Definito da Martin Scorzese come emozionalmente e psicologicamente potente, I Saw the Tv Glow ci parla del viaggio nella propria identità di genere con un tocco di horror, un genere totalmente a sé, nuovo.

Esplorare sé stessi può essere difficile, quasi angosciante, e l* regista Jane Shoenbrun ce lo dimostra con il suo secondo film, prodotto dalla famosa casa di produzione A24.

La trama e gli elementi di
“I Saw the Tv Glow”

Presentato al Sundance Film Festival 2024, I Saw the Tv Glow si era quasi perso nel mare di altri film presentati in quell’occasione, ci racconta però una storia importante con una prospettiva horror, quasi body horror, riprendendo anche temi spesso visti in molti film, come il disagio adolescenziale e scolastico, timidezza e abusi famigliari, ma la tematica che più è stata sentita è quella dell’identità e transizione di genere.

Due giovani ragazzi, Owen, isolato dai suoi compagni, e Maddy, anche lei emarginata, fanno amicizia grazie alla misteriosa serie televisiva The Pink Opaque – un mix tra Buffy l’ammazzavampiri e The Adventures of Pete & Pete, inedita in Italia –, da cui Owen è affascinato, e grazie alle loro esperienze con le proprie famiglie disfunzionali. Cominciano a passare ore insieme a guardare questa serie tv nello scantinato di Maddy, che si fa domande sulla sua identità di genere. La fascinazione dei due per la serie comincia a trasformarli nelle due protagoniste di Pink Opaque, e questo porta Owen ad avere psicosi mentre attraversa il mondo del lavoro.

Owen (Justice Smith) e Maddy (Jack Haven)

La rappresentazione della mascolinità e della femminilità sono particolari: le uniche figure maschili presenti sono virili, sporchi e sessuali in modo ridicolo, mentre le donne principali di questo film non sono le solite rappresentazioni di femminilità. Maddy si presenta subito come omosessuale a Owen, mentre la madre di Owen è una figura disfunzionale che non sa prendersi cura della sua famiglia.

I limiti tra le identità di genere sono sfumati e annodati quanto la trama del film, che con le sue scene caotiche e complesse ci mostra quanto sia difficile capire sé stessi e la propria gender identity.

Esplorare sé stessi: quasi un incubo

I protagonisti viaggiano nel film tra tempi e spazi diversi, come se loro avessero il controllo del tempo. È come se cercassero il loro vero io, la loro identità, altrove, è come se il continuo cambiare del tempo e dello spazio possa aiutarli a capire qualcosa su sé stessi. È come sé cercare sé stessi in un’altra dimensione sia più facile di capire sé stessi in questa, ma alla fine si finisce per impazzire.

Shoenbrun, regista del film, è transgender e non-binary, e ha raccontato a Variety che ha cominciato a scrivere la sceneggiatura per questo film proprio nei suoi primi step di transizione. Shoenbrun parla della sua identità transgender come qualcosa che “è sempre stato lì” e che l*i ha solo scoperto. Nel film ci fa vedere proprio questa scoperta difficile, disorientante e complessa, aggiungendo quel tocco di surrealismo e tv degli anni ’90 che l’hanno accompagnat* quando era adolescente e che sono stati delle vie di fuga quando era sol* e isolat*.

“Per anni ho avuto questa idea in testa sui programmi televisivi della mia giovinezza e su come mi sentissi perseguitat* da essi. Col senno di poi, credo di essermi nascost* dentro lo schermo“, ha raccontato Shoenbrun a Deadline.

“È diventato per me una modalità di dissociazione. Avevo questa idea di una serie televisiva che terminava con un cliffhanger irrisolto e che diventava un’ossessione che in un certo senso infettava la mente di un personaggio. E poi ho capito che si trattava di una metafora del coming out”.

Soenbrun è riuscit* a creare una metafora per la scoperta della propria identità di genere, un viaggio, spesso scomodo, che accompagna le persone transgender:

“Credo che per molte persone trans* l’inizio della transizione è un periodo davvero sbalorditivo, dove tutto quello che hai accettato come realtà viene gettato dentro un flusso, e richiede un atto di fiducia incredibilmente bello e coraggioso, talvolta completamente incatalogabile, come se non avessi una mappa su dove e come la tua vita andrà. Volevo fare un film che catturasse quell’esperienza e lo facesse con onestà, perché non penso che molte persone hanno l’opportunità di fare film su questo”.

Trailer ufficiale di I Saw the Tv Glow
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