La mobilitazione dellə attivistə antispecistə per la pacifica convivenza fra umani e orsi ci permette di ripercorrere una storia trentennale di malagestione e supremazia umana.

Pochi giorni fa, la Giunta provinciale di Trento ha dato il via libera a una proposta di legge che consentirà di abbattere otto orsi all’anno. Il DDL, che sarà sottoposto al Consiglio Provinciale, segna un punto di non ritorno drammatico e si inserisce nel solco delle politiche di criminalizzazione, cattura e sterminio degli orsi che il Presidente della Provincia Autonoma Maurizio Fugatti promuove da anni. La notizia, perciò, non mi sorprende: questo non significa, tuttavia, che non susciti in me amarezza e rabbia. Si tratta di un provvedimento scellerato e miope, che fa seguito a una storia trentennale fatta di incompetenza, populismo e xenofobia.

La convivenza umani – orsi nel tempo

Nel corso della mia infanzia, ho passato moltissime estati nelle montagne trentine, e in particolare proprio in quella Val di Sole che è ora uno dei luoghi al centro delle polemiche dell’ultimo anno. Degli orsi, ai tempi, si sentiva parlare. Pare ce ne fosse uno nell’alta valle, difficilissimo da incontrare. Se ne parlava, ma sempre senza paura, senza demonizzarne la presenza: anzi, era motivo di curiosità, l’orso di Vermiglio. Ed era chiaro a tuttə, abitanti e turistə, che non c’era nulla da temere, che erano sufficienti alcune misure di buon senso per evitare incidenti con un animale non aggressivo e poco confidente con la nostra specie.

Una storia trentennale di malagestione
e supremazia umana

Ora mi sembra tutto l’opposto. La proposta di legge ha infatti un significativo consenso, certo non assoluto, ma in qualche modo sintomatico dell’effetto di anni di malagestione (bipartisan) e della propaganda securitaria (delle destre). Ed è cambiato profondamente lo status degli orsi. Questi animali, assenti da decenni (ma, di fatto, da molto più tempo) sull’arco alpino, sono stati reintrodotti forzatamente a fine anni novanta, nell’ambito del Progetto Life Ursus.

Visti come una specie di peluches, gli orsi fruttano i fondi europei e sono un ottimo spot turistico. Ma non sono dei pupazzi: si riproducono, non si spostano nei luoghi che le istituzioni vorrebbero, e, nella ricerca di cibo, talvolta si avvicinano ai centri abitati, predano qualche animale allevato, danneggiano qualche recinto. Fanno gli orsi, insomma.

A questo punto, Fugatti inizia a parlare di orsi problematici e a promuovere abbattimenti e catture. La struttura designata per rinchiudere gli esemplari che la Provincia non è in grado di gestire, il Casteller, diventerà tristemente famosa come vera e propria prigione. In passato c’era stato il caso, salito alla ribalta delle cronache nazionali, di Daniza. Fra il 2019 e il 2020, poi, c’è quello di M49, che fugge per ben due volte dal Casteller, resistendo in latitanza per molti mesi dopo la prima evasione. Quando verrà ripreso definitivamente, il caso susciterà una certa solidarietà oltre i confini della regione.

A settembre 2020, vengo contattato da alcunə compagnə della zona che vogliono attivarsi contro le politiche speciste e intolleranti di Fugatti. A quei tempi militavo in un gruppo in via di formazione, Assemblea Antispecista, che desiderava dare concretezza alla solidarietà che M49 iniziava a raccogliere. Ne nasce, in breve tempo, una campagna oggi ancora attiva (e, purtroppo, necessaria): la campagna StopCasteller. Il mese successivo, un grande corteo antispecista per gli orsi trentini assedia il Casteller, ispirato dallo slogan Smontiamo la gabbia. E la gabbia cerca di smontarla davvero, distruggendo decine di metri del recinto esterno del lager.

un corteo in solidarietà agli orsi trentini

Da allora, la situazione è peggiorata, perché la Lega e le altre forze del governo provinciale hanno saputo costruire un clima di ostilità rifiutandosi di gestire la convivenza e al tempo stesso costruendo un capro espiatorio dopo l’altro, con le stesse retoriche che usano contro le persone che attraversano il Mediterraneo – quando non vi muoiono – in cerca di fortuna.

E’ stato quindi il turno di diversi esemplari considerati problematici, come Gaia (Jj4), ritenuta responsabile della morte di Andrea Papi avvenuta nell’aprile 2023 a Caldes, raggiunta da una vera e propria condanna a morte. O di quegli orsi che sono stati trovati senza vita in circostanze non chiare, come Amir-M62 e Fiona-F36, in un clima di caccia alle streghe in cui il bracconaggio è sempre più tollerato quando non incoraggiato. E infine è arrivato Johnny, raggiunto da un’ordinanza di cattura un anno fa. Oggi sappiamo che Johnny è stato ucciso da ignoti: lo sapevamo già, ma è arrivata la conferma che la carcassa trovata mesi fa era la sua. Anche lui era oggetto di un’ordinanza di cattura, a seguito di un incontro del marzo 2023 con un uomo fra Rabbi e Malè, ancora in quella Val di Sole che frequentavo da bambino.

Un corteo antispecista per gli orsi trentinii

Per questo, il collettivo locale Scobi e Assemblea Antispecista stanno rilanciando la campagna StopCasteller promuovendo una grande manifestazione nazionale a Trento, contro le politiche securitarie e speciste delle destre trentine, sabato 10 febbraio.
Sostenere questa iniziativa, e le future tappe di una lotta per la pacifica convivenza, significa stare dalla parte di chi, indipendentemente dalla specie di appartenenza, non riesce ad accettare l’esistenza di gabbie e confini. Dalla parte di chi desidera abbatterli per affermare il proprio diritto ad autodeterminarsi.

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