Il suo nome, al giorno d’oggi, non dice niente a nessuno, lo sappiamo. Eppure Duane Eddy (qui il suo profilo Instagram ufficiale) divide con Chuck Berry il merito di essere stato il primo a diffondere la chitarra elettrica presso il grande pubblico. E ciononostante a Berry vengono riconosciute una fama e una gloria che invece Duane Eddy non ha mai ottenuto agli stessi livelli. Ma il primo vero guitar hero resta lui, con i suoi brani strumentali che hanno influenzato schiere e generazioni di chitarristi anche oltre il rock’n’roll.

Fino al 1958 la chitarra elettrica aveva svolto essenzialmente funzioni ritmiche, con qualche piccolo e breve assolo. In quell’anno, però, Duane Eddy pubblicò Moovin’ and Groovin’, il primo singolo ad avere l’intera linea melodica suonata dalla chitarra elettrica. Niente testi, niente movimenti, solo il suono della chitarra elettrica. Era la prima volta che questo accadeva, e Duane Eddy diventò, rapidamente, il primo eroe chitarrista della storia del rock.

Eddy è anche l’inventore del twang (il nome fu affibbiato dal produttore Lee Hazelwood), tecnica che consiste nel suonare la sola corda bassa, nell’accordatura standard il Mi, muovendosi orizzontalmente sulla tastiera. Arrivò a tale risultato, Eddy, probabilmente in seguito all’abitudine che aveva acquisito da bambino quando realizzò da solo la sua prima chitarra, la quale non era altro – appunto – che un manico di legno con un’unica corda d’acciaio.

Le possibilità che offre il twang sono ovviamente limitate, ma la maggior parte dei riff che sono passati alla storia sono nati proprio esplorando quella sola corda bassa. Il suo staccato in Peter Gunn (splendido pezzo di Henry Mancini che Eddy reinterpretò come sigla di una trasmissione televisiva e che tornò al successo nella spettacolare versione dei Blues Brothers), forse l’ostinato più famoso della storia, ancora più essenziale di quello di Smoke on the Water, è probabilmente la prima frase musicale sensata che si impara a suonare quando si imbraccia per la prima volta una chitarra.

Quattro note quattro, quanto basta per entrare nella storia della musica. Eddy fu tanto moderno negli anni ’50 e ’60 quanto uguale a se stesso negli anni successivi. Per questo fu dimenticato per un lungo periodo, sino agli anni ’80, quando pubblicò un album omonimo con gli Art of Noise che includeva l’ennesima martellante versione di Peter Gunn, con la quale, nel 1986, vinse il Grammy.

Nel 2008 tornò sul grande schermo con Guitar Man, nel 2011 con un album eccellente Road Trip, che confermava le doti di questo geniale ultra settantenne. Ora ha passato l’ottantina ed è uno degli ultimi grandi padri del rock’n’roll ancora in vita. Andatevelo a riscoprire, ne vale la pena.

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