L’arcipelago portoghese delle Azzorre è uno dei luoghi più remoti al mondo: un paradiso naturale che si estende per circa 600 km nel mezzo dell’Oceano Atlantico, a 1500 km dalla costa europea, a due ore e mezza di volo da Lisbona, e a 1900 km dalla costa canadese.

Un luogo dove regna vento perenne e dove, anche se le escursioni termiche giornaliere non sono mai eccessive grazie agli effetti mitigatori dell’Oceano, non è mai facile fare le previsioni metereologiche, perché il tempo è troppo variabile.

Qui nasce l’anticiclone che influenza in maniera molto importante il nostro clima, soprattutto durante la stagione invernale e quella estiva.

Le Azzorre sono un arcipelago di origine vulcanica formato da nove isole principali divise in tre gruppi (quello centrale di Terceira, Graciosa, São Jorge, Pico e Faial, l’orientale di São Miguel e Santa Maria e l’occidentale di  Flores e Corvo), ed è una delle due regioni del Portogallo dotata di un governo autonomo, la Regione Autonoma delle Azzorre.

L’essere una Regione Autonoma garantisce ai suoi abitanti la tutela della loro identità e dei loro valori e il mantenimento delle proprie tradizioni sociali e culturali.

Dal punto di vista amministrativo le Azzorre sono una delle cinque regioni ultraperiferiche (territori appartenenti all’Unione europea ma situati al di fuori del continente europeo) riconosciute nel 2017 dall’Unione Europea.

Al fine di proteggere questi splendidi ed unici paesaggi vulcanici, formati da coni e cupole, crateri e laghi vulcanici, caverne, grotte e sorgenti termali, il governo ha intrapreso una serie di azioni preventive affinché il turismo possa crescere in modo sostenibile, fornendo benefici sociali ed economici a lungo termine a tutte le comunità locali.

Grazie a queste politiche di difese degli equilibri ambientali dal marcato carattere lungimirante e innovativo, negli ultimi anni, infatti, si è registrato un incremento del flusso turistico, facilmente desumibile dal consistente aumento dei voli diretti dagli Stati Uniti e dall’Europa verso la capitale delle Azzorre, Ponta Delgada.

Con il passare del tempo e sopratutto in alta stagione, infatti, le Azzorre, e in particolare le isole di Sao MiguelSanta Maria e Faial, sono diventate meta di turisti che, oltre a prediligere vacanze all’insegna della tranquillità, sono alla ricerca di un contatto autentico e profondo con una natura possibilmente ancora in buona parte incontaminata e bellissimi percorsi di trekking, come ci racconta l’ottimo libro Azzorre paradiso del trekking di Marco Crisafulli.

Negli ultimi anni, inoltre, c’è stata un trend che ha visto molti italiani pensionati trasferirsi in Portogallo e nelle sue isole, soprattutto per una serie di detrazioni fiscali applicate ai nuovi pensionati  residenti non abituali, come racconta il film Lontano Lontano.

Il turismo delle Azzorre, se paragonato a quello di altre mete più popolari, risulta comunque più limitato e meno invadente, e ciò è dovuto non solo al fatto che le Azzorre sono ancora  poco conosciute, ma soprattutto all’operato del governo locale che negli ultimi anni per frenare l’overtourism, il sovraffollamento turistico, ha avviato delle azioni preventive per contrastarlo.

L’economia dell’arcipelago è fondamentalmente basata sull’agricoltura, ma rivestono particolare importanza anche l’allevamento di bestiame, la produzione di latte e derivati e la pesca.

Con riferimento all’agricoltura va sottolineato come nell’arcipelago, grazie al particolare clima umido e temperato, tutti i tipi di verdura e frutta trovano condizioni ottimali per la loro coltivazione,  anche quelli considerati esotici.

Fra questi ultimi un’attenzione particolare va riservata al prodotto che più di tutti gli altri è diventato il simbolo del paese: l’Ananas delle Azzorre, frutto a Denominazione di Origine Protetta (DOP), prodotto esclusivamente nell’isola di São Miguel dalla famiglia Arruda.

La coltivazione dell’ananas, importato dal Brasile, fu introdotta a S. Miguel tra gli anni Quaranta e Cinquanta dell’Ottocento, divenendo nel giro di un secolo uno dei frutti più graditi  commercializzati in Europa.

La prima esportazione di ananas dalle Azzorre sembrerebbe risalire al novembre del 1864 in direzione Inghilterra, dove si racconta che il frutto fosse presente anche ai banchetti della regina Vittoria. Negli ultimi anni la produzione annuale di ananas ha oscillato fra le 700 e le 1000 tonnellate, e ha visto impegnati circa 230 produttori.

La coltivazione dell’ananas passa attraverso un processo lungo e laborioso che dura circa due anni, ed è costituito da un insieme di tecniche che, oltre a garantirne la qualità, seguono un metodo di agricoltura tradizionale e sostenibile, senza utilizzo di prodotti chimici, pesticidi e insetticidi.

La produzione di ananas avviene all’interno di serre in terreni adeguatamente inumiditi, per questa ragione nei mesi caldi le piante devono essere annaffiate con molta frequenza.

Durante tutto il processo di coltivazione un’attenzione particolare viene dedicata alla rimozione delle erbacce mediante un processo eseguito manualmente chiamato sarchiatura, in quanto la loro crescita potrebbe interferire con il regolare sviluppo dell’ananas.

Per rendere l’intero processo produttivo ancora più sostenibile, le serre sono predisposte per catturare l’acqua piovana che viene immagazzinata in vasche interne ed esterne in modo che possa essere successivamente utilizzata per l’irrigazione. L’applicazione di questa tecnica, però, a causa di un clima molto instabile che si registra da alcuni anni  sull’isola di São Miguel, sta andando incontro a qualche difficoltà.

È con il dolce sapore di questo frutto, gustato poco prima della partenza, e con una sensazione ancora viva dei tanti momenti di grande benessere fisico e mentale vissuti che ho salutato le Azzorre.

Le esperienze fatte durante il mio soggiorno hanno rafforzato in me la convinzione di quanto benessere individuale e complessivo possa derivare dalla capacità delle comunità locali di salvaguardare nei loro territori i secolari equilibri tra uomo e natura, mediante politiche di gestione delle risorse che mirino con lungimiranza all’equilibrio tra identità culturali, economia sostenibile e diversità ecologica.

Alle isole Azzorre, vista l’importanza che il turismo, con flussi sempre più consistenti, ha assunto negli ultimi decenni, il mantenimento di tali equilibri non può prescindere da una rigorosa regolamentazione dei rapporti fra attività turistica e natura. 

Nelle Azzorre, grazie alla intelligenza e alla determinazione della popolazione e dei governanti, che ho avuto modo di verificare costantemente nei miei contatti con la gente, è stata realizzata una felice alchimia fra l’esigenza di garantire un adeguato livello di benessere economico della comunità  e quella di preservare la bellezza dei luoghi.

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