Minorca è forse l’isola meno conosciuta dell’arcipelago delle Baleari, ma è sicuramente una meta ricercata da chi ama godersi momenti di relax immerso in una natura che in gran parte ancora conserva integri i suoi equilibri fondamentali e da chi concepisce la vacanza anche come un’occasione di arricchimento culturale e spirituale.

E Minorca, con le sue antiche e solide tradizioni culturali, con la sua storia ricchissima, che ha visto per secoli il susseguirsi delle dominazioni musulmane, francesi, inglesi e spagnole, ognuna delle quali ha dato il suo significativo contribuito alla definizione e  alla determinazione dei tratti salienti del temperamento dei minorchini, ha tutte le carte in regola per soddisfare pienamente questo tipo di esigenza turistica.

Minorca, la tradizione delle
feste dei cavalli

Fra le antiche e ricche tradizioni popolari dell’isola che si tramandano da secoli e che rivestono una notevole importanza, per il totale coinvolgimento della popolazione, c’è la festa che vede come protagonista il cavallo autoctono. La festa in realtà consiste in un insieme di feste che vengono organizzate  in tutti i comuni dell’isola, e si svolgono  in tempi diversi, in un arco temporale di due mesi e mezzo circa.

La prima di queste feste e la più popolare di tutte si svolge, infatti, a Ciutadella il 23 e il 24 di giugno festa di Sant Joan e poi fa il giro di tutti i comuni dell’isola, terminando con la festa di Mare de Déu de Gracia, che si svolge a Mahón il 7 e 8 settembre.

Queste feste sono autentiche nel senso più ampio della parola; l’origine di quella di San Joan, probabilmente religiosa, risale all’inizio del XIV secolo, quando ogni 23 di giugno avevano luogo dei pellegrinaggi all’eremo di Sant Joan de Misa. La distanza di otto chilometri dell’eremo dal nucleo urbano rendeva necessario lo spostamento a cavallo. Con il passare del tempo, questi raduni divennero praticamente dei giochi equestri che vedevano la partecipazione dei dei diversi ceti sociali della società dell’epoca.

I cavalli di razza minorchina

Le feste vedono come protagonista il cavallo di razza minorchina che in perfetta sincronia con los cavallers o cavalieri sfida la legge di gravità con i bots (il cavallo si alza sulle zampe posteriori mentre solleva le anteriori per qualche secondo). Lo spettacolare gioco equestre, incentrato sulla figura del cavallo, si svolge nella totale salvaguardia dell’animale, cosa che testimonia il grande valore, oltre al rispetto e alla devozione  che i minorchini  attribuiscono all’equino.

Il rispetto per l’equino arriva a un punto tale che durante uno dei giorni di festa, secondo un antico rituale, nei momenti in cui i cavalli si impennano, la folla cerca di toccarli  in segno di buon auspicio. Ciò avviene nel secondo giorno di festa, quando inizia il jaleo, cioé quella parte della festa in cui i cavalieri, chiamati caixers, entrano nella piazza principale del paese, con i cavalli adornati con fiocchi e coccarde colorate, e passano tra la gente facendo saltare i cavalli e facendoli ballare tra la folla, al ritmo di antiche canzoni popolari minorchine.

La festa, va avanti per 2 giorni consecutivi, durante i quali il giorno e la notte si confondono e scorrono fiumi di pomada, tipico drink minorchino a base di gin locale con limonata ghiacciata. I cavalli ballano e saltano, guidati dalle giovani generazioni minorchine che con la loro passione e dedizione mantengono viva la tradizione popolare. Questi riti si sono conservati, mantenendo lo spirito originario della festa anno dopo anno, grazie alla consuetudine dei padri di trasmettere ai figli oralmente e con rigore i segreti dell’arte tipica della cavalleria minorchina.

Sempre nel secondo giorno di festa hanno luogo il Jocs des Pla, un gioco equestre che impegna i cavalieri nel centrare con la punta della loro lancia, mentre galoppa attraverso la folla tifosa, un anello sospeso e dell’entrata delle ses canyes (sei canne verdi), e poi di nuovo balli e salti dei cavalli. Una volta finito il tradizionale jaleo del secondo giorno di festa, si procede alla consegna da parte delle autorità di una canna verde come simbolo della festa; con questa in mano i cavalieri entrano di nuovo in piazza facendo saltare i cavalli e salutando il pubblico. Ufficialmente le giornante di festa terminano la sera del 25 con uno spettacolo di fuochi artificiali.

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