Amore e Morte: il paradosso della Vita
Due concetti opposti ma indissolubili: amore e morte entrambi parte della vita. Per approfondire "The Denial of Death" di Ernest Becker
Due concetti opposti ma indissolubili: amore e morte entrambi parte della vita. Per approfondire "The Denial of Death" di Ernest Becker
Agli albori della vita, non esisteva la morte come la conosciamo oggi. Le prime forme di vita erano semplici, quasi immortali, riproducendosi tramite mitosi. La riproduzione avveniva per sdoppiamento, in assenza di sesso, creando copie identiche di se stesse, come fanno le alghe. La vita, in questa sua forma primordiale, proliferava indisturbata, ma aveva un punto debole: l’assenza di diversità. Ogni organismo era una replica del precedente, rendendo la vita fragile di fronte ai cambiamenti ambientali.
Madre Natura, come una scienziata in cerca di una soluzione evolutiva, intuì che la sopravvivenza della vita avrebbe richiesto qualcosa di nuovo. La risposta fu la meiosi: la creazione di un nuovo metodo di riproduzione in cui due cellule si univano per formare un organismo unico, diverso dai genitori. In altre parole, Madre Natura inventò il sesso. Da questo momento, la vita ebbe accesso a una risorsa inestimabile: la diversità genetica.
Nel tempo, la meiosi dimostrò la propria superiorità. La varietà genetica conferiva maggiore resistenza ai cambiamenti e permetteva agli organismi di adattarsi meglio agli ambienti mutevoli. Ma, con il sesso, giunse una nuova necessità: lo spazio per i nuovi. La Natura stabilì un nuovo equilibrio, in cui i genitori venivano sostituiti dai figli: la morte divenne così parte integrante della vita.
In un colpo solo, la natura introdusse due concetti opposti ma indissolubili: amore e morte. L’amore come espressione della continuità, della creazione e del legame tra generazioni; la morte come meccanismo per fare spazio alle nuove vite, garantendo la sopravvivenza delle specie.
Il termine amore stesso può essere interpretato come a-mors, ossia senza morte, una ricerca costante di eternità e continuità oltre la propria esistenza. La vita inizia con l’amore, con l’unione che genera la diversità e la crescita. Ma questa unione comporta anche il ciclo di sostituzione, rendendo la morte inevitabile.
Ogni organismo, quindi, muore in parte per il contributo che ha dato alla generazione successiva, portando in sé il ricordo di questa originaria unione.
Questo ciclo naturale ci offre una visione unica della vita e della morte. Essi non sono eventi separati, ma parte di un ciclo che rinnova costantemente la vita. La morte è il prezzo pagato per la ricchezza e la complessità della vita che conosciamo oggi. Ed è proprio grazie alla diversità, introdotta da quella scelta antica della natura, che la vita ha saputo sopravvivere, evolversi e adattarsi attraverso le ere.
Amore e morte non sono altro che due facce della stessa medaglia. In ogni cellula che si divide, in ogni organismo che nasce e muore, vi è una memoria antica di questo paradosso.
La morte è diventata il silenzioso compagno dell’amore e della creazione. E così, sul letto di morte, un anziano potrebbe ripensare alla sua giovinezza, ai suoi amori, ai figli e ai nipoti. Il ciclo si chiude, e in quel momento, egli rappresenta tanto l’inizio quanto la fine di una vita.
Per approfondire consiglio i libri What Evolution Is di Ernst Mayr, The Denial of Death di Ernest Becker , The Web of Life: A New Scientific Understanding of Living Systems di Capra, Fritjof.