A Milano, fino al 5 Aprile 2024, nella Galleria d’Arte CarloCinque Gallery, saranno esposte trentacinque opere di Wainer Vaccari: 35 ”Capricci”. Si tratta di trentacinque dipinti a olio su tela, tutti della stessa dimensione, quaranta centimetri per trenta, realizzati durante il 2023 e appositamente creati per l’esposizione affinché potessero trovare un’equilibrata collocazione nello spazio della Galleria. Le opere, eseguite in successione, hanno dato vita ad una narrazione per immagini a episodi, la composizione di un sistema poetico di regole formali che l’integrazione creativa di Vaccari ha fuso con il messaggio.

CarloCinque Gallery

Ho conosciuto Wainer Vaccari a Milano nel 1992 quando la sua pittura venne definita tecnica, di stile e d’invenzione. Il periodo di creatività in cui l’idea fu tradotta in purezza pittorica, espressione di

“una sorprendente pulizia, una naturalezza, una felicità che non cede ne a compiacimenti ne a citazioni”.

Rimasi folgorata e ammutolita dalla dolcezza assoluta di quelle opere in grado di infondere nell’anima una serenità disarmante; di fronte agli occhi, finalmente, c’era una bella pittura dove perdersi con lo sguardo, abbandonarsi all’emozione del colore, innamorarsi di quella tecnica assolutamente perfetta fatta di invenzioni che sono capricci e divertimenti di un artista già molto amato nel panorama contemporaneo italiano e tra i pochi che sappiano davvero dipingere.

Wainer Vaccari, Capriccio 7, 2023, olio su tela, Al. 40 x La. 30 cm.

Wainer Vaccari, il percorso formativo

Wainer Vaccari, nel suo percorso formativo, guardò al tedesco Christian Schad (Miesbach, Germania, 21 Agosto 1894 – Keilberg, Germania, 25 Febbraio 1982), Wilhelm Heinrich Otto Dix (Gera, Germania, 2 Dicembre 1891 – Sigen, Germania, 25 Luglio 1969) il massimo esponente della – Neue Sachlichkeit – Nuova Oggettività e a Pieter Frans Christiaan Koch, meglio conosciuto come Pyke Koch (Nimega, Paesi Bassi, Olanda, 15 Luglio 1901 – Wassenaar, Paesi Bassi, Olanda 27 Ottobre 1991) uno dei principali rappresentanti del Realismo Magico.

Dall’osservazione delle opere di quegli artisti, nel tempo, si delineò sempre più una personale pittura dove

“le fonti della nuova oggettività si contaminavano attraverso memorie accademiche e della pittura surrealista“.

CarloCinque Gallery

Nel periodo successivo, invece, dato che le opere del Maestro non si disgregarono sotto la lettura analitica anche del critico più informato, anzi alla conclusione di ogni processo d’indagine dei suoi meccanismi espressivi, integrati nell’insieme, la continua visibilità dell’opera fu considerata fondamentale per una comprensione più completa, Vaccari rivolse il suo interesse, merito della profonda conoscenza della pittura e della vivace fantasia esecutiva, alla sperimentazione di nuovi linguaggi.

Per le assonanze dei colori, delle proporzioni, delle prospettive, e nell’indagine dell’equilibrio formale della tradizione rinascimentale (nella prima affermazione di una moderna coscienza soggettiva), il Maestro attinse all’arte del passato che permise alla sua pittura di raccontare, illustrare l’azione degli avvenimenti nelle calibrate disposizioni degli effetti dei volumi. I mezzi tecnici, uniti ai richiami degli aspetti della cultura di ogni tempo, tessuto da cui emerge il significato del dipinto, saranno i dati che, per accedere ad una più approfondita comprensione dell’opera, andranno associati a quelle chiavi interpretative in grado di scoprire i procedimenti formali e i mezzi espressivi che integrati nel messaggio ne costituiscono la scelta ideologica.

Wainer Vaccari, Capriccio 9, 2023, olio su tela, Al. 40 x La. 30 cm.

Spesso i suoi protagonisti sono i folli, rappresentati nella loro serietà di personaggi seri e concentrati perché seria e concentrata è la follia, stravaganti al punto da non rispondere a nessuna delle regole fino a questo punto acquisite, ma a una teoria dell’idea di bellezza e diletto che continua ad essere assolutamente personale, nell’indispensabile razionalizzazione della natura dal proprio pensiero all’energia dei corpi.

Ritengo sia ancora attuale l’affermazione di un noto critico d’arte italiano:

Vaccari ha liberato l’arte dalla noia
sostituendole la sua primaria e seria funzione
di supremo divertimento”.

Un universo espressivo da sperimentare con gli occhi

Ed è ancora così, per riflettere sulla condizione umana in una modalità apparentemente giocosa, in un tempo sospeso, sottratta all’inflazione visiva che allontana, anziché avvicinare, dalla comprensione dell’opera. Nei 35 Capricci il mondo è un palco dove l’essere umano si muove sotto le luci del teatro/mondo, spazio di un movimento in cui la luce definisce ritmi armonici di un’invisibile reso visibile, enigmi di un universo espressivo da sperimentare con gli occhi per catturare le impressioni di quelle forme comunicative di fughe, tradimenti o evasioni dalla rigidità del messaggio.

Wainer Vaccari, Capriccio 33, 2023, olio su tela, Al. 40 x La. 30 cm.

La luce diviene strumento orchestrale i cui crescendo o diminuendo si conformano allo spazio dipinto come fosse l’intero palcoscenico, dove la successione di luminosità si comporta come una scala di sonorità che si accentua o affievolisce e dove l’assenza di luce corrisponde al silenzio.

Che meraviglia quei personaggi di lievi espressioni e movimenti che appartengono ad una sola forza psichica nei luoghi dove viene data ai colori, alle superfici, alle linee e ai corpi la possibilità di manifestarsi. Non è loro intenzione produrre effetti, essere belli o evocare stati d’animo, in verità nessun elemento si palesa e dipende dall’altro, nemmeno la luce.

Attraversando i 35 Capricci, ci accorgeremo di osservare momenti che non riguardano un istante soltanto ma istanti vissuti a tutte le ore, sia di fronte a una tela o ad un testo, alla finestra, all’angolo di una strada, sulla terra, in una casa, prima di un grande salto; tutti sono in all’erta, sospesi sulla soglia dove l’inquietudine anima le ombre, la solitudine non trova ascolto e ciò che è gioia è una pietra preziosa incastonata nella vita.

Wainer Vaccari, Capriccio 35, 2023, olio su tela, Al. 40 x La. 30 cm.

E’ certo però che le tracce vanno confuse

Per cui, in un linguaggio pittorico che stimola l’immaginazione oltre il visibile, l’artista obbliga a indugiare per riflettere, in un corpo a corpo con la pittura, nei meravigliosi abbandoni dei piccoli personaggi, a terra, sollevati o manipolati; espressione del segreto della loro forza, e della dolcezza dell’altro, che impone riguardo.

Vaccari lavora sulla temeraria fiducia nell’altro, sull’amore con cui amiamo, siamo amati, o su quello accogliente in grado di darci conforto nel triste destino delle prove che la vita ripresenta continuamente e che si palesano d’improvviso appena svoltato l’angolo. I suoi scavi, le sfide gravitazionali, le riflessioni sulla rigenerazione, le teorie di piccoli esseri umani, i giochi di scala, certe esplosioni, sono potere immaginativo ed energia creativa nella scelta dei temi e del colore. Il calcolo preciso è il mezzo con cui, nella pittura dell’artista si manifestano sia le regole della realtà in cui i personaggi sono inseriti che le loro emozioni.

Wainer Vaccari, Capriccio 30, 2023, olio su tela, Al. 40 x La. 30 cm.

Il delicato equilibrio di una narratività dalla trama di sofisticati rimandi mi permette di citare, in chiusura a queste brevi considerazioni, l’affermazione scritta nel 1637 da Rembrandt Harmenszoon van Rijn (Leida, Paesi Bassi, Olanda 15 Luglio 1606 – Amsterdam, Paesi Bassi, Olanda, 4 Ottobre 1669) a Costantin Huygens (L’Aia, Paesi Bassi, Olanda, 4 Settembre 1596 – L’Aia, Paesi Bassi, Olanda, 28 Marzo 1687), per riunire le espressioni artistiche di un’organizzazione visuale rispondente a precise regole di calcolo:

Quando la luce proviene dall’esatto angolo visuale,
il dipinto acquista una naturale intima emozione.”

Quella di Vaccari è pittura di una lunga vicenda umana pensata e raccontata in storie silenziose attinte dalle profondità insondabili della memoria dalla quale, tuttavia, emergono schemi strutturali di comportamento e sentimento mostrati programmaticamente trasversali nei personaggi misteriosi che sembrano aver attraversato secoli e culture per poi ricomparire in forme nuove. Del resto i moti furono sempre l’enigmatico punto di contatto tra l’anima e il corpo, la sfida alla costituzionalità e spazialità delle arti figurative e nello stesso tempo chiave per aprire le porte dell’interiorità e per svelare le motivazioni profonde di quel movimento.


La pubblicazione delle immagini fotografiche in questo articolo della Rivista Digitale ReWriters è stata autorizzata dal Dott. Vittorio Giambusso Assistente della Galleria CarloCinque.

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