Resistere. In sé la solitudine sarebbe anche accettabile, poi ti dici: e adesso? Invece di pensare a vuoto, di sentirti rintronare i pensieri in testa tipo un pezzo di musica montato a loop, un anello che gira e gira senza soluzione di continuità, decidi che vabbè, mettiti l’anima in pace bella mia, tanto la panza ti deve guarire quindi  “ha da passà ‘a nuttata“.

Che cosa ho qui? Sul comodino di metallo scrostato mi ritrovo un libretto in edizione economica tascabile, cioè la mia versione preferita, cioè quella che se leggi a letto non ti pesa e se te la poggi sulle gambe non ti si conficca nella carne con i suoi perfidi spigoletti rilegati in cartone rigido. Trattasi di I Confratelli di John Grisham. Leggo, poi rendiconterò.

Mattina dopo, il tè di oggi é la cosa migliore di cui mi ricordi da tempo. Bene: il libro parla di tre ex giudici, tre orrendi tipi che si fanno chiamare i Confratelli, tre fetenti e arroganti truffatori che dal carcere di minima sicurezza di Trumble, Florida, continuano a far fruttare la loro propensione all’avvocatura disonesta. Premetto che Grisham non è uno dei miei autori da ombrellone (o da viaggio o da relax) preferiti. Preferisco piuttosto Wilbur Smith o Clive Cussler o magari Marco Buticchi, che è pure piuttosto belloccio, a giudicare dalla quarta di copertina. Preferisco l’azione, la ricostruzione storica. Ma questo libro mi è piaciuto per il fatto che non ci sono eroi, sono tutti un pò zozzoni, tutti meschini e loschi e approfittatori. Che è un fatto divertente, una volta tanto.

E comunque l’autore è un maestro dell’intreccio e del colpo di scena, per cui, se foste obbligati a passare delle ore inchiodati a letto da un attacco di ozio sfrenato, oppure con il cervello in pausa post-prandiale pre-pennichellesca, o anche semplicemente perchè la giornata è stata dura e di applicarvi alla Recherche di Proust manco ve ne passa per la capa, I Confratelli fa per voi. Quindi, eventualmente, buona lettura. Anzi, buona brillettura.

Care cose,
la vostra sgangherata Nancy.

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