A quattrocento anni dalla nascita di Carlo Maratti (a volte trascritto come Maratta) (Camerano 1625 – Roma 1713), uno dei protagonisti assoluti del Seicento italiano, Palazzo Barberini apre le porte a una mostra imperdibile: Carlo Maratti e il Ritratto. Papi e Principi del Barocco Romano. Dal 6 dicembre 2024 al 16 febbraio 2025, le Gallerie Nazionali di Arte Antica accolgono un evento che getta una nuova luce sulla produzione ritrattistica del grande pittore marchigiano, svelandone il ruolo di arbitro del gusto artistico nella Roma barocca.

Curata da Simonetta Prosperi Valenti Rodinò e Yuri Primarosa, la mostra rappresenta un’opportunità unica per ammirare opere straordinarie, alcune delle quali restaurate per l’occasione o mai esposte al pubblico. Si tratta di un viaggio nella Roma secentesca, tra papi, cardinali, nobildonne e intellettuali, raccontati con la maestria di uno dei più raffinati narratori visivi del suo tempo.

L’equivoco tra Maratti e Maratta

È un errore storico che nasce probabilmente da una combinazione di fattori linguistici e culturali che potremmo attribuire al dialetto marchigiano, (il pittore era infatti originario di Camerano, nelle Marche), dove il dialetto e l’uso del suffisso “-a” per i cognomi maschili non era insolito. Questo potrebbe aver portato a una variante popolare o locale del suo cognome, trasformando Maratti in Maratta.

Non dimentichiamo anche che nei documenti storici o negli scritti eruditi dei secoli passati, i cognomi venivano spesso trascritti in modo impreciso. Le variazioni ortografiche non erano rare, soprattutto nei nomi meno comuni o in ambiti dove la standardizzazione linguistica non era ancora consolidata. Inoltre durante il Seicento, era frequente latinizzare o italianizzare i nomi per adattarli agli ambienti intellettuali o religiosi. La variazione del cognome di Carlo Maratti in “Maratta” è stata oggetto di discussione tra gli studiosi. Secondo Nicholas Hall, la forma “Maratta” potrebbe derivare da una corruzione francese del nome, trasformato in “Le Maratte” in seguito al successo dell’artista presso Luigi XIV. Nonostante questa confusione, nei documenti ufficiali e nelle firme delle sue opere, l’artista si è sempre identificato come Carlo Maratti. La forma “Maratta” rimane dunque un errore storico o una variante non ufficiale, ma radicata in alcune tradizioni o pubblicazioni.

Maratti: il ritrattista della corte romana

Pur essendo noto principalmente per i suoi capolavori di soggetto sacro e per le decorazioni monumentali nelle chiese di Roma, Carlo Maratti fu anche un ritrattista di fama europea. Con straordinaria abilità tecnica e una profonda capacità introspettiva, l’artista riusciva a catturare l’essenza dei suoi soggetti, coniugando realismo e ideale classico. I suoi ritratti non erano semplici effigi: ogni dettaglio, dagli oggetti scelti con cura agli abiti sontuosi, contribuiva a raccontare il rango, il carattere e le ambizioni dei protagonisti.

Tra i capolavori in mostra spiccano il Ritratto di papa Clemente IX Rospigliosi (1669), proveniente dalla Pinacoteca Vaticana,

e il maestoso Ritratto del principe Maffeo Barberini (1670-1671 circa). L’esposizione propone inoltre un affascinante dialogo tra Maratti e Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, accostando le loro rappresentazioni del pontefice Clemente IX per esplorare le contrapposizioni stilistiche tra classicismo e barocco.

Volti e storie di una Roma barocca

La mostra guida i visitatori attraverso un universo di volti e storie che raccontano la Roma barocca in tutta la sua ricchezza.

Tra i protagonisti delle opere esposte troviamo personalità di primo piano, come il cardinale Antonio Barberini e il granduca Cosimo III de’ Medici, ma anche figure più intime, come Giovan Pietro Bellori, amico e alter ego intellettuale di Maratti.  

Bellori, teorico dell’arte e autore di una celebre raccolta di biografie, fu ritratto dall’artista in un’opera che celebra la nascita di una nuova idea di Bello, fondata sul culto dell’antichità classica.

Non mancano poi ritratti di donne, come quello di Maria Maddalena Rospigliosi Panciatichi, dipinta con un abito sontuoso che ne esalta grazia e raffinatezza.

Un omaggio al genio di Carlo Maratti

La rassegna non si limita a celebrare il talento pittorico di Maratti, ma ne esplora anche il ruolo cruciale nella definizione del gusto artistico della sua epoca. Grazie alla sua bottega, l’artista consolidò il primato del classicismo sulla scena capitolina, rappresentando un punto di riferimento per artisti, committenti e intellettuali per oltre mezzo secolo.

Tra i pezzi più suggestivi spicca l’Allegoria della Pittura, in cui la figlia Faustina presta il volto a una sofisticata personificazione dell’arte,

e il Ritratto del magistrato Ercole Ronconi, che colpisce per la virtuosistica resa del pizzo e l’espressività naturale del soggetto.

Un invito a scoprire il Maestro

Questa mostra non è solo un omaggio a uno dei massimi interpreti del Seicento, ma anche un’occasione per riscoprire il fascino di un’epoca in cui arte, potere e cultura si intrecciavano in modo indissolubile. Le sale di Palazzo Barberini offrono uno scenario ideale per immergersi nel mondo di Carlo Maratti, maestro della narrazione visiva e testimone di un’età d’oro della pittura italiana.

Non perdete l’opportunità di lasciarvi incantare da questi capolavori senza tempo. Carlo Maratti e il Ritratto vi aspetta fino al 16 febbraio 2025 a Palazzo Barberini, nel cuore di Roma, per un viaggio indimenticabile nell’arte e nella storia.

per approfondire

Carlo Maratti (1625-1713). Tra la magnificenza del Barocco e il sogno d’Arcadia. Dipinti e disegni. Ediz. critica

Carlo Maratti (1625-1713). Eredità ed evoluzioni del classicismo romano.

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