Il mudaC|museo delle arti Carrara, nella Sezione Arti Visive, fino al 29 Settembre 2024 presenta Direzioni, un progetto espositivo di Paolo Cavinato a cura di Cinzia Compalati.

Direzioni si inserisce nel contesto del White Carrara 2024 – Design is back manifestazione che celebra il design Made in Italy e le eccellenze del territorio con una mostra diffusa di pezzi iconici e nuove produzioni.

Il progetto di Paolo Cavinato, ha dichiarato la curatrice, è stato individuato per le tangenze estetiche e linguistiche con il tema del design e per il forte elemento di ricerca volta a instaurare una condivisione di visione del mondo con lo spettatore. L’esposizione personale si compone di opere già parte di collezioni museali e da lavori più recenti tra i quali Solaris#5 realizzata per questa specifica occasione al mudaC di Carrara.

Paolo Cavinato, Solaris#5, particolare, 2024, smalto e acrilico su filo in fluorocarbonio, cornice in legno e laminato, mudac Carrara

Esplorazioni dello spazio e del tempo

Sono esecuzioni in cui coesistono spazi vuoti e pieni, percorribili o illusori, forme geometriche o antropizzate, dove si accordano pittura, scultura, fotografia, architettura, scenografia e musica. Esplorazioni dello spazio e del tempo, dell’interno e dell’esterno, indagini stimolo a prendere coscienza dei limiti e delle potenzialità dell’umanità in rapporto con tutto ciò che la circonda.

Paolo Cavinato, Lost, particolare, 2014-2015, legno, acciaio, acrilico, luci e timer, 5.1 audio system,
mudac Carrara

Negli ultimi anni la ricerca di Paolo Cavinato ha coinvolto varie discipline che gli hanno permesso di indagare la prospettiva, il vuoto, le angolazioni e i differenti punti d’osservazione, la relazione tra finito e infinito. In alcune costruzioni l’unione dell’elemento visivo: la scultura, a quello sonoro: suoni e performance vocali, ha creato luoghi per vivere un’esperienza immersiva dello spazio. Il punto di partenza è l’analisi delle possibilità intrinseche del pensiero dell’essere umano, per la sua unicità e distinzione, muovendo da sé stessi per poter andare lontano e tornare vicino, in uno scambio che per condurre muove, e ri-muove per ri-condurre all’inizio d’ogni esodo.

Paolo Cavinato, Lost, particolare, 2014 – 2015, legno, acciaio, acrilico, luci e timer, 5.1 audio system,
mudac Carrara

L’educazione all’architettura asciutta e curata che evolve dallo studio dei progetti del Rinascimento, si pone alla base del lavoro di progetti-strumento tramite la rilettura delle strutture più significative di autori illuminati. La mente scompone lavori celebri per ri-comporre in un’azione di trasformazione sul piano strutturale, ma anche melodico, armonico, timbrico, ritmico, perché chi stia osservando abbia la sensazione di vivere un percorso che attinga alla storia, ma al contempo renda presente il futuro in un’esperienza interdisciplinare che induca al pensiero responsabile.

Paolo Cavinato, Limen, 2018 – 2021, smalto su filo in fluorocarbonio, telai e fondo in legno laccato, cornice in alluminio, circuito luminoso LED, mudac Carrara

Paolo Cavinato e il punto di
osservazione dell’opera

A occhi aperti saremo sempre in grado di guardare ma a occhi chiusi potremo riuscire a immaginare qualcosa al di fuori del comune, lontano da ciò che conosciamo, dettato dall’anima che l’ha creato. Da ricercatore visivo dello spazio Paolo Cavinato indaga quale possa essere il punto di osservazione di cui innamorarsi, quello da cui partire per poi spostarsi agli altri e vedere diversa la stessa cosa nel cambio di prospettiva, quel punto che riscatti ogni altro punto d’osservazione dell’opera.

Paolo Cavinato, Beyond, 2013 – 2022,  legno, acrilico, specchio, film specchiante, impianto luminoso con temporizzatore, impianto audio 5.1, mudac Carrara

L’opera d’arte è un importante richiamo al potere dell’immaginazione, all’utilizzo della fantasia anche come metodo di liberazione dal dolore. Lo sguardo di chi osserva si muove alla ricerca dell’immagine nascosta nei codici di una storia che è dentro la composizione come dimensione della vocazione, intesa come qualcosa di assoluto, che permea la vita, ma che se smettiamo di ascoltare penetra nel nostro corpo e ci dilania.

Paolo Cavinato, Panorama, 2021, ottone saldato in argento e verniciato con smalto metallizzato; pannelli in plexiglass verniciati con smalti metallizzati, mudac Carrara

Chi crea stabilisce con la propria opera un rapporto diretto e interiore: quello tra ricercatore e spazio nel luogo dell’incontro; luogo dal quale liberare l’immaginazione che si intensifica se l’occhio che osserva è quello del cuore, affinché il progetto sia un percorso di lettura di luce e di buio. Per comprendere è necessario guardare da posizioni binocolo e pretendere che l’impatto con l’opera sia soprattutto un’indagine del vuoto da vuoti di sé. Questo per accogliere e prendere pieno possesso delle tracce che sottendono altre strade da percorrere, tra astrazione e sperimentazione, dove trovare altri segni e capire, con uno sguardo senza sfida, l’accadere.

Paolo Cavinato, Panorama, particolare, 2021, ottone saldato in argento e verniciato con smalto metallizzato; pannelli in plexiglass verniciati con smalti metallizzati, mudac Carrara

L’artista si orienta per realizzare geometrie in cui siano individuati punti da cui dominare le distanze, e rapporti che regolino spazi sondabili. Paolo Cavinato è un delicato costruttore di enigmi, custoditi nelle opere come lampi del proprio passaggio sulla terra. Una ricerca in cui la ragione è intesa come limite da superare per aprire il pensiero alle infinite immagini vere-false, per conoscersi e riconoscere che solo perdendo sé stessi ci si può aprire al tutto. E’ nel vuoto dove accadono gli incontri che giungono con la pratica di una severa ricerca della densità segreta di cammini visivi, uditivi, fisici nei quali si percepisca il recupero di strutture nate da chi già non c’è più, e si comprendano le creature nuove slegate dall’ordinarierà per competenza del sapere, e del saper fare, di colui che le ha create.

Paolo Cavinato, Solaris#5, particolare, 2024, smalto e acrilico su filo in fluorocarbonio, cornice in legno e laminato, mudac Carrara

Paolo Cavinato scuote il cielo per accogliere il ritorno di passati con cui lavorare nel presente, sulla pluralità dei sensi possibili affinché l’arte sia magia, libera dalla falsità che sia verità, studiando elementi che respirino uno nell’altro e offrendo spazi destinati ai rapporti umani, circoscritti di freschezza ed essenzialità. L’enigmatica ricerca analizza le dimensioni del vivere intrecciato con le trappole del tempo, la profondità dell’infinito, la vita vissuta come fossimo all’interno di un labirinto.

Paolo Cavinato, Limen, 2018 – 2021, smalto su filo in fluorocarbonio, telai e fondo in legno laccato, cornice in alluminio, circuito luminoso LED, mudac Carrara

Ecco! In effetti potremmo parlare di opere labirintiche, edifici o foreste da cogliere con uno sguardo e un pensiero che richieda attenzione e non riduca, o peggio semplifichi, ciò che stiamo osservando. Aderire alle cose della terra e del cielo per guardarle, conoscerle, apprenderle, catalogarle ma soprattutto riscriverle, ci pone necessariamente di fronte a punti di giunzione. E’ questo il momento in cui ci rendiamo conto di quanto siamo orfani di buone istruzioni per imparare a decostruire ciò che crediamo di saper osservare e che ci trattiene dall’entrare e smarrirci nel piacere di ri-trovare noi stessi in un potente sistema creativo senza guida, ma che induca alla perdita di sé per muovere a rivelazioni inattese.

Paolo Cavinato

Paolo Cavinato (1975) vive e lavora a Mantova. Dopo essersi diplomato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Brera e aver seguito un corso di regia cinematografica a Milano, a partire dal 2001 espone in diverse mostre personali (Milano, Londra, Berlino, New York, Santa Fe) e già dal 1997 in altrettante collettive (Parigi, Bruxelles, Istanbul, Cina e USA). Nel 2005 partecipa alla Biennale di Istanbul e nel 2008 vince il 3° Premio della Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. È premiato dalla Royal British Society of Sculptors di Londra, la quale gli dedica una personale nel 2011.

Nel 2014 è in residenza per sei mesi presso lo Swatch Art Peace Hotel di Shanghai e nel 2017 gli viene dedicata una grande mostra personale nelle sale del Museo di Palazzo Ducale di Mantova. Nel 2021 tiene due importanti mostre personali: Limen a Palazzo Te di Mantova e Another Place nella galleria The Flat – Massimo Carasi di Milano con cui collabora dal 2010.
Nello stesso anno segue il programma di residenza in Villa Empain, Fondazione Boghossian di Bruxelles.

Recentemente ha partecipato alla mostra internazionale Sensorama. Lo sguardo, le cose, gli inganni. Da Magritte alla realtà aumentata, al Museo MAN di Nuoro ed ha vinto il Primo Premio del Mellone Art Prize. Le sue opere sono inoltre acquisite ed esposte in numerosi spazi pubblici e privati, tra cui: Artphilein Foundation in Liechtenstein, Istituto Italiano di Cultura di Copenaghen, Collezione Marino Golinelli di Bologna, Barzilai-Hollander’s Collection a Bruxelles, Swatch Art Peace Hotel a Shanghai, Museo di Palazzo Ducale di Mantova, Museo San Fedele di Milano, Collezione Farnesina a Roma, Fondazione Boghossian a Bruxelles, Consolato Generale d’Italia a New York.

Che cos’è il mudaC?

Museo di rilevanza regionale, il mudaC ha sede nel complesso seicentesco di San Francesco costituito dalla chiesa e dal convento annesso. Fu edificato per volontà di Carlo I Cybo Malaspina (Ferrara, Emilia Romagna, 18 novembre 1581 – Massa, Toscana, 13 febbraio 1662), principe di Massa e Marchese di Carrara, primogenito di Alderano Cybo Malaspina e Marfisa d’Este.
Il complesso recintato è stato articolato progettualmente senza una specifica suddivisione degli spazi, ma con una certa casualità dettata dalle esigenze funzionali.
Il convento, infatti, nel corso dei secoli, subì una serie di trasformazioni determinate dall’insediamento di diversi ordini monastici fino a quando venne ridestinato a laboratorio di scultura. Ceduto al Municipio di Carrara nel 1868, subì sostanziali interventi edilizi che lo trasformano notevolmente. Oggi la sua struttura è il risultato di interventi di recupero architettonico, finalizzati a consentirne l’adattamento a sede museale permanente e all’accoglienza di mostre temporanee. 


Informazioni:
Paolo Cavinato, Direzioni
a cura di Cinzia Compalati
Fino al 29 settembre 2024
mudaC | museo delle arti Carrara
Via Canal del Rio n. 1, 54033 Carrara
T. +39 0585 779681
mudac@comune.carrara.ms.it
https://mudac.museodellearticarrara.it/
https://www.facebook.com/mudac.museo.carrara/
https://www.instagram.com/mudac_carrara/
Orari:
fino al 14 settembre
da martedì a domenica ore 17.00-21.00, mercoledì e giovedì anche 9.30-12.30;
dal 15 settembre
da martedì a domenica ore 9.00-12.00 e 14.00-17.00
Ingresso al mudaC (comprensivo della visita alle mostre): intero € 5, ridotto € 3

La pubblicazione delle immagini fotografiche in questo articolo della Rivista Digitale ReWriters è stata autorizzata dall’artista Paolo Cavinato. Le fotografie dell’inaugurazione sono di Giuseppe d’Aleo.

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