Sta per debuttare presso lAngelo Mai a Roma il nuovo spettacolo della irresistibile Luisa Merloni, reduce dal successo di Aristotele’ s bermuda, Lei non sa cosa vuole, ispirato dalle figure femminili nella vita di Sigmund Freud.

Cosa vuole una donna? La famosa domanda di Freud

Chi è la lei che non sa cosa vuole? 
Lo spunto viene dalla famosa domanda di Freud: che cosa vuole una donna? Domanda che sottintende: non si capisce molto bene! Trovo che il mistero sul desiderio femminile sia anche molto funzionale in una società patriarcale, come dire, non indaghiamo troppo. Poi il titolo gioca sull’ambivalenza del lei come terza persona singolare, e lì siamo tutti noi alle prese con il nostro inconscio.

Il tuo spettacolo racconta le donne reali della famiglia Freud? 
Le donne reali della vita di Freud per me sono state degli spunti immaginativi, sono completamente inventate anche perché sono catapultate nel presente. Sono quasi delle funzioni: la moglie, la figlia, la paziente e l’allieva. Mi interessava raccontare come piano piano si sfilano dal ruolo che hanno nella vita di lui, però certo le vite reali di queste donne hanno ispirato dettagli, attitudini, sfumature.

Si narra anche di una perdita di potere del grande Sigmund… come? 
Piuttosto insensibilmente, come se scivolassero via dalle mani. La pièce inizia con Sigmund Freud ben piazzato, comodo nel suo mondo e finisce con una crisi. Tutto si svolge nell’arco di un giorno, chissà magari il giorno dopo ricomincia tutto come prima, anche perché il paradosso temporale è il dispositivo drammaturgico fondamentale, e se non ci possiamo fidare dell’oggettività del tempo, magari chissà, anche l’emancipazione di queste donne è poco reale, un sogno, un desiderio, appunto. Temo di aver scritto un testo non così ottimista.

Non esiste spettacolo felice senza un gruppo collaborativo: quale è il tuo? 
Manuela Cherubini è la regista, con cui collaboro da sempre siamo cresciute insieme, abbiamo fondato nel 2001 una compagnia Psicopompoteatro, sono più di vent’anni che lavoriamo insieme ma è la prima volta che dirige un mio testo, ed è una esperienza completamente nuova, io ne sono molto felice. Anche Daniele Natali che interpreta Freud è un attore che conosco da molto tempo anche se è la prima volta che recitiamo insieme, e le luci sono di Camila Chiozza, anche lei collabora con noi da tempo immemore. Il mio lusso nella vita è scegliere con chi lavorare, perché per me il teatro è un luogo di intima condivisione, non è che riesco a farlo con molti. 

L’esperienza dell’Angelo Mai

La prima piazza è la felice isola dell’Angelo Mai, raccontaci qualcosa di questo luogo attraverso il vostro rapporto! 
Anche con l’Angelo Mai è una lunga storia d’amore, abbiamo provato molti dei nostri spettacoli nella vecchia sede a Monti , poi nel 2010 c’è stata l’esperienza di Bizarra  di Rafael Spregelburd, una teatronovela a puntate che abbiamo realizzato in coproduzione con loro, e che vide una partecipazione straordinaria di pubblico, e successivamente tutti i miei testi hanno debuttato lì. Per me è una scelta ben precisa, perché è uno spazio totalmente indipendente,  uno dei pochi rimasti, con una grande accessibilità economica che apre a ogni tipo di pubblico, e negli anni è diventato un punto di riferimento importante per il teatro indipendente, con una programmazione di tutto rispetto.  Nel caso di questo spettacolo, poi l’Angelo Mai e la compagnia Bluemotion sono anche coproduttori. Le alleanze che durano nel tempo, hanno un grande valore per me, perché l’arte non è un luogo neutro, non è separato dal resto della mia vita, ci deve essere una connotazione comunitaria forte, e dunque politica. 

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