A Mantova il 21, 22, 23 Giugno 2024 è in programma un Convegno Internazionale dal titolo Metamorfosi: mito antico, pratica contemporanea che si terrà a Palazzo Te e al Museo Maca, e costituirà la base delle successive iniziative.

Attorno al tema della Metamorfosi ruotano le riflessioni artistiche e filosofiche di tutta la modernità: al centro nella cultura Cinquecentesca, che attinge al mito antico per un’intersezione straordinaria tra magia e meccanica, ma anche successivamente nel tempo del pensiero della potenza dalla metà del Seicento fino ai nostri giorni.

“La metamorfosi, intesa come una interrogazione fondamentale sull’essenza della natura e sul senso dell’umanità, si presenta infatti come una linea narrativa al tempo stesso profonda e scherzosa, ironica e vertiginosa, sempre centrale, del progetto artistico di Giulio Romano a Palazzo Te.” (Stefano Baia Curioni)
Fotografia Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te

Metamorfosi, pensiero antico, moderno e contemporaneo

Il Convegno, in lingua italiana con alcuni interventi in lingua inglese, esplorerà questo pensiero nel contesto culturale dei tre periodi: antico, moderno e contemporaneo, posti in dialogo per sviluppare un concetto immaginario, di pratica e destino, in grado di unire l’arte e la scienza. Metamorfosi si conferma il messaggio indelebile di Palazzo Te, oggi più vivo che mai, che induce ad una riflessione guardando all’antichità, al senso della modernità, ma soprattutto a una visione che sia libera, creativa e critica al tempo stesso, con un compito educativo sociale e politico della contemporaneità.

Concepito come una camera delle meraviglie, Palazzo Te è un labirinto di Metamorfosi che ha tratto ispirazione da Metamorfosi di Publio Ovidio Nasone (Publius Ovidius Naso). Noto più semplicemente come Ovidio, nacque a Sulmona in Abruzzo, il 20 marzo 43 a C. e morì a Tomi, antico nome latino di Costanza in Romania, il 17 o 18 d. C. Il grande Poeta romano Ovidio, tra i principali esponenti della letteratura latina e della poesia elegiaca, scrisse in latino Metamorfosi in un periodo compreso tra il 2 e l’8 d. C.; un poema epico mitologico in XV libri sul fenomeno della metamorfosi che, attraverso le più celebri storie della mitologia antica, racconta i segreti della natura, i loro rapporti con gli dei e con l’umanità.

Fotografia Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te

La scelta di Ovidio di utilizzare il mito come materia per la sua opera, pur derivato dalla poesia alessandrina in cui gli dei compiono azioni galanti e perverse nei confronti degli uomini, è molto personale, tanto che in Ovidio diventa il soggetto dell’opera e un ingegnoso artificio.

Il suo particolare testo costituito da un’infinità di storie legate insieme da un unico elemento, il più lungo conosciuto che affronta come tema principale le metamorfosi, stabilisce per l’opera un ordinamento cronologico nuovo inserito in un contesto storico preciso: l’età augustea. Lo scritto, basato sulla lettura e assimilazione dei poeti ellenistici (pur avendo modificato e personalizzato i modelli a piacere), le fonti a cui lo scrittore si è riferito e alcuni scritti a lui contemporanei, inducono a pensare che probabilmente esistesse una vera e propria tradizione di elaborati che riguardava specificatamente le metamorfosi come genere a sé.

A narrare il mutare delle forme in corpi nuovi mi spinge l’estro.

O dei, se vostre sono queste metamorfosi, ispirate il mio disegno,

così che il canto dalle origini del mondo si snodi ininterrotto sino ai miei giorni.

(Ovidio, Metamorfosi, Libro Primo, 1-2)

Fotografia Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te

Palazzo Te è ricchissimo di riferimenti espliciti a storie di trasformazioni dall’antichità, e la sua architettura è una raccolta antologica, un libro di racconti, un testo poetico. Molti i riferimenti a Metamorfosi che in 11.995 versi raccoglie e rielabora più di 250 miti greco romani, e che più volte è stata definita una enciclopedia della mitologia classica. La narrazione copre un arco temporale che inizia con il Chaos, entità primigenia propria della mitologia greca che nella Teogonia è una delle potenze principali, insieme a Gea, Tartaro, Eros.

«Infatti cantava come nel grande vuoto si unissero gli atomi delle terre, dell’aria, del mare e insieme del fluido fuoco; come tutto avesse inizio da questi primi elementi, e il tenero orbe si rassodasse, e il suolo si indurisse, e relegasse Nereo nel mare, e a poco a poco prendesse le forme delle cose; e come le terre si stupissero dello splendere del nuovo sole, e alzatesi le nubi, dall’alto cadessero le piogge, e le selve per la prima volta cominciassero a levarsi, e i rari animali errassero allora sugli ignari monti.»

(Publio Virgilio Marone, Bucoliche, Egloga VI. 31-40 – I Edizione 39 a. C. circa).

Fotografia Gian Maria Pontiroli © Fondazione Palazzo Te

Metamorfosi di Ovidio culmina infine con la morte di Gaio Giulio Cesare (Gaius Iulius Caesar, Roma, 13 Luglio 101 a C. o 12 Luglio 100 a C. – Roma, 15 Marzo 44 a.C.) e il suo catasterismo (dal greco καταστερίζω, letteralmente colloco fra le stelle, composto da κατά, giù, e ἀστήρ, astro), termine con cui, nella mitologia greca e romana, ci si riferisce a quel processo attraverso il quale un eroe, divinità, creatura o anche un oggetto, viene tramutato in un astro o una costellazione.

Fotografia E.A.

Che cosa la Metamorfosi continua a rilasciare di essenziale alla contemporaneità, rispetto alla questione cruciale del rapporto con il cambiamento?L’ipotesi sulla narrazione delle Metamorfosi dipinte a Palazzo Te è che esse conducano ad un’esperienza essenziale relativa al tempo e al senso, instabile, dell’umano in esso. Come se l’umano fosse sospeso inesorabilmente tra la provvisorietà dell’istante e la durata sempiterna delle forme ereditate dal passato, forme archetipe degli dèi, che si connettono simultaneamente al presente, rigenerandosi in un atto in cui arte è al tempo stesso scienza, memoria e gioco erotico, modelli archetipi, libertà e trasformazione, caos e legge, violenza e auspicio di giustizia: storia e arte.

L’esplorazione di questo tema conduce al centro della questione contemporanea, all’evidenza che tutto – forse anche il tempo e lo spazio, certamente l’umano e il naturale – è sospeso in una rete di relazioni intrinsecamente provvisorie, instabili, soggette alle differenze, alle scomposizioni e ricomposizioni simboliche, ai fraintendimenti: al cambiamento.  

Pensare alla metamorfosi oggi – in un tempo di cambiamenti così rapidi, drammatici, spesso incontrollabili – significa chiederci come affrontare da soli, o magari cercando una comunità, l’esperienza di una instabilità che si presenta come una “condizione permanente” del nostro tempo. Una condizione che forse compromette la stessa possibilità di condividere socialmente conoscenze e linguaggi, e si accompagna ad una diffusa atomizzazione sociale. 

Per questo motivo assume rilevanza la capacità culturale di “pensare” la metamorfosi e la storia. Una esperienza nella quale vengono messi in gioco la nostra intimità, la nostra capacità di formare mondi, di averne memoria, di approfondire una lingua reinventandola poeticamente, di cogliere ciò che rende dicibile la vita e il suo senso anche a costo di esplorarne il limite.”  

Giulio Romano, Sala dei Giganti, Palazzo Te – Mantova Fotografia di Pubblico Dominio

A questo proposito il Convegno Internazionale è un’occasione davvero unica per l’acquisizione di sguardi stimolo alla costruzione di destini più alti e più degni di vita e per ammirare la bellezza che Giulio Pippi de’ Jannuzzi, detto Giulio Romano (Roma, 1492 o 1499 – Mantova 1° Novembre 1546) dipinse sulle pareti di Palazzo Te. Un mondo che pare incantato e meraviglioso con scene dalle fondamenta umane, ma che sferzano presentando un nuovo spettacolo. Attori nei quali lo spirito si eleva nel racconto mitologico, misterioso, magico, ermetico e alchemico. Potremmo definire Mantova una delle più raffinate città italiane del Rinascimento, silenziosa per riflettere, circondata dalle acque che ne esaltano il tramonto del sole, lontana dai rumori nocivi della spettacolarizzazione del profondo.

Nelle metamorfosi dipinte dal Pippi si svela l’umano nell’infinità delle sue strutture, per un risveglio della propria essenza, del proprio schema di pensiero e di attività, nei tanti modi di poter essere e vivere, di appartenere ad una realtà e di riuscire a raccontarla con il personale segno, colore e timbro. Un artista anticonvenzionale, egli stesso metamorfosi perenne di un io inesauribile d’invenzioni, intuizioni sceniche, continui segreti in un viaggio dell’esprimibile e dell’inesprimibile offerto da secoli per riscoprirsi sempre capaci di un atto d’amore.

La pubblicazione delle immagini fotografiche di Palazzo Te in questo articolo della Rivista Digitale ReWriters è stata autorizzata dal Dott. Simone Rega – Staff – Progetti culturali ed espositivi – Palazzo Te.

Fotografia Museo Maca

Il Museo Maca è ospitato in una dimora gonzaghesca del Cinquecento

Il palazzo di San Sebastiano è la sola residenza stabile del principe costruita fuori dal vasto complesso della corte di Palazzo Ducale e si distingue come unico caso nella tradizione gonzaghesca del potere. Francesco II Gonzaga lo fece edificare e decorare tra il 1506 e il 1512 sul lato opposto alla reggia, a ridosso delle mura di cinta meridionali della città di Mantova e accanto a porta Pusterla. Si trattava di un’esclusiva dimora personale – di governo e di rappresentanza – in cui Francesco II visse dal 1508 al 1519 e ricevette ospiti illustri. Oltre a numerosi ambienti affrescati in forma fiabesca ed esotica, con ricche volte ricolme di imprese e simboli della casata, il marchese fece edificare un salone di 224 mq al piano nobile per ospitare, con adeguato fasto, la celebre e imponente serie dei “Trionfi di Cesare” di Andrea Mantegna, oggi a Hampton Court (Londra). Restaurato e adibito a sede museale nel 2004, il complesso oggi è rinnovato interamente nell’allestimento diventando sede del museo MACA – Mantova Collezioni Antiche.

PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI

21 giugno 2024 

14.30 – 17.30 | Museo MACA  

Enrico Voceri, Presidente Fondazione Palazzo Te, Mantova 

Stefano Baia Curioni, Direttore Fondazione Palazzo Te, Mantova 

Metamorfosi: lo sguardo delle cose  

Monica Centanni, IUAV, Venezia  

Dalla figura retorica all’incarnazione: la metamorfosi dal mito greco a Ovidio 

Claudia Cieri Via, Università La Sapienza, Roma 

Dal caos al cosmo. Le metamorfosi di Ovidio e le origini del mondo 

Annie Cohen-Solal, Università Bocconi, Milano 

Artista, poeta, stratega e da sempre mercuriale: Pablo Picasso in Francia 1900-1973 Mattia Palazzi, Sindaco Comune di Mantova 

22 giugno 2024 

10.00 – 13.00 | Museo MACA 

Stéphane Verger, Direttore Museo Nazionale Romano  

Rappresentare il processo di metamorfosi nel mondo etrusco, italico e celtico 

Stefania Gerevini, Università Bocconi, Milano 

Metamorfosi / Trasfigurazioni: il cristallo di rocca nell’arte medievale 

Piero Boitani, Università La Sapienza, Roma  

Qualche appunto sulle metamorfosi di Giulio Romano dopo e prima di Palazzo Te 

Raffaella Morselli, Università La Sapienza, Roma 

Sulle “pitture mostrifiche” di Ulisse Aldrovandi 

Chair: Claudia Cieri Via 

15.00 – 18.00 | Museo MACA 

Jean-Francois Corpataux, Université de Fribourg 

Inner Affinity. Ovid, Titian, Philip of Spain 

Johan Popelard, Musée Picasso, Parigi  

Picasso poeta o il gioco delle metamorfosi 

Cècile Godefroy, Musée Picasso, Parigi 

Picasso and the metamorphosis of images 

Annie Cohen-Solal, Università Bocconi, Milano 

Artista, poeta, stratega e da sempre mercuriale: Pablo Picasso in Francia 1900-1973 Chair: Annie Cohen-Solal 

23 giugno 2024 

10.00 – 13.00 | Museo MACA 

Lorenzo Giusti, Galleria di Arte Moderna e Contemporanea, Bergamo 

Nulla è perduto. Tre traiettorie per raccontare la metamorfosi 

Isaac Julien, Artista 

Giuliana Bruno, Harvard University, Cambridge 

Metamorphosis: Museum Space and Moving Images 

Marc Mézard, Università Bocconi, Milano – Accademia dei Lincei, Roma 

Metamorfosi e scienza

Programma completo

Condividi: