I valori non sono in vendita! Così più o meno tuona Ursula Von Der Leyen.
La sovranità polacca non si tocca! Ruggisce in risposta il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki… un duello (all’ultimo sangue?) vecchio stile che si gioca sulla recente sentenza della Corte costituzionale polacca davvero discutibile secondo i principi di appartenenza all’Unione europea. Questi in sintesi i fatti.

Da un lato l’Ue con la Corte di Giustizia che dichiara la difformità rispetto al Trattato dell’UE della legge polacca di riforma dell’ordinamento giudiziario. La riforma polacca consente, di fatto, che molti giudici vengano nominati e controllati dall’esecutivo e introduce un organismo ad hoc per il trasferimento, la destituzione e il sanzionamento dei giudici interni mettendo così in discussione gli articoli 1 e 19 del trattato sull’Unione Europea, inerenti l’integrazione rafforzata tra gli Stati membri e la superiorità del diritto comunitario sulle leggi nazionali. Dall’altro lato la Polonia rivendica la propria sovranità difendendo la posizione del tribunale costituzionale di Varsavia che dichiara l’incompatibilità dei trattati europei con la Costituzione polacca, sancendo di fatto la superiorità delle leggi interne sul diritto comunitario.

Questo il nodo del confronto, anzi dello scontro, che si è tenuto sul tema fra Ursula Von Der Leyen e Mateusz Morawiecki nell’aula della plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo,

La questione è seria perché una contestazione di questo tipo non era mai avvenuta nella storia dell’Unione. Nessun paese membro dell’Ue a 27 aveva mai messo in discussione un principio cardine come quello della prevalenza del diritto comunitario su quello interno che rappresenta il fondamento stesso dello spirito dell’Unione.

Di fronte alla posizione del primo ministro polacco, che ha usato toni duri e ricattatori e posizioni di sgarbo istituzionale (prolungando il suo intervento fino a 35 minuti ben oltre il limite dei 5 minuti di tempo consentiti), la Von Der Leyen ha risposto in modo fermo evocando il ruolo e i valori europei oltre che il concetto della libertà e della democrazia e la necessità di istituzioni libere e indipendenti.

Lo stato di diritto e i trattati Ue non possono essere messi in discussione da un paese come la Polonia che ha aderito consapevolmente sin dal 2004 all’Ue, e vanno conservati con tutti i mezzi.

Di fronte a questa provocazione della Polonia come può reagire l’Unione europea?

Il rischio è che abbia delle armi un po’ spuntate, sebbene la Von der Leyen sa che le possibili risposte possono essere tre.

L’Unione europea può infatti impugnare la sentenza polacca e dare il via ad una procedura giudiziaria europea, oppure può avviare una procedura di infrazione contro la Polonia, o ancora può decidere di bloccare i finanziamenti europei destinati alla Polonia sulla base del vigente principio di condizionalità rispetto allo stato di diritto, sancito dall’articolo 7 del trattato Ue, blocco che includerebbe sia i fondi del Next Generation EU (NGEU) sia i fondi previsti dalla programmazione ordinaria. Questa terza ipotesi del blocco è quella che probabilmente verrà presa in considerazione dai capi di stato al prossimo consiglio.

La storia spiega il presente

I motivi per i quali la Polonia ha assunto posizioni così dure forse sono anche riconducibili a vari fattori storici.  La Polonia, ex satellite sovietico, è infatti un paese che ha come priorità strategica quella di essere indipendente dalla Germania ed evitare l’influenza della Russia, verso la quale mostra ancora le sue preoccupazioni e vede la totale adesione alle norme dell’Unione Europea come un ostacolo alla strategia di contenimento contro la Russia.

Ma la Polonia ha un bisogno sfrenato dei finanziamenti dell’Ue da cui ha già ricevuto ben 195 miliardi che ha ben utilizzato (per avere un ordine di grandezza è una cifra che si avvicina a quelli che riceverà l’Italia con il NGEU) e riceverà nel corso dei prossimi 6-7 anni oltre 150 miliardi, tra fondi del bilancio ordinario e prestiti a fondo perduto.

Se il premier polacco prova ribrezzo di fronte alla presunta perdita di sovranità dovrebbe provare anche ribrezzo per questi sostanziosi finanziamenti! Ma come ben dicevano i latini pecunia non olet.

Si può dire che sta diventando un po’ stancante questa ridicola litania di una presunta dittatura di Bruxelles, per poi battere cassa quando serve, ed è per questo che parlare di una Polexit non è possibile. Come dice correttamente Von Der Leyen “il destino della Polonia è l’Europa” quindi l’Unione europea ha tutto il diritto di strigliare i paesi che fanno i capricci applicando il principio di condizionalità. L’Unione europea cresce se si resta uniti e tutti i paesi, in questa difficile fase di crisi, hanno bisogno di una Unione più forte. E allora, come uscirne?

Stati Uniti d’Europa: scelta possibile?

Alla luce di questo episodio controverso, risulta utile e interessante chiedersi se sia possibile superare la configurazione attuale di Unione Europea per costruire quegli Stati Uniti d’Europa di cui sempre più spesso parlano giuristi, giornalisti e dottori di diritto, come l’avvocato Dottore di ricerca in Diritto dell’Economia e dell’Impresa presso l’Università La Sapienza di Roma Francesco Farri che, in un recente articolo, affronta proprio il tema della sovranità popolare negli stati contrapposta alla sovranità dell’Unione europea. Nella sua attuale conformazione giuridica infatti l’Unione europea pare non possa essere considerata dotata di sovranità propria, perché è una organizzazione di Stati e non un’istituzione fondata da una volontà espressa da un popolo sovrano. Siamo pronti a fare questo passo per dotare l’Europa di sovranità?

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