Guido Giordano è un professore di Vulcanologia all’università di Roma Tre, ma il suo non è solo lo sguardo da specialista di una disciplina. Non è un caso che, per parlarci del riorientamento necessario delle nostre economie verso la sostenibilità, parli non di transizione ecologica ma usi un termine più impegnativo e profondo: conversione, che rimanda all’etica, allo spirito e alla consapevolezza prima che a qualsiasi evoluzione degli strumenti e dei sistemi di produzione.

Il pianeta Terra, la sostenibilità della presenza umana

All’origine dell’idea che basti qualche aggiustamento tecnico per rendere sostenibile la presenza umana sulla Terra, spiega, c’è una visione errata di cosa sia la Terra. Il nostro pianeta non è una macchina che può essere riparata, è un sistema complesso il cui divenire è influenzato dall’intrecciarsi di tanti fattori e, soprattutto, non può essere separato dal nostro stesso divenire come specie e come società. Non possiamo sentirci demiurghi, ma ancora meno possiamo sentirci predatori e comportarci come tali, senza infliggere danni anche a noi stessi.

Il primo fondamentale passo verso la sostenibilità riguarda perciò la nostra coscienza: dobbiamo smettere di vedere nell’ambiente, quello naturale così come quello umano, un deposito di risorse da saccheggiare. Dobbiamo fare nostre le logiche e i tempi di un Tutto che ci include. E dobbiamo responsabilizzarci ad ogni livello, da quello delle scelte individuali a quello della politica, che spesso accusiamo – e spesso a ragione, per quello che fa e ancor più per quello che non fa – ma che siamo troppo disillusi o disinteressati per stimolare come dovremmo e potremmo.

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