La Galleria Richard Saltoun di Roma, Via Margutta n. 48a-48b, ospita fino al 30 luglio una retrospettiva di Bice Lazzari, artista singolare della prima metà del Novecento e pittrice astrattista di grande spessore. Bice Lazzari: modern pioneer è la mostra organizzata in collaborazione con l’Archivio Bice Lazzari che presenta molti dei capolavori tra il 1920 al 1980.

Nata a Venezia nel 1900, Bice dovette fare subito i conti col suo profondo senso di libertà e con una sensibilità artistica così poliedrica che la resero ben presto pittrice sì, ma anche decoratrice nell’arte applicata.

Sciarpe, borse, tappeti e cinture svolte al telaio furono ulteriori racconti di una manualità pragmatica che applicava al tessuto l’irrefrenabile bisogno di espressione di sé. Iniziò nel 1928, scrive, quando la morte del padre la obbligò a rigori immanenti.

Smise per un po’ la pittura, ma poi riprese. Le sue opere ebbero dapprima un soggetto figurato, poi, pian piano, persero il senso concettuale del segno ed emigrarono verso nuovi orizzonti, soffermandosi in linee geometriche, cerchi, colori minimal. Era nata la sua indole astratta.

Frutto di una singolare ricerca interiore, dettata anche da esperienze di vita che lei stessa ebbe a raccontare nei suoi scritti, l’astrattismo le nasceva dentro come un bisogno dell’animo, una parola magica che non esprimeva con la voce, ma incideva col segno. Figure e linee si alternavano sulla tela secondo una sua visione mentale e sovraordinata che trasferiva ordine e rigore all’elemento primordiale della tela.

Bice Lazzari rappresentava la realtà secondo una visione trascendente che esulava dalla concretezza dei referenti; conduceva bensì le sue opere su un piano soprasensibile in cui emergeva una logica segnica essenziale.

Nel 1935 si trasferì a Roma dove iniziò la collaborazione con alcuni architetti con i quali intraprese un lavoro di decorazione artistica su pareti: decorazione murale, così la definì in una sua autobiografia. Si sposò nel 1941 con l’architetto Diego Rosa, veneziano anch’egli, morì a Roma il 13 novembre 1981.

Bice Lazzari: l’astrattismo
e la sua affermazione

Emarginata dal novero degli astrattisti perché donna, assumeva nei confronti di queste considerazioni una posizione imperturbabile.

“L’arte non è né uomo né donna, è solo un’espressione (la più alta forse) dell’intelligenza e della sensibilità della specie umana”.

Nel 1980, quando a Palazzo Reale di Milano si svolse la mostra L’altra metà dell’Avanguardia, Bice Lazzari era presente con 10 piccole opere di matrice astratta. Lo stesso Argan annotava sulle pagine de L’Espresso quanto Bice Lazzari avrebbe dovuto essere già da molti anni protagonista indiscussa dell’arte italiana.

Per una visione più ampia di Bice Lazzari, citiamo la mostra su Kandinsky del 2003 organizzata dalla Peggy Guggenheim Collection che salutava l’artista come l’unica pittrice italiana ad aver precorso la nascita dell’Astrattismo negli anni Venti.

Sono arrivata all’astrattismo senza maestri né modelli. Ignoravo la pittura astratta che si faceva all’estero a causa del clima provinciale e dell’isolamento culturale di allora, ancor più palpabile a Venezia”.

Bice Lazzari: l’archivio

Uno dei luoghi in cui esperire appieno la totalità dell’universo di Bice Lazzari è l’archivio istituito dopo la sua morte. Vi si conservano dipinti, disegni, poesie e manufatti. La Soprintendenza Archivistica per il Lazio ha dichiarato l’archivio di notevole interesse storico per la mole di testimonianze, quasi 3000 tra opere e documenti, che ne raccontano la produzione. All’interno è possibile annotare i titoli dei dischi che ascoltava, la letteratura che preferiva, esperire tutti i suoi interessi: un crogiuolo di informazioni per gli studenti che svolgono tesi di laurea su di lei.

Bice Lazzari: le esposizioni

Molte le esposizioni, personali e non, in cui la sensibilità di Bice Lazzari è stata messa in evidenza, soprattutto postume: Disegno italiano fra le due guerre Galleria Civica, Modena, 1983; Bice Lazzari. Opere dal 1939 al 1979 Accademia di Brera, Milano 1984; Bice Lazzari. Opere del 1921 al 1981 Palazzo Venezia, Roma 1987; Kandinsky e l’avventura astratta Villa Manin Passariano, organizzato dalla Peggy Guggenheim Collection 2003; Artiste italiane nel ventesimo secolo Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, Firenze, 2004; Le donne che hanno fatto l’Italia Complesso del Vittoriano, Roma, 2011; Tra arte e moda Museo Ferragamo, Firenze, 2016; Vo(l)to di donna Camera dei Deputati, Roma 2016.

La mostra a Roma fa il paio con un’altra in corso presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia, in esposizione fino al 23 ottobre 2022.

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