Avete mai pensato a quante cose, quanti step dobbiamo superare nel corso della nostra vita? Banalmente, i primi che incontriamo quando siamo ancora dei cucciol* sono il saper camminare ed imparare a parlare. E via via che cresciamo ne incontriamo sempre di più e sempre di più grandi, cioè che richiedono maggiore responsabilità e maggiore impegno: gli esami a scuola, la bellezza, il riuscire a prendere la patente… Ecco, quest’ultimo è l’esempio perfetto.

A 18 anni (anno più, anno meno), abbiamo da una parte la smania di prendere la patente, perchè questo ci fa sentire più grandi ed indipendenti, dall’altra sentiamo in un certo senso l’obbligo di doverla prendere. Questo perchè vediamo tutti i/le nostr* amic* che la prendono ed iniziano ad andare dove vogliono senza più chiedere ai genitori di accompagnarli. Non fraintendete, nessuno ci obbliga a prendere la patente; è una sorta di obbligo inconscio che noi sentiamo in qualche modo di avere. Come quello nei confronti della bellezza.

La bellezza, obbligo inconscio? Ne parla il film “Uglies”

Siamo talmente tanto abituat* a vedere persone magre, con una pelle perfetta, mai con un capello fuori posto, che in un certo senso ci siamo auto-impost* un determinato standard di bellezza che se non viene rispettato veniamo catalogat* (o, peggio ancora, ci auto-cataloghiamo) come brutt*. Sentiamo, anche in questo caso un obbligo inconscio. E se invece quest’obbligo non fosse inconscio? Se esistesse una realtà in cui si è accettat* solo se esteticamente perfett*, e laddove questa perfezione non ci fosse, verrebbe imposto l’obbligo della chirurgia per poterla raggiungere?

Ne sa qualcosa Tally Youngblood, la protagonista nel film Uglies disponibile sulla piattaforma digitale di Netflix.

Il film è il riadattamento dell’omonimo romanzo del 2005 scritto da Scott Westerfeld. In un futuro non meglio precisato e assolutamente distopico, la società impone l’obbligo a tutt* i/le ragazz* che compiono 16 anni di sottoporsi a degli interventi chirurgici per poter apparire esteticamente perfett*.

Perchè secondo la società tutte le disuguaglianze e tutto l’odio deriva dal fatto che le persone abbiano dei difetti estetici, e grazie alla chirurgia verranno eliminati e tutt* saranno bellissim* e felici. Tant’è vero che i/ le ragazz* fino ai 16 anni vengono chiamati uglies, ossia brutt*’; in contrapposizione ai pretties’, coloro che invece hanno superato i 16 anni, e si sono quindi sottopost* all’intervento chirurgico. Coloro i quali decidono di non accettare i dettami della società passano per ribelli, se non addirittura per terrorist*.

Uglies’ potrà non essere il filmone del secolo, ammettiamolo pure, ma fa vedere chiaramente come siamo diventati schiavi dell’apparire perfetti a tutti i costi. E se non ci riusciamo con la chiurugia estetica perchè troppo costosa, niente paura, ci vengono incontro i filtri del social; ed ecco che con un click i nostri difettucci fisici spariscono come per magia. La forma batte la sostanza in pratica. Il/la bell* vince sul/sulle brutt*.

L’ossessione. La regina cattiva di Biancaneve

E questo un pochino ci viene anche insegnato in un certo senso da bambin* con le favole che i nostri genitori ci leggono: i belli sono buoni ed amati, mentre i brutti sono invidiosi e meschini. Ve la ricordate la favola di Biancaneve e i 7 nani? La regina cattiva talmente tanto invidiosa della bellezza di Biancaneve, arriva addirittura a dargli una mela avvelenata pur di raggiungere il suo scopo.

Siamo così tanto ossessionati dall’essere bell* fisicamente che quando non appariamo in perfetta forma fisica e truccat* alla perfezione ci viene subito fatto notare e, stiamo dimenticando che la vera bellezza proviene dall’interno. E questo è lo scopo che gracchiando un pochino si propone di fare Uglies: è il tipo di film che dovrebbero guardare tutt* coloro che si sentono insicur*, divers*, brutt*.

Le nostre differenze ci rendono speciali, i nostri difetti fanno sì che noi siamo unici al mondo. Omologarsi agli altri perchè non vogliamo sentirci esclus* non è mai la giusta soluzione; rinnegare chi siamo davvero ci renderà sempre infelici. Siate sempre voi stess*!

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