Amo scrivere di film visti, ancor di più se lontani nel tempo. Cerco di dare visibilità a quei gioielli della produzione cinematografica del passato che hanno ancora molto da raccontare, anzi spesso sono attualissimi. Come in un gioco di scatole cinesi la più piccola e nascosta è quasi sempre la più intrigante. Lo stesso può funzionare anche per il cinema, motivo per cui dei vari contenitori/generi privilegio scandagliarne i fondali, accarezzare i brividi della paura e ammirare le ombre piuttosto che rimanere abbagliata dalle luci.

La paura è un’emozione di pancia. Un sentimento primitivo, istintivo, impulsivo.
Dal terrore si fugge ma talvolta l’unico antidoto, più che l’allontanamento, può risultare essere la condivisione, magari in una sala cinematografica. La proiezione del turbamento prende forma sulla pellicola, diviene manifesto. MOSTRATO.
Ed ecco le origini del mostro (nel senso più etimologico) che incarna il male e al contempo lo alimenta, fino al momento in cui sarà sconfitto. E con la vittoria su di esso ne segue la liberazione dalla paura, catarsi che ha necessariamente bisogno del suo medium.

Il gioco di parole su quest’ultimo termine ci serve su un piatto d’argento la correlazione con la settima arte. Dal latino medium, mezzo è una persona che sostiene di poter operare come intermediario tra vita e morte con supposte entità soprannaturali, il cinema per il creatore e il fruitore è quello strumento, quel tramite che permette di veicolare emozioni, paure, fantasie, ma anche raccontare storie e raccontare la storia, descrivere luoghi lontani, dare forma alla mitologia, incarnare le tradizioni e dalla fine degli anni ’20 far sentire i colori dei suoni e delle lingue.

Seguendo la tassonomia ci sarebbe da perdere la testa per il gran numero di mostri che costellano i film nei quasi centoquarant’anni di storia del cinema.
Mi concentrerò sul periodo che precede di ben un secolo l’anno in corso.
Nel 1920 escono alcuni dei titoli più emblematici di sempre: Il gabinetto del dottor Caligari di Robert Wiene, Il Golem – Come venne al mondo diretto da Carl Boese e da Paul Wegener, Il mostro di Frankenstein di Eugenio Testa (film dichiarato perduto) e solo un anno dopo Friedrich Wilhelm Murnau inizierà a girare Nosferatu il vampiro, capolavoro del cinema espressionista tedesco.


Ma cos’hanno in comune un uomo in calzamaglia guidato dal folle Caligari (Cesare il Sonnambulo), una statua d’argilla risvegliata dal rabbino Jehuda Löw per difendere il suo popolo dai soprusi, la creatura nelle mani del mad Doctor Frankenstein ed il diabolico conte Orlok?
Tutti fanno la loro apparizione in un periodo turbolento, affondano le radici in quelli che saranno i prodromi dell’avvento di un regime totalitarista.

Senza ombra di dubbio in queste pellicole si respira il timore di essere manipolati da un grande capo, di essere sonnambuli inconsapevoli delle proprie azioni, di dover difendere il proprio popolo dalle persecuzioni e di misurarsi con un uno spietato succhiasangue avido di potere e vita eterna. Niente è lasciato al caso. Probabilmente gli stessi registi hanno lavorato plasmando i loro mostri non con piena consapevolezza ma con quella preoccupazione di chi si rende conto che i tempi stanno cambiando e purtroppo non in meglio.

Il saggista e filosofo Siegfried Kracauer sottolineava come il film di Wiene sia una sorta di “particolarissima premonizione, in quanto usa il potere ipnotico per piegare al suo volere il suo strumento, tecnica che anticipa, per contenuto e per scopo, quella manipolazione dello spirito [soul] che Hitler per primo esercitò su larga scala. […] Con o senza intenzione, Caligari mostra l’anima che oscilla fra tirannia e caos, di fronte a una situazione disperata: qualsiasi fuga dalla tirannia sembra sprofondarla nel disordine totale. Ne emana, è inevitabile, un’atmosfera d’orrore che invade ogni cosa. Come quello dei nazisti, il mondo di Caligari rigurgita di sinistri presagi, di atti di terrore e di esplosioni di panico”.

Siegfried Kracauer, Da Caligari a Hitler. Una storia psicologica del cinema tedesco, 1947


E oggi questi mostri cinematografici dove si nascondono? Dove si trovano? Da me lo spunto, a voi la ricerca! Forse, passato un secolo di storia tra guerre, genocidi, bombe atomiche, abusi, razzismo e schiavitù, l’essere umano ha conosciuto così tanti mostri da non aver più bisogno di mascherarli per temerli, o forse la maschera dei nuovi mostri si mescola perfettamente nella società.

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