Nata sotto il segno dei Pesci, il 12 marzo 1938 viene alla luce a Bologna la nostra Piera degli Esposti. Un segno che rivela molto del suo carattere e che certo propende a sogni utopici, accompagnato sempre però, dal desiderio costante di raggiungere la stabilità lottando per gli ideali in cui crede. 

Tutto quello che voglio, pensavo, è solamente amore ed unità per noi, che meritiamo un’altra vita più giusta e libera se vuoi nanà nanà”, mi viene da canticchiare la canzone di Venditti mentre scrivo questa intervista ad una delle più grandi attrici e autrici italiane.

Una leggenda che ha scritto
la storia del teatro italiano

Ma non solo. Si è sempre mossa tra palco, ma anche set e TV. Si comincia sempre da lì, dalla propria infanzia, e Piera ci racconta dell’importanza della cultura nel diventare quella che è:

Fin da piccola sono stata portata da mio padre a leggere testi e libri difficili per una ragazzina. Ricordo, quasi identificandomi con il protagonista Julien Sorel, il Rosso e Il Nero di Stendhal. Sono sempre stata molto legata alla sua vita, l’ho sempre vista speciale. Mio padre accanto ai classici mi permise di leggere anche Le relazioni pericolose di Choderlos de Laclos”.

La voce inconfondibile di Piera degli Esposti si illumina mentre mi parla di quanto è stata fortunata ad essere stata educata alla bellezza della scrittura e alla lettura e a trovare nei libri sempre una curiosità, una avventura un rifugio. Anche prima di andare a dormire la aspettava sempre una lettura, proprio come le accade anche oggi:

E poi adesso la sera vado sempre a letto con Wodehouse, l’umorista inglese. Vado a dormire alla mia età ridendo, perchè la mia età porta ad un maggior bisogno di divertimento. Lui per me è un grande rifugio”.

E poi i sogni la letteratura li fa diventare realtà, ce lo insegna sempre Piera degli Esposti nella sua vita personale e professionale. E’ uscito da poco L’Estate di Piera (Rizzoli), una detective comedy scritta a quattro mani con Giampaolo Simi. 

Non bisogna mai dubitare della vita, può sempre procurarti una sorpresa magari anche quella più lontana da quella che puoi immaginarti. Sono 40 anni che dico che vorrei fare l’investigatrice, vorrei essere Miss Murple o la portinaia di Simenon. E non è mai successo fino ad ora che ho 80 anni”.

E Simi, cara Piera, cosa le ha insegnato nell’avventura di questo libro insieme? Non mi trattengo dal chiederle:  

Sono stata felice di questo tandem, lui mi ha insegnato ad andare piano in bicicletta, ad avere pazienza, la lentezza di indagare e di aspettare.  Di certo non è stata una cosa facile per il mio carattere”.

Il carattere di una donna forte, originale, innovativa, anticonformista, una Rewriters da sempre nella vita, sin dagli inizi della sua carriera i cui premi pareggiano a stento i rifiuti che ha avuto, a cominciare da quello dell’Accademia d’Arte drammatica. Piera in maniera tenace, dopo questo primo rifiuto, continua la sua piccola rivoluzione in cui ha sempre creduto ed esordisce a Roma alla fine degli anni ‘60 con il teatro d’avanguardia quello dei 101, diretto da Antonio Calenda dove Piera degli Esposti interpreta il ruolo maschile di Pempelfort in “Dieci minuti a Buffalo” di Günter Grass. Un trionfo.

Non sono stata accettata con facilità, è stato difficilissimo far accettare il mio metodo recitativo all’inizio. Solo in un secondo momento è stato considerato nella pienezza di quello che poi è diventato”.

Piera si definisce attrice fatta in casa con un metodo recitativo molto personale in cui sperimenta con il corpo e il tono della voce e che moltissimi hanno apprezzato: Eduardo la definì ’o verbo nuovo, per Sorrentino è un’attrice inarrivabile, per i fratelli Taviani è la più umile delle muse.

Pur essendo molto legata a Bologna, la sua città natale, Roma ha una parte importante nel cuore di Piera

Per me è importante la Roma degli amici. Riconosco a questa città la parte della mia vita che è riuscita ad ottenere quello che voleva e che volevo essere. Volevo essere un attrice di un certo tipo ed e’ stato possibile qui, grazie ad incontri straordinari come con Pasolini, i Taviani, la Maraini, la Ginzburg, la Morante, Moravia. E’ stata una fortuna avere questi amici della cultura che mi sono stati sempre vicini”. 

Non solo teatro nella vita di Piera

Anche tanto cinema in cui colleziona ruoli di rilievo, dalla Medea di Pasolini a Sogni d’oro di Nanni Moretti, e le interpretazioni dagli anni 2000 in poi la fanno conoscere al pubblico delle nuove generazioni come ne L’ora di religione di Marco Bellocchio, La sconosciuta di Giuseppe Tornatore e quella ne Il Divo di Paolo Sorrentino.

Con Dacia Maraini, nel 1980 scrive Storia di Piera, che diverrà tre anni più tardi un film con la regia di Marco Ferreri. Libro nato da un’urgenza che lei stessa mi racconta: “Dacia la conoscevo attraverso il femminismo e nelle riunioni che si tenevano a Roma parlavamo anche di mia madre. Lei ne rimase colpita tanto che l’ha vendicata scrivendo il libro. Molte sono state le critiche su di lei ma Dacia ne ha preso il lato positivo, ne vedeva quella forte dolcezza. Mia madre non è stata esattamente un metodo Montessori ma è stata una persona che mi ha insegnato la forza dell’amore, un valore per me importantissimo. E’ stata una madre indimenticabile con caratteristiche di avventura e di sorpresa”.
Seguo la scia emotiva nelle parole di Piera che mi parla con le ragioni del cuore e le sue frasi incompiute e il filo non cronologico dei suoi racconti mi conquista e mi fa rimanere perennemente in attesa di saperne ancora, come se fossi sospesa tra palco e vita “sono stata sul palco perchè speravo che il palco mi desse l’immortalità”, mi confessa Piera, “volevo che i personaggi si impadronissero di me e io di loro,  che io non dovessi morire mai. In un gioco che potesse durare all’infinito fino a che io non avessi deciso di smetterlo. Non ho mai accettato la morte, nemmeno adesso. Ho visto il teatro come salvataggio dalla morte. In parte anche il cinema può essere questo donatore di vita come tutta l’arte. Chi la fa pensa che possa fare un baratto si possa venire ad un accordo con la morte”.
E’ stato un onore parlarti e conoscerti cara Piera degli Esposti, che ogni giorno, con determinazione e ostinazione, riesci sempre a portare avanti la tua rivoluzione. Grazie per la persona che sei, che lascia un tocco inconfondibile nella propria vita e in quella degli altri. Sei un esempio per noi tutti.

Di Annalisa Nicastro.

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