Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata sarà visibile al MuSa, il Museo di Salò in provincia di Brescia, fino all’8 Settembre 2024. Un’esposizione di parte delle opere di un’importante Collezione Privata del territorio che concentra la sua attenzione negli anni tra il 1910 e il 1950; il percorso di un luogo, l’Italia, in un tempo di quarant‘anni intensi e drammatici caratterizzati dalle esperienze di due guerre e di un regime che non è riuscito a limitare la forza creativa degli artisti.

Anselmo Bucci, L’ Apache, 1920, olio e foglia oro su tavola, Al. 49,5 x La. 39,5 cm. Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata.

Un luminoso ed equilibrato allestimento sviluppa un racconto per citazioni che restituisca le voci corrette di quella pittura e dei suoi protagonisti; dagli anni in cui non si desideravano altri luoghi dove vivere, per passare attraverso quelli nei quali, a causa delle guerre, chi era ancora vivo restava, fuggiva o si nascondeva rendendosi suo malgrado testimone di inaudite atrocità e crimini. Nell’ampio spazio delle sale al piano terra del Civico Museo salodiano, sono esposte più di cinquanta opere di alcuni tra i migliori esponenti dell’arte della prima metà del novecento.

Silvio Consadori, Marone, lago d’Iseo, 1939, olio su tela, Al. 60 x La. 70 cm. Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata.

Una bella esposizione, a cura di Federica Bolpagni, Lisa Cervigni e Anna Lisa Ghirardi, alla base di un più ampio progetto dedicato alla valorizzazione di raccolte private, presenti nel territorio bresciano, che saranno disponibili al pubblico rendendo possibile poter ammirare opere inedite di grande valore.

In esposizione opere di: Adriana Bisi Fabbri, Anselmo Bucci, Corrado Cagli, Cagnaccio di San Pietro, Felice Casorati, Maria Chiaromonte Fornari, Silvio Consadori, Josef Dobrowsky, Gerardo Dottori, Leonardo Dudreville, Angelo Landi, Umberto Lilloni, Gian Emilio Malerba, Piero Marussig, Cesare Monti, Koloman Moser, Ubaldo Oppi, Giuseppe Renda, Emilio Rizzi, Mario Sironi, Ardengo Soffici, Atanasio Soldati, Mario Tozzi.

Dallo splendore alle incertezze presenta una serie di lavori selezionati dalle curatrici come se avessero deciso di sfilare solo alcune delle perle di quella importante Coll-ana privata di opere d’arte per costituirne una più piccola, non per questo meno luminosa, che potesse rappresentare quaranta decenni della storia di un territorio. Opere di autori a dimostrazione che

«se il gusto è ben esercitato, non è difficile individuare opere di qualità anche tra artisti non particolarmente premiati dal mercato.».

Cesare Monti, Figura, 1923, olio su tela, Al. 80 x la. 65 cm.

Partendo dagli splendori della Belle Époque il percorso si snoda attraverso alcuni esempi rappresentativi della fiducia che fu attribuita al progresso del Movimento Futurista, giunge al successivo disastroso periodo bellico che finisce per spegnere inesorabilmente gli entusiasmi del passato e porre l’umanità di fronte alla fragilità e all’incertezza e si conclude con un’opera straordinaria: una natura morta eseguita un anno dopo la fine della guerra.

Alcune indicazioni relative al percorso.

La prima sala con la presenza di un Pianoforte, M. Schott, realizzato a Vienna nel 1860 circa e appartenuto a Marco Enrico Rossi (Salò, Brescia, 25 Aprile 1861 – Oceano Atlantico, 20 Febbraio 1925) compositore e organista salodiano di fama internazionale, è dedicata alla musica; un tema molto caro alla Città di Salò culla per secoli di musicisti. Lo strumento recuperato, restaurato, al MuSa dal 2023 e con il quale il maestro compose alcuni dei suoi brani più noti, è ancor oggi suonato da musicisti contemporanei.

Attorno al pianoforte le tele di una nuova musica:

Angelo Landi, Ritratto della signora Pantaleo, 1920 c., olio su tela, Al. 180 x La. 200 cm. Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata.

Angelo Ignazio Giuseppe Landi (Salò, Brescia, 17 Giugno 1879 – Salò, Brescia, 15 Dicembre 1944) autore di un grande quadro dedicato alla Contessa Luciana Walmarin Pantaleo; una donna a cui fu legato sentimentalmente per un lungo periodo, benché sposato, che ritrae in abito da sera e in una posa sensuale in uno dei luoghi più eleganti della Milano del tempo, la Galleria Vittorio Emanuele II, in un contesto arricchito di alcuni elementi distintivi dell’aristocrazia degli anni ‘20.

Anselmo Bucci (Fossombrone, Pesaro e Urbino, 25 Maggio 1887 – Monza, 19 Novembre 1955) pittore, incisore, scrittore e designer fra i fondatori, nel 1922 a Milano, del Movimento artistico Novecento. Con Odéon, una delle opere più significative realizzate dall’artista, ci immergiamo nello spazio, studiato con un taglio fotografico, della platea del Teatro Odéon di Parigi. Tra i personaggi del pubblico inserisce se stesso in compagnia di amici tra i quali il pittore Leonardo Dudreville (Venezia, 4 Aprile 1885 – Ghiffa, Verbano-Cusio-Ossolae, 13 Gennaio 1976) lo scultore Enrico Mazzolani.

Anastasio Soldati, Natura morta, 1930, olio su tavola, Al. 51,5 x La. 70 cm. Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata.

Il periodo legato allo sviluppo industriale e alle innovazioni tecnologiche è espresso e rappresentato da un definito ceto sociale emergente: la borghesia urbana. Donne e uomini che vivono in condizioni di benessere, conducono una vita mondana, indossano capi alla moda e ostentano il prestigio della classe sociale elevata a cui appartengono. In questo contesto si inserisce il ritratto come forma di autorappresentazione, una modalità inequivocabile per evidenziare la propria appartenenza sociale.

La donna assume un ruolo nuovo nell’ambito sociale

«…più attivo, emancipato e audace grazie anche al movimento femminista. La sua complessa figura risplende nella bellezza di creatura eterea e ammaliante, dotata di personalità attiva, pensante e libera; le impeccabili mise alla moda diventano importanti strumenti di espressione, gli abiti elaborati e le pose dinamiche trasmettono una sensazione di modernità e indipendenza di una femminilità talvolta ovattata e delicata…».(L.C.)

Angelo Landi, Ritratto di signora in rosa, 1913, tecnica mista su carta applicata su tela, Al. 159 x La. 74 cm. Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata.

E’ il tempo

«di donne, così fortemente caratterizzate nella loro femminilità pienamente protagoniste di quella Belle Époque quasi agli sgoccioli, fatta di passioni, svaghi e spensieratezza.» […] «più spesso sensuale, prorompente e persino spavalda,…».(L.C.)

Gian Emilio Malerba, L’attesa, 1914, olio su tela, Al. 190 x La. 87 cm. Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata.

Alla narrazione per immagini dei grandi avvenimenti della storia di una nazione si accostano le storie di vita, gli aneddoti, le curiosità sugli autori, sui luoghi e i personaggi. Il grande lavoro di ricerca delle curatrici, un gruppo tutto al femminile, ha permesso di far emergere notizie intime e personali che coinvolsero direttamente gli artisti.

Tra queste quella iniziata da Anselmo Bucci con la bella Juliette Maré. Il pittore, partito nel 1906 alla conquista di Parigi per

«espugnare l’arte là dove allora l’arte nasceva e si faceva»,

nel 1910 finì per conquistare anche il cuore di una bella ragazza nata in Algeria, da madre spagnola e padre francese, che divenne modella e compagna di una relazione vissuta intensamente e durata dieci anni.

Anselmo Bucci, Juliette (Giulietta), 1910, olio su tela Al. 194,5 x La. 89,5 cm. Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata.

Le successive testimonianze, a ridosso e nei primi anni del conflitto mondiale, sono caratterizzate dalle opere legate al primo e secondo Futurismo. Testo tratto dal «Manifesto dei pittori futuristi, Febbraio 1910»

«Compagni! Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle scienze ha determinato nell’umanità mutamenti tanto profondi, da scavare un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri della radiosa magnificenza del futuro…»

A partire dal 28 Luglio 1914 molti furono gli artisti arruolati al fronte e tanti futuristi aderirono uniti alla guerra.

«Non stupisce che i futuristi aderiscano compatti alla guerra, Marinetti aveva del resto contribuito a glorificarla come – sola igiene del mondo…». (A.L.G.)

Pietro Marussig, Natura morta, 1930, olio su tela, Al. 42 x La. 30,5 cm. Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata.

Anselmo Bucci entrerà nel Battaglione Lombardo dei VCA Volontari Ciclisti Automobilisti, una compagnia nata a Milano nel 1908 a seguito di una proposta avanzata per la creazione di un corpo civile addestrato per impieghi di guerra con l’utilizzo di nuovi veicoli: l’automobile ma soprattutto la bicicletta. Anche Mario Sironi sarà arruolato al VCA e da illustratore al fronte gli verrà riconosciuto

«un ruolo apicale nell’illustrazione internazionale, lodando la potenza plastica e lo spirito ironico, citando parallelamente anche la sua opera pittorica.» (F.B.)

Angelo Landi, Ritratto di Dario Banali alla guida di un aeroplano, 1919 c., olio su tavola, Al. 58,5 x La. 42 cm. Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata.

Angelo Landi dimostrerà una capacità d’ascolto nella lavorazione della materia pittorica sensibile, in opposizione alla drammaticità della situazione vissuta, rappresentando una natura che reagisce al dolore causato dalla terribile esperienza della guerra.

Alla fine della prima guerra mondiale, nelle opere tra il 1920 e il 1930, si colloca la sezione dedicata a – Un difficile ritorno all’ordine – espressione diffusasi a partire dal 1919, nel periodo del tardo Cubismo, e che rappresenta l’inizio di una nuova vita dopo il dolore devastante della guerra: il conflitto colpevole di aver causato la rimozione del pensiero della morte come meccanismo sociale di difesa psicologica. Gli anni dal 1930 al 1940, invece, sono segnati dall’avvento del Fascismo con contributi differenti poiché relativi all’accettazione o al rifiuto del Regime fino alla proclamazione delle leggi razziali.

Cagnaccio di San Pietro, Natalino Bentivoglio Scarpa, Figura di fanciulla, 1927, tecnica mista su cartoncino, Al. 27,5 x La. 22 cm. Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata.

Il percorso è raffinato, fonte di emozioni estetiche, meritevole d’attenzione per il contributo originale dato dal lavoro di ricerca sulle opere; un’opportunità di un tratto nazionale della pratica collezionistica colta e intelligente che con generosità ha condiviso l’unicità e la rarità di beni artistici posseduti offerti a un’occasione di indagine ulteriore approdata talvolta a nuove piccole scoperte. Complimenti vivissimi al lavoro ben fatto di una squadra che stupisce sino all’ultima opera sulla quale è d’obbligo una riflessione.

Anselmo Bucci, Dono americano, 1946, olio su tavola, Al. 33 x La. 42 cm. Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata.

L’ultimo quadro esposto è di piccole dimensioni e fu eseguito un anno dopo la fine della guerra. Una natura morta che è costruzione davanti a distruzione: in primo piano il cromatismo acceso dei piccoli doni dati dagli americani alla popolazione, si contrappone al monocromo delle macerie di una Milano distrutta dai bombardamenti. Bucci con abilità e artificio presenta un’immagine poetica che eccede nel suo essere semplice ma che funziona perché perfettamente si collega al passato e apre lo sguardo alla continuità del presente. E’ la parola fine che possiede una forza straordinaria nella sua fissità di denuncia e speranza al contempo, un ex voto che con quell’eccesso di apparente semplicità è capace di rovesciare l’animo umano che vaga nel disordine, è scosso, è squassato, è dove il tempo ha fatto razzia. Una piccola opera lucida, solenne come un giorno esatto, dipinta con una potenza che nessuno gli potrà mai disconoscere.

I testi in corsivo tra caporali sono tratti da: Federica Bolpagni, Lisa Cervigni, Anna Lisa Ghirardi (a cura di) Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata. Catalogo della mostra. La Compagnia della Stampa. Massetti Rodella Editori 2024.

La pubblicazione delle immagini fotografiche in questo articolo della Rivista Digitale ReWriters è stata autorizzata dall’Ufficio Stampa: Bianca Martinelli – Bianca etc.

Che cos’è il MuSa – Museo di Salò

Aperto al pubblico dal 2015, iI MuSa – Museo di Salò sorge negli spazi di quello che fu il Monastero di Santa Giustina, edificato a partire dal XVI secolo per ospitare l’Ordine dei Padri Somaschi. Locali, corridoi, chiostri e soppalchi vista lago sospesi sull’aula dell’originaria chiesa, sono stati oggetto di un attento restauro architettonico al fine di ospitare le collezioni attualmente esposte, dedicate non solo alla storia, alla storia dell’arte e all’archeologia, ma anche alla scienza e alla tecnica.

Situato nel centro storico di Salò, in posizione dominante e a pochi passi dal lago, oggi il MuSa racconta la storia della città di Salò e del suo territorio dall’età romana, con la sezione archeologica, all’epoca contemporanea della Civica Raccolta del Disegno di Salò, passando per i secoli della dominazione veneziana e per sezioni scientifiche come quella dedicata all’Osservatorio Meteo Sismico e alla Collezione anatomica del dottor Giovan Battista Rini. Dal 2023 ospita la sezione dedicata ai seicento giorni della Repubblica Sociale Italiana, intitolata L’Ultimo Fascismo (1943 – 1945).

INGRESSO E ORARI
1° giugno – 30 settembre da martedì a domenica h 10-20
1° – 31 ottobre da martedì a domenica h 10 – 18

APERTURE STRAORDINARIE
12 agosto, 4 novembre

INGRESSO
Intero 9 € – Ridotto 7 € – Ridotto ragazzi 5 € – Gruppo 15-35 persone 7 € – Scuole 5 €

Elenco completo riduzioni e categorie esentate dal pagamento: www.museodisalo.it

PRENOTAZIONI
0365 20553 | info@museodisalo.it
Prenotazioni gruppi: info@museodisalo.it | 3389336451

CATALOGO
Edizioni Compagnia della stampa (2024 – €25)

Dal 18 Settembre al 04 Novembre 2024
Capture Room – Francis Bacon
Dallo splendore alle incertezze. Storie da una collezione privata

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