Ci sono molti modi per visitare Minorca. Le spiagge più belle e famose sono tutte facilmente accessibili, ma se si vuole godere della bellezza più intima di questa isola, non si può fare a meno di percorrere il suggestivo sentiero denominato il Cami de Cavalls.

È un antico cammino che si snoda tutto intorno all’isola, e sembra fosse usato fin dal 1300 dai cavalieri a guardia delle coste per avvistare e scongiurare le eventuali incursioni dei pirati che infestavano il mediterraneo.

In origine, quindi, il Camí de Cavalls aveva una funzione di carattere militare; successivamente, è divenuto anche un’importante via di collegamento e comunicazione tra i vari insediamenti situati lungo la costa e una facile via d’accesso al mare per i pescatori.

Gli inglesi, nel periodo della loro prima dominazione, poiché lo consideravano un vero e proprio cammino reale da preservare, nell’anno 1736 ordinarono di mantenerlo «pulito e transitabile, come si faceva anticamente». In seguito, per un certo periodo fu utilizzato per usi sia militari che civili e poi lasciato in uno stato di abbandono. Solo nel 2000 è stato nuovamente valorizzato, facendolo diventare uno dei più popolari cammini in Europa che si possono percorrere a piedi, in mountain bike o a cavallo.

La prima volta che lo si affronta, per riuscire ad apprezzare ogni parte di questa magnifica isola, il Cammino dovrebbe essere percorso per tutti i suoi 180 km, suddiviso in 20 tappe. 

L’isola di Minorca è incredibilmente varia ed ha due aree naturali protette: quella di S’Albufera de Grau e quella di Es Pinaret. La prima si trova nel territorio di Mahòn, mentre la seconda è nel municipio di Ciutadella.

Illustrare le caratteristiche e le bellezze dell’intero percorso del Camí de Cavalls sarebbe cosa difficile, per questo motivo mi limito a descrivere il suo tratto più particolare e, credo, unico nella sua bellezza, quello che va da Cala Tirant a punta d’Alocs.

Si comincia il cammino da questa Cala tranquilla, e si inizia un lungo tratto costiero. Sono tante le cale che possiamo visitare lungo il percorso, ognuna con dei colori diversi dati dalla presenza di rocce, sabbia e vegetazione unica nel suo genere. 

La strada si inerpica e ridiscende: lungo il tracciato, molto faticoso ma reso clemente dai venti di tramontana che spesso battono la costa, ci si imbatte in alcune spiagge tra le più spettacolari al mondo: platja de cavalleria, binilmel-là, cala Pregonda.

Ubriachi di bellezza, vento, odore di mare e di mirto, accompagnati dal grido dei gabbiani si lascia la costa e si comincia a camminare in salita verso l’interno, ma senza mai allontanarsi troppo dal mare. Le rocce diventano rosse e la vegetazione più rada. Il cammino sembra non finire mai, ma la fatica viene ripagata a metà strada quando si arriva a Cala Barril. Uno specchio d’acqua cristallina, che lascia incantati per la varietà dei colori che si susseguono dalla riva fino all’isoletta Des Coloms che si erge di fronte alla cala. 

Si prende fiato e si comincia a risalire. Lungo la faticosa salita s’incontra qualche capra, qualche mulo incuriosito… e finalmente si scorge la vetta. Si arriva in vetta, e di fronte a noi si apre Cala en Calderer: l’emozione toglie il fiato.  

La Cala en Calderar è fra le più isolate e appartate di Minorca, quella che più si addentra all’interno dell’isola, sicura come un porto, cupa in alcune ore del giorno perché la roccia è scura. Ma la mattina il sole fa vedere tutte le trasparenze del suo limpido specchio d‘acqua che ha il colore dello smeraldo.

Immergersi nelle sue acque è come entrare in un lago incantato, circondato da maestose rocce. Anche se si è soli la sensazione è appagante: ci si sente parte di una natura meravigliosa che va difesa a tutti i costi. Ed è quello che fanno gli abitanti e il governo di Minorca che da parecchi anni si distinguono per l‘adozione di rigorosi ed efficaci modelli di sostenibilità e conservazione degli equilibri ambientali, rendendo l’isola famosa nel mondo con l’appellativo di isola della sostenibilità.

Alla fine del Cammino mi sono venute in mente alcune righe di un bellissimo libro, In Patagonia di Bruce Chatwin, che mi accompagna sempre nei viaggi. Le riporto perché il loro profondo significato filosofico ben esprime lo stato d’animo che mi ha accompagnato in questa mia straordinaria esperienza:

“Di che religione siete? – Chiese Ali – “cristiana?”.

“Stamattina non sono di nessuna religione. Il mio Dio è il Dio dei viandanti. Se si cammina con abbastanza energia, probabilmente non si ha bisogno di nessun altro Dio…”. 

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