il corto è felicemente incastonato nella gallery di contenuti extra da sbloccare durante il capitolo già citato di Medal of Honor, uno sparatutto in prima persona destinato esclusivamente alla fruizione in realtà virtuale e lanciato nel dicembre scorso proprio da Respawn. La narrazione di Above and beyond si concentra su certi storici campi di battaglia europei e ne fa teatro di un giocone a tripla A ambientato nel mezzo della seconda guerra mondiale, per l’appunto. Si gioca nei panni di un agente alleato dell’ufficio servizi strategici: l’incarico prevede di infiltrarsi tra i nazisti e sconfiggerli dall’interno. Più facile a scriversi che a giocarsi, ecco. Collaborando proprio con la Resistenza francese, l’idea è di sabotare la macchina nazista di morte da dietro le linee nemiche.

TGA 2020] Medal of Honor Above and Beyond: disponibile adesso su Steam VR e  Oculus Rift | Vigamus Magazine

Obiettivo nobile, esito criticabile senz’altro: perché, sebbene accurato e realistico e molto più che citazionista, il giocone in questione ha creato grandissime aspettative per poi rivelarsi non del tutto in grado, s’è scritto, di raggiungere quella profondità e intimità che la realtà virtuale sembra dover garantire. Una certa meccanicità nelle dinamiche di gioco, con strategici cuscinetti smorzatensione piazzati ad alternarsi alle più concitate fasi d’azione e mira — e scarse, scarsissime alternative rispetto alla main quest — gli ha alienato i gamer più esigenti, nonostante mostri un indubbio, grandissimo lavoro di dettaglio nella costruzione degli ambienti e della scenografia. 

Ben oltre: e quindi?

Se il capitolo del ’99 aveva contribuito a fare la fortuna del genere, questo Above and beyond prometteva di spingersi, come da titolo, ben oltre (above and beyond, appunto) rispetto ai limiti dello storico competitor Call of Duty: il risultato sembra però non giustificare il notevole dispendio economico che la tecnologia VR impone, Oculus compreso. Ecco allora ciò che una piccola pepita come Colette sembra garantire a chi ha fame di storie e resta tutt’altro che sazio: una forma di compensazione integrativa. Letteralmente. In aggiunta alle varie modalità multiplayer e alla quest principale, infatti, Medal of Honor: Above and Beyond include la rara gallery di contenuti aggiuntivi di cui si diceva, quella che ospita Colette e compagnia: veterani e sopravvissuti del conflitto bellico più sanguinoso della storia moderna si raccontano e rivivono, come s’è visto, storie di epica contemporanea, mentre chi gioca visita in prima persona eventi e luoghi più o meno celebri in una gigantesca sperimentazione a beneficio della memoria collettiva. Che tende a essere corta, ahinoi.

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