Quando si chiude un anno e se ne apre un altro è sempre una corsa al bilancio di ciò che è appena passato e ai buoni propositi per ciò che verrà. E di per sé non c’è nulla di male nel fare un recap di quello che è stato e nel porsi obiettivi per il prossimo futuro, se non fosse che, come ormai quasi per tutto, ci si approccia a questi ragionamenti con ansia mostrandoli al mondo e mettendosi di fatto in condizioni di essere giudicati o di effettuare confronti con la vita degli altri.

Ora, per chi vive una vita equilibrata, senza disregolazioni emotive, che non paga l’eccessiva sensibilità o il costante senso di inadeguatezza questo non sarebbe un problema, ma non è per loro neppure questo blog.

Ansia, la pressione dell’ideale perfezione

Questo blog, e questo articolo, è per quelli che invece soffrono la pressione dell’ideale di perfezione che ci viene raccontato, si sentono costantemente non all’altezza di una vita che, almeno per come la vedono loro, per tutti gli altri è semplice, non sopportano la pressione degli obiettivi da raggiungere e fuggono come la peste l’idea di fallimento, entrando prima ancora che l’anno sia addirittura iniziato, già nell’ottica del sarà un anno terribile.

E questo mood si ripete ogni anno: il 31 dicembre ci guardiamo indietro e pensiamo che avremmo potuto fare di più, che siamo sbagliati, che i nostri problemi di salute mentale ci privano di un sacco di cose, che in fondo non abbiamo raggiunto nessun traguardo, che il resto del mondo intorno a noi corre mentre noi siamo rimasti fermi. Il 1 gennaio ci svegliano caricando questo nuovo anno di aspettative, nonostante continuiamo a ripeterci che falliremo, aggiungendo di anno in anno i buoni propositi irrealizzati delle precedenti liste, appesantendo sul nascere quello che dovrebbe essere un giorno come un altro e trascinando questo macigno per i 365 giorni successivi.

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E allora come fare a alleggerire un po’ questa sensazione di costrizione nel dover per forza realizzare mille progetti spesso neanche realizzabili e addirittura neppure realmente desiderati?

Ridimensioniamo i nostri progetti

Innanzitutto ridimensionando i nostri progetti. Non sempre è necessario immaginarci la perfezione alle volte basta scegliere degli obiettivi semplici e a breve termine per essere certi di portarli a compimento, almeno all’inizio dell’anno. Iniziare a spuntare in maniera semplice qualche voce della lista ridimensiona il nostro senso di incapacità e ci permette, soprattutto a livello mentale, di aumentare il nostro grado di sicurezza per provare ad approcciare un proposito più difficile.

Per usare questo metodo però è necessario che il primo vero traguardo da raggiungere è quello di accettare le nostre paure, di smettere di sentirci sbagliati, di vivere con i nostri disturbi più o meno gravi, più o meno patologici, di essere onesti con noi stessi e con gli altri e di spiegare che alcuni obiettivi non siamo, al momento, in grado di raggiungerli che stiamo lavorando per riuscirci e che se gli altri ci riescono buon per loro ma questo non toglie nulla a chi non ce la fa.

Quando parliamo di buoni propositi si innesca quella che i professionisti chiamano ansia anticipatoria, ed è proprio per questo che il consiglio al termine di questo articolo è un libro di Roberto Morelli dal titolo “Superare l’Ansia Anticipatoria: Una guida pratica per eliminare l’indecisione cronica, liberarsi dai pensieri catastrofici e godersi la vita senza farsi divorare da paure irrazionali”. Un libro che fornisce una tabella di marcia chiara per aiutare il lettore a cambiare radicalmente il proprio rapporto con l’ansia, non limitandolo alla semplice gestione, in modo da poter vivere una vita più piena, felice e significativa.

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