La sostenibilità sociale, tema caro al nostro marchio culturale Rewriters che firma il primo festival italiano sul questo, è un concetto ancora nebuloso per l’Italia. A dirlo il rapporto annuale dell’ESG Culture Lab di Eikon Strategic Consulting Italia, società benefit leader della misurazione dei media e azionista dell’impresa sociale ReWorld, che ha coinvolto un campione nazionale rappresentativo di 1600 persone, tra i 18 e i 65 anni, e che ha rilevato la conoscenza e la percezione della sostenibilità e il coinvolgimento in 7 su 17 Obiettivi SDGs 2030 dell’Agenda ONU:

Il 97% degli italiani e delle italiane che ha sentito parlare di sostenibilità si riferisce spontaneamente all’ambiente

spiega l’antropologa Cristina Cenci

mentre la sostenibilità sociale emerge solo se sollecitata“.

I risultati dell’indagine sono stati presentati da Eikon, mercoledì 29 novembre, a Palazzo dell’Informazione, in collaborazione con il Gruppo Adnkronos: hanno partecipato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, la Presidente Popolari Europeisti Riformatori ed ex Ministro per le Pari Opportunità Elena Bonetti, il Vice Presidente per il Capitale umano Confindustria Gianni Brugnoli, il Direttore Scientifico ASviS Enrico Giovannini, la Rettrice dell’Università La Sapienza Antonella Polimeni e la Presidente di Valore D Cristiana Scelza. Anche le organizzazioni hanno presidiato il tema: sono intervenuti Banca Ifis, Eni, Gruppo Fs, Philip Morris Italia, Poste Italiane e Simest, Edison.’indagine.

La ricerca

La ricerca ha sondato su il coinvolgimento nella sfera personale, le opinioni di italiane e italiani sulle Istituzioni e delle lavoratrici e dei lavoratori sulla propria azienda sulla sostenibilità, facendo emergere alcuni dati, di cui vi esponiamo un abstract sintetico:

  • La sostenibilità ambientale è super percepita, anche se con una visione solo parziale: più del 50% sa cos’è l’Agenda 2030, ma il 76% non conosce la sigla ESG. Le persone sembrano dare priorità al consumo responsabile e allo smaltimento dei rifiuti, provando a riorganizzare in questa ottica la propria vita (soprattutto donne e over 50), ma è considerata importante anche la lotta al cambiamento climatico, connessa alla scelta del mezzo di trasporto, con l’uso di mezzi alternativi. Metà del campione esprime giudizi positivi sulle iniziative delle istituzioni per rendere più accessibili le fonti di energia rinnovabile, mentre nel giudizio sulle aziende in cui si lavora il focus sono le energie rinnovabili: il 30% degli intervistati le considera focalizzate ma un altro 28% le ritiene indifferenti. Riguardo invece alla capacità di gestire i rifiuti il giudizio migliora, e ancora di più nel consumo responsabile.
  • La sostenibilità sociale non risulta un concetto chiaro e le persone sono meno coinvolte. La presenza del lemma non so mostra la difficoltà ad identificare la sostenibilità con la dimensione sociale. Si associano al concetto, insomma, l’inclusione, l’equità, l’uguaglianza e la parità. Emerge solo dopo il polo comunitario della collaborazione, della solidarietà e del sostegno e quello più personale del benessere e della salute, oltre a pace e sicurezza. Interessante notare che la sostenibilità sociale genera anche posizioni e giudizi più polarizzati.

La sostenibilità sociale

Ci teniamo a soffermarci sulla Sostenibilità sociale, di cui ci occupiamo:

Troviamo un giudizio negativo sulle istituzioni per quanto riguarda l’interesse per l’occupazione giovanile e un giudizio invece positivo sul tema della parità di genere

spiega Paola Aragno, senior partner di Eikon.

È l’effetto Meloni, cioè, il fatto di avere una leader donna, che però si scontra con il giudizio più negativo sulle opportunità di carriera nelle organizzazioni e con una difficoltà a mobilitarsi in chi lavora“.

Il punto più delicato è il nodo del work-life balance, dove il giudizio sulle aziende è critico. A livello personale, tra gli aspetti sociali è molto alto il coinvolgimento rispetto all’equa divisione dei compiti in famiglia, in relazione alla cura dei figli, anche se, soprattutto le donne, evidenziano uno sbilanciamento a loro sfavore, collegato alla disparità retributiva.

Gli uomini più che le donne si raccontano più coinvolti nel curare la propria salute e il proprio benessere“,

conclude Aragno.

Uno dei giudizi più duri verso le istituzioni riguarda l’occupazione giovanile: emerge un Governo che delega il problema ai singoli o è del tutto indifferente per il 60% del campione. Sta di fatto, afferma Cenci, che

Come per il 2022, i valori più positivi si registrano nella sfera personale e anche la percezione delle istituzioni si presenta stabile. Registra invece un lieve peggioramento sull’anno scorso (58% vs 62%) l’Organizational Engagement per il nodo legato al work life balance, ma il risultato è mitigato dal leggero miglioramento nelle pari opportunità di carriera. Infine, migliora l’area legata al mondo professionale: il coinvolgimento relativo all’impatto ambientale e alla valorizzazione dei giovani incide positivamente sul giudizio complessivo (65% vs 58%)“.

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