Ammettiamolo, quando è comparsa la notizia che sarebbe uscito Doc – Nelle tue mani (la prima puntata è andata in onda nel 2020), abbiamo pensato immediatamente due cose: la prima, è che l’avremmo sicuramente vista solo perché il protagonista sarebbe stato interpretato da Luca Argentero; la seconda cosa che ci è venuta in mente, subito dopo aver pensato la prima, nel giro di un nanosecondo, è il seguente pensiero:

oddio, un’altra serie televisiva sui medici”.

“Doc” un’altra serie tv medical

Perché signor* è così. Oramai a cadenza annuale, da non si sa nemmeno quanti anni, che sia di produzione italiana o straniera, esce una serie televisiva che ha come protagonisti i tanto amati e/o odiati medici. Un’altra caratteristica che accomuna tutte le serie medical è la loro durata; praticamente tutte quante arrivano alla terza stagione, come minimo. Alcune, addirittura, superano anche la decima stagione; l’esempio perfetto è Grey’s Anatomy, che è arrivata ad essere incoronata come serie tv medical più longeva con le sue 19 stagioni.

Per cui, dati i precedenti (c’è da aggiungere numerosi, Grey’s Anatomy è solo una delle tante serie tv medical), è stato del tutto naturale che nel sentire dell’uscita di Doc- Nelle tue mani è venuto a tutt* un brividino sulla schiena, come se il nostro grillo parlante interiore ci avesse detto di stare attent* e ci mettesse in guardia sulla durata di questa nuova serie televisiva. Ma, ovviamente, questa vocina interna è stata ignorata del tutto.

Ma facciamo un passo indietro. Se avete perso una puntata oppure dovete ancora vedere la prima stagione, sappiate che Doc- Nelle tue mani è disponibile sulla piattaforma streaming Rai Play. Oramai arrivata alla terza stagione (in onda in questi giorni su Rai Uno), la fiction racconta la storia di Andrea Fanti, primario di medicina interna, che a seguito di un incidente perde la memoria; per lui è come se gli ultimi 12 anni della sua vita non fossero mai esistiti: non ne ha memoria. E ovviamente questo si ripercuote sulle persone che lo circondano: la sua famiglia e i suoi colleghi.

Andrea non ricorda che è separato dalla moglie, non ricorda di aver perso un figlio e non ricorda di esser diventato un medico intransigente nei confronti dei suoi specializzandi, e che si preoccupa solo della malattia e non del paziente. Si potrebbe dire che è tornato (involontariamente) il vecchio Andrea.

La differenza tra il “vecchio”
e il “nuovo” Andrea

E la differenza tra il vecchio e il nuovo Andrea è decisamente lampante. È come fossero due persone totalmente diverse. L’unico aspetto che rimane immutato tra il prima e il dopo l’incidente è il fatto di rimanere sempre un ottimo medico. Ma le modalità attraverso le quali questa sua bravura viene mostrata, sono completamente diverse. Per il nuovo Andrea essere un bravo medico vuol dire sconfiggere la malattia e non curarsi di ciò che prova il paziente. Per il vecchio Andrea curare il paziente è solo l’ultimo passo da compiere; ciò che conta davvero è il paziente stesso con la sua storia. Quello che davvero conta per lui è riuscire a comprendere ciò che prova il paziente, mettersi nei suoi panni.

Molto spesso noi vediamo un medico che ha a che fare con un paziente. Prima di questo, però, dovremmo vedere un’altra cosa: dovremmo vedere che una persona ha a che fare con un’altra persona. Ed è questo ciò che cerca di insegnare ai suoi specializzandi Doc, a trattare i pazienti non con distacco, non come se fossero solamente dei rebus da risolvere, ma come delle persone che provano dei sentimenti, vuole insegnare loro ad essere empatici. E forse è questo che dovremmo imparare anche noi guardando questa serie: ad essere più empatici verso gli altri.

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