Alessandro Butera: riscrivere Procida a ritmo di Jazz Manouche, tra silenzi creativi e identità mediterranea
L'ottava edizione del Raduno Jazz Manouche si preannuncia come un evento imperdibile. Appuntamento a Procida il 6, 7 e 8 giugno 2025.

L'ottava edizione del Raduno Jazz Manouche si preannuncia come un evento imperdibile. Appuntamento a Procida il 6, 7 e 8 giugno 2025.

Per la testata Rewriters, un incontro con Alessandro Butera, musicista, organizzatore di eventi, promotore di artisti e, soprattutto, un’anima profondamente legata a Procida. Un “riscrittore” di spazi e atmosfere attraverso il linguaggio universale della musica. Appuntamento imminente: il Raduno Jazz Manouche che si svolgerà sull’isola e di cui Alessandro è l’anima.
Alessandro Butera non è semplicemente un musicista. È un agitatore culturale, un instancabile tessitore di relazioni artistiche, un uomo che ha fatto della sua passione per la musica e per la sua isola, Procida, una vera e propria missione. Alessandro lavora come musicista e anche come organizzatore, due ruoli che si fondono in un unico obbiettivo: creare per sé e per altri artisti che ospita le condizioni per lavorare interagendo fra loro e, in questo caso, con la realtà che li ospita, l’isola di Procida, trasformando questo contesto mediterraneo in note, eventi e incontri.

Alla domanda su come la musica riesca a “riscrivere” la realtà al di là del puro suono, Butera offre una prospettiva quasi filosofica, radicata nell’essenza stessa della creazione sonora. La musica crea e trasforma i “luoghi di silenzio“, gli spazi ideali di creazione e fruizione della musica. È in questo spazio che il suono può veramente nascere, vivere e morire, permettendo una fruizione profonda. “La musica nasce e muore nel silenzio,” ribadisce, sottolineando come nei concerti la creazione e l’ascolto del suono trasformino in chiave emotiva gli spazi: sai che la magia si è compiuta quando, alla fine di un pezzo, “l’applauso non arriva mai subito, arriva dopo decine di secondi perché la gente sta aspettando che il suono finisca.” Una potente riscrittura dell’esperienza dell’ascolto, che contrasta con la fretta di contesti più rumorosi e distratti.

Questa ricerca del silenzio creativo si lega indissolubilmente alla sua esperienza formativa sull’isola. “Quando ho cominciato a fare musica [a Procida, 20-25 anni fa],” racconta Butera, “la sensazione di essere completamente solo era fortissima. La musica aveva questo impatto fortissimo su di me e sulla mia immaginazione, mi portava in luoghi lontani.” Una Procida allora isolata e silenziosa diventava il grembo perfetto per una musica che sapeva creare nuove immagini ed emozioni, un vero e proprio strumento per riscrivere la propria percezione del mondo.
L’incontro con il jazz manouche per Alessandro Butera avviene sempre tramite la rete di musicisti e di amici artisti che Butera ha coltivato nel tempo: “rimanemmo folgorati perché non avevamo mai sentito nulla del genere.”
Il jazz manouche, conosciuto anche come “gypsy jazz” o “jazz gitan”, affonda le sue radici principalmente nella Parigi degli anni ’30. Questo genere musicale unico è il risultato della fusione tra lo swing americano di quel periodo, i valzer musette francesi e la ricca tradizione musicale del popolo Rom Manouche. Il padre indiscusso e figura più iconica di questo genere è Django Reinhardt, un chitarrista manouche di origine belga ma attivo prevalentemente in Francia. Nonostante una menomazione alla mano sinistra causata da un incendio, Django sviluppò una tecnica chitarristica rivoluzionaria e virtuosistica che divenne il marchio di fabbrica del jazz manouche, influenzando generazioni di musicisti. Insieme al violinista Stéphane Grappelli, fondò il leggendario Quintette du Hot Club de France, la formazione che più di ogni altra contribuì a definire e popolarizzare il suono del genere.

Il Raduno Jazz Manouche, che si appresta a una nuova edizione, è più di un semplice festival: è la materializzazione della visione di Butera, un ponte tra la tradizione nomade e vibrante del manouche e l’accoglienza isolana, intrisa di identità mediterranea. Immaginiamo che le origini del raduno siano state alimentate dalla stessa passione che lo ha portato a cercare “le condizioni per lavorare su questa interazione forte”. Negli anni, l’evento è cresciuto, attirando un pubblico eterogeneo, composto sia da procidani che da appassionati provenienti da ogni dove, curiosi di vivere questa singolare alchimia musicale in una cornice d’eccezione. Per l’edizione imminente, l’aspettativa è quella di sempre: un’esplosione di energia, virtuosismo e condivisione, dove le chitarre e i violini riscrivono le serate procidane con la loro contagiosa allegria.

Come emerso da un interessante confronto avuto con Alessandro durante la nostra intervista, queste oasi creative, tuttavia, non possono esimersi dal confrontarsi quotidianamente con un “sistema musica” che, per ragioni ormai note, predilige la formula agile del singolo. Questa preferenza, dettata dalla necessità di catturare una soglia d’attenzione fugace e di ottimizzare costi e flessibilità, se da un lato suscita quelle considerazioni in parte amare che lo stesso Alessandro ci ha confidato, pensando ai tanti artisti – amici e colleghi – che faticano a reperire risorse o le capacità per strutturare e promuovere il proprio lavoro, dall’altro, paradossalmente, potrebbe dischiudere un ventaglio di inedite potenzialità. Per l’artista indipendente che impara a navigare questo scenario, la strategia del singolo può trasformarsi in un potente strumento di affermazione: non significa forse una maggiore libertà di sperimentazione sonora immediata, svincolata dalle lunghe tempistiche di un album? Non offre forse l’opportunità di mantenere un dialogo più costante e diretto con il proprio pubblico, rilasciando contenuti con regolarità e costruendo una narrativa artistica passo dopo passo? Ogni singolo diventa così un tassello, un’occasione per testare, per affinare la propria identità, per raggiungere nicchie specifiche e per consolidare una presenza digitale dinamica. Per chi opera al di fuori delle logiche mainstream, questa “frammentazione” produttiva potrebbe tradursi in una maggiore capacità di adattamento, in una comunicazione più mirata e, in definitiva, in una via più sostenibile per coltivare la propria arte e raggiungere un pubblico fedele, traccia dopo traccia, costruendo un percorso autentico e ricco di significato.
Informazioni Utili e Contatti – Raduno Jazz Manouche Procida 2025

L’ottava edizione del Raduno Jazz Manouche si preannuncia come un evento imperdibile per gli appassionati del genere e per chi desidera vivere un’esperienza musicale unica nella splendida cornice dell’isola di Procida. L’appuntamento è fissato per il 6, 7 e 8 giugno 2025.
Accesso e Partecipazione: Come da tradizione, la partecipazione al Raduno Jazz Manouche sarà completamente gratuita. Gli eventi, che includono concerti, jam session, masterclass e incontri, saranno diffusi nei luoghi più suggestivi dell’isola, tra cui Terra Murata, Corricella, Chiaiolella e la spiaggia della Lingua, permettendo al pubblico di immergersi appieno nell’atmosfera del festival e nelle bellezze procidane.
Programma e Aggiornamenti: Il programma dettagliato dell’edizione 2025, con gli orari specifici dei concerti dei numerosi artisti italiani e internazionali, inclusi l’Andreas Unge Quartet, il Daniele Corvasce Trio e Psychè, sarà reso noto in prossimità dell’evento. Si consiglia di consultare i canali di comunicazione ufficiali del festival e del Comune di Procida per tutti gli aggiornamenti.
Direzione Artistica: Il festival è ideato e diretto da Alessandro Butera.
alessandrobutera@live.it
Supporto e Collaborazioni: Il Raduno Jazz Manouche è realizzato con il prezioso contributo del Comune di Procida e il sostegno attivo di numerose attività locali, che ne riconoscono il valore culturale e l’impatto positivo sull’isola.
Per Maggiori Informazioni
https://www.facebook.com/radunomanoucheprocida/?locale=it_IT#
