Uno degli argomenti più affascinanti dell’etologia è senza dubbio quello della migrazione degli animali, che ci mostra come l’adattamento delle varie specie non riguardi solo la correlazione a un certo stile e ambiente di vita, ma altresì il legame profondo della fisiologia con i cicli che caratterizzano il nostro pianeta.

Potremmo dire che all’interno del bioritmo animale, fatto di andamenti endocrini e attivazioni nervose, si cela un orologio biologico che detta le diverse fasi del comportamento di una specie, in stretta relazione con i fenomeni temporali presenti nell’area geografica dove essa risiede. Scopriamo, così, perfetti sincronismi con le maree, le correnti oceaniche, i cicli stagionali, le grandi piogge e i momenti di siccità, lo scioglimento dei ghiacciai e via dicendo. In molti casi si tratta di veri e propri appuntamenti cui la sopravvivenza di una specie è legata a doppio filo, come il sostentamento degli orsi con i loro piccoli e la migrazione dei salmoni.

Gli spostamenti in massa di molte specie hanno lo scopo di raggiungere le aree più ricche di nutrienti durante il periodo della riproduzione e di guadagnare zone meno esposte ai rigori dell’inverno o della siccità. Il tutto è in relazione agli andamenti ciclici che caratterizzano la Terra e il suo rapporto con il Sole e la Luna. Possiamo dire, pertanto, che gli andamenti astrali sono iscritti all’interno del patrimonio genetico delle specie per essere poi tradotti nel comportamento.

La migrazione, evento spettacolare

Le migrazioni degli uccelli rappresentano uno degli eventi più spettacolari della natura, sia per il gran numero di esemplari che coinvolge, con tempistiche regolative di estrema precisione, sia per l’organizzazione geometrica e orientata dello stormo, due aspetti che da sempre hanno stupito e incuriosito gli ornitologi.

Tra i libri più interessanti nell’analisi dell’evoluzione del comportamento migratorio e delle basi genetiche e fisiologiche di questo fenomeno, voglio ricordare un classico, La migrazione degli uccelli di Peter Berthold (Bollati Boringhieri, 2015) che ci mostra nei minimi dettagli i diversi meccanismi che regolano le differenti forme di spostamento degli uccelli. L’autore, professore emerito presso l’Università di Costanza, ha dedicato tutta la sua ricerca proprio alla comprensione di questo fenomeno, utilizzando metodologie di analisi all’avanguardia.

Un altro saggio che non può mancare nella biblioteca di chi si occupa di migrazioni nel mondo degli uccelli è In volo sul mondo di Scott Weidensaul (Raffaello Cortina Editore, 2021) che si sofferma ad analizzare le strategie ornitologiche per prevenire la disidratazione, per mantenere le riserve energetiche senza assumere cibo e per orientarsi sfruttando il campo magnetico terrestre.

La migrazione degli uccelli

Gli uccelli circumnavigano il globo volando per migliaio di chilometri, sorvolando oceani e catene montuose senza mai posarsi e seguendo autostrade a noi invisibili. Ogni anno al fiorire della primavera, tra la fine di marzo e i primi quindici giorni di aprile, i nostri parchi cittadini cambiano il loro aspetto, non solo per lo sbocciare dei fiori e la freschezza dei toni di verde ai primi germogli, ma anche perché è l’insieme sonoro a modificarsi, arricchendosi delle armonie di un variegato popolo alato che giunge alle nostre latitudini per la riproduzione.

Ecco, allora, che verzellini, verdoni, cardellini, rondini e rondoni con i loro insistenti canti territoriali e di corteggiamento ci suggeriscono le note che proustianamente fanno emergere in noi i ricordi dell’infanzia. Il viaggio per molte specie si ripete come di consuetudine con una precisione incredibile, rappresentando per queste specie di esilissima taglia un’impresa fisiologica quasi al limite delle possibilità.

La progressiva diminuzione degli uccelli migratori

Eppure ogni anno questa magia si ripete, anche se dobbiamo purtroppo rilevare una progressiva diminuzione in termini di entità numeriche. Nell’ultimo decennio le rondini sono diminuite in Europa del 40% a causa delle pratiche agricole industriali e all’uso dei prodotti chimici. D’altro canto tutti gli uccelli migratori hanno subito drastiche diminuzioni negli ultimi decenni, causa la deforestazione, la parcellizzazione e frammentazione degli habitat, la caccia illegale, l’urbanizzazione. Le fonti alimentari di questi uccelli, infatti, sono oggi assai compromesse, si tratti d’insetti o di piante selvatiche, come peraltro le fonti d’acqua.

Esistono poi i numerosi rischi legati alle collisioni con strutture antropiche, al disorientamento causato da luci artificiali e campi magnetici, alle vetrate dei palazzi e dei grattacieli che rappresentano uno dei più importanti problemi d’impatto. Anche i cambiamenti climatici stanno avendo una ricaduta negativa sulle migrazioni, modificando i tempi in cui molte specie iniziano il loro viaggio, cambiando le rotte e spostandole sempre più al nord o nelle aree montuose. Si modificano, così, gli areali di riproduzione, non solo alterando i momenti di disponibilità alimentare e idrica, ma altresì interrompendo quegli appuntamenti scritti nella genetica di una specie e mettendola a serio rischio di estinzione.

Si è visto, tra l’altro, che le migrazioni primaverili verso i luoghi di nidificazione si sono anticipate di circa 3 giorni per ogni decennio. Questo produce in molti casi un vero e proprio disaccoppiamento tra l’arrivo ai siti riproduttivi e le risorse disponibili in quel particolare momento, in termini di acqua e foraggiamento, cosicché questi uccelli si trovano in grosse difficoltà, essendo già esauriti a causa dello sforzo del lungo viaggio.

In Europa un quarto delle specie presenti mostra già d’aver subito in modo negativo l’impatto dei cambiamenti climatici. La maggior parte degli habitat coinvolti nella migrazione degli uccelli sono in fase di profonda ridefinizione a causa dei cambiamenti climatici, e molti studiosi arrivano a ipotizzare per il 2050 una drammatica crisi che coinvolgerebbe l’80% delle specie di uccelli.

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