Arte e intelligenza artificiale per la sensibilizzazione e l’inclusività
L'ultimo convegno su intelligenza artificiale e il progetto 'Obiettivo', prima opera d'arte datapoietica di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico.
L'ultimo convegno su intelligenza artificiale e il progetto 'Obiettivo', prima opera d'arte datapoietica di Salvatore Iaconesi e Oriana Persico.
L’intelligenza artificiale – ne abbiamo già parlato su Rewriters) – è una tecnologia che si lega fortemente alla filosofia, alle arti e all’etica. Il 25 febbraio 2022 si è tenuto presso l’Università di Torino il Convegno Intelligenza Artificiale tra scienza e fantascienza. Scenari, pratiche e immaginari, ora disponibile anche online.
Il convegno si inseriva nel contesto del cartellone culturale UniVerso, finalizzato a creare interazioni tra discipline diverse (in questo caso le arti e la tecnologia) per discutere questioni rilevanti del mondo di oggi, in dialogo con un pubblico più ampio rispetto a quello della comunità accademica.
Il convegno aveva anche lo scopo di mettere in luce gli sconfinamenti verso la fantascienza e dunque verso i mondi possibili e potenziali che l’intelligenza artificiale potrebbe, o non potrebbe, schiuderci nel futuro.
Introducendo i lavori Simone Arcagni, che è stato organizzatore dell’evento, ha sottolineato la capacità dell’intelligenza artificiale di narrare, di darci una visione del mondo e della nostra società, e ha definito questa nuova tecnologia come la logica del nostro tempo.
La definizione riprende gli studi di due filosofi: Bernard Stiegler, che ha parlato del digitale come di qualcosa che è andato a costituirsi nella società nella forma di un linguaggio, ossia un metodo per conoscere il mondo; e Alexander Galloway, che nel suo libro Gaming afferma che i videogame, soprattutto quelli partecipati con algoritmi, non sono solo un prodotto di intrattenimento ma rappresentano la maniera in cui l’essere umano oggi capisce la logica del suo tempo.
Durante il convegno è stata inaugurata anche Obiettivo, un’opera d’arte basata sull’intelligenza artificiale e definita come datapoietica (ecco la pagina dedicata al progetto). Obiettivo si compone di 19 lastre di plexiglass trasparente incise disposte in successione.
Le incisioni, viste nel loro insieme, disegnano la sagoma di un essere umano sdraiato su una panchina. Una luce rossa alla base di ogni lastra rende visibili le incisioni e il disegno complessivo. Il rosso è inteso come colore di allarme: infatti rappresenta le persone in condizioni di povertà estrema nel mondo e non si spegnerà finché il loro numero non scenderà sotto le 500.000.
La frequenza di oscillazione della luce è direttamente proporzionale al numero di esseri umani in povertà estrema e si aggiorna continuamente. Obiettivo è definito come un oggetto totemico, ossia un oggetto in grado di attirare attenzione e sensibilizzare, riportando al centro del nostro sguardo un senzatetto che dorme su una panchina.
Obiettivo ci fa riflettere dunque sul valore empatico che può avere l’arte legata all’intelligenza artificiale, per sensibilizzare su alcuni nodi problematici del nostro tempo.
Obiettivo rientra in una visione dell’intelligenza artificiale legata al mondo dell’arte che sta emergendo fortemente negli ultimi tempi, che consiste nel lavorare affinché la società creata dal digitale sia un posto dove si sta meglio, dove l’esperienza della vita sia migliore rispetto a come era nel passato.
Per questo motivo si sta puntando a costruire algoritmi di intelligenza artificiale che permettano all’utente di avere un’esperienza positiva a tutto tondo, che consideri il progresso non solo dal punto di vista tecnico, ma che sia in grado di migliorare tutti gli aspetti della vita degli esseri umani.
In questo proposito pare molto produttivo il confronto con l’arte: dovremmo considerare l’intelligenza artificiale come l’arte, ossia come qualcosa che punta a rendere la vita migliore da tutti i punti di vista.
Uno dei primi a proporre questa linea human-oriented dell’intelligenza artificiale è stato Ge Wang, musicista e ricercatore presso Stanford University. Artful Design. Technology in search of the sublime di Ge Wang è un comic book che nasce con lo scopo di presentare alcune nuove applicazioni della tecnologia alle arti (con esempi principalmente dalla musica) e che sposta l’attenzione dalla tecnologia come strumento di progresso economico alla tecnologia come strumento di creazione estetica, come ricerca del sublime.
Questo ci dice che l’intelligenza artificiale, nella sua applicazione alle arti, può avere un effetto positivo diretto sulla vita delle persone che va oltre il fattore economico e che si manifesti anche in un miglioramento relativo alla sfera emozionale e affettiva. Tali effetti andrebbero però verificati, bisognerebbe cercare di capire se – al di là delle dichiarazioni di intenti – l’intelligenza artificiale riesca effettivamente (dati alla mano) a svolgere il compito che Wang le affida.
La domanda da cui parte Ge Wang è: in che modo la tecnologia può rendere le nostre vite più ricche di significato? In questo processo appare molto significativo il concetto di human-in-the loop, che consiste nel trovare il giusto bilanciamento tra automazione e interazione umana. Questo si ricollega alla questione etica dell’intelligenza artificiale: come vogliamo convivere con l’intelligenza artificiale e in quale modo vogliamo utilizzarla?
A questo tema Ge Wang dedica anche un articolo, dal titolo Humans in the Loop. The Design of Interactive AI Systems, in cui affronta da un punto di vista etico il rapporto tra arti e intelligenza artificiale, sottolineando i vantaggi dell’intervento umano nel processo di conduzione dell’intelligenza artificiale.
Ge Wang ci presenta l’esempio dell’app Ocarina, con la quale è possibile suonare musica tramite lo smartphone come se fosse uno strumento musicale. Ocarina presenta anche una dimensione sociale: l’utente può ascoltare quello che le altre persone stanno suonando in tutto il mondo.
Questa visione coincide con quella che l’informatico statunitense Mark Weiser ha definito Calm Technology, una tecnologia in grado di creare tranquillità, non solo benessere a livello economico.
Ocarina è una tecnologia che non risolve problemi e non crea ricchezza, ma che può generare tranquillità e migliorare la qualità della vita delle persone. In questa prospettiva possiamo dunque trovare un punto di incontro produttivo tra la tecnologia e le arti e un modo per rendere l’innovazione più sostenibile e più inclusiva: la ricchezza prodotta dalla tecnologia può essere infatti solo per pochi, mentre una tecnologia che punti a sensibilizzare e a migliorare la qualità della vita a livello emotivo può giovare a molti.
[In collaborazione con Daniel Raffini]