Immaginiamo di essere una bambina vichinga. Immaginiamo di chiamarci Dagfrid, di trascorrere ogni giornata per tutta la vita a cucinare, pettinare trecce da arrotolare sulle orecchie come pagnotte e mangiare pesce secco.

Immaginiamo che tutto questo ad un certo punto ci inizi a stare stretto ed ecco che avremo la bella, divertente e consigliatissima storia di Dagfrid una bambina vichinga di Agnés Mathieu-Daudé e Olivier Tallec edita da Babalibri nella collana Superbaba.

“E per tutta l’infanzia ti insegnano cose molto utili come fare le trecce alle altre bambine vichinghe o cucire quelle specie di vestiti lunghissimi che ti si attorcigliano alle gambe.

Oppure ti insegnano a cucinare.

Più esattamente a essiccare il pesce, visto che qui da noi non c’è altro da mangiare. Io odio il pesce”.

Per fortuna Dagfrid non è priva di spirito critico e capacità di vedere oltre e sa che le barche con cui i maschi vichinghi vanno a pesca sono anche capaci di scoprire l’America… E’ così che Dagfrid decide la propria strada e un bel giorno, con la complicità del fratello, se ne va alla scoperta di qualcosa al di là del mare.

“Io mi sono rifiutata di farmi fare le pagnotte sulle orecchie. Mi sono comunque tenuta le trecce: sono comode, altrimenti i capelli si annodano.

Sono stata costretta a imparare a cucire, ma, appena ho imparato, mi sono fatta dei pantaloni per correre e un vestito più corto, perché alla fine mi piacciono anche i vestiti”.

Dagfrid dunque prende il volo, o meglio il mare, e approda, dopo lungo viaggiare e tanto mal di mare, in un’isola in cui le bambine, indovinate un po’, hanno le trecce arrotolate sulle orecchie come pagnotte, hanno lunghi vestiti con cui non si riesce a correre e trascorrono la vita a cucire e cucinare.

Diciamo che l’unica differenza sostanziale in cui si imbatte la nostra bambina vichinga è che qui si mangia solo pecora invece che solo pesce… ma per il resto la posizione di Dagfrid non sembra essere migliorata poi molto, non può nemmeno dare il proprio nome all’isola scoperta perché un nome il luogo nuovo (per lei) ce l’ha già (addio Dagfridland 😅).

Senonché l’incontro tra bambine, la scoperta di poter esser femmina senza pagnotte sulle orecchie e con i pantaloni, e di poter mangiare cose diverse, fa la differenza; le idee circolano, i pensieri si mettono in moto ed ecco che Dagfrid e le altre bambine dell’isola dove è approdata torneranno ognuna alla propria casa arricchite di nuove possibilità di esistenza.

Dagfrid tornerà di là dal mare anche con due pecore e si farà carico persino di spiegare “tutta la questione degli agnelli”… come dice lei. Certo che passare dal pesce ad un mammifero non sarà semplice per il popolo della bambina vichinga, eppure il cambiamento è iniziato e come tutti i cambiamenti sembra essere inarrestabile: da ora in poi altre bambine potranno scegliere come pettinarsi, cosa indossare e cosa mangiare.

Dagfrid si ribella anche per coloro a cui non è mai passato per la testa di farlo, quello che lei vuole è la libertà di scelta rispetto a ciò che la riguarda, non imporre una linea o un pensiero unico, perché altrimenti saremmo punto e da capo, non vi pare?

Chi vorrà portare le trecce a pagnotta e i vestiti lunghi fino ai piedi potrà farlo così come chi vorrà le trecce normali e i pantaloni, quello che cambia è la possibilità di scelta.

Leggere è uno dei modi più potenti e necessari per trasmettere narrazioni di modi d’essere, di possibilità di esistenze diverse tra cui poter liberamente scegliere senza negare dignità a nessuna libera espressione individuale.

Vi auguro proprio di incontrare Dagfrid sulla vostra strada!

P.s. La collana Superbaba è molto indicata per le prime letture autonome e l’indicazione, riportata sul retrocoperta, del tipo di carattere in cui è scritta la storia (stampato maiuscolo o minuscolo) è molto molto utile per orientarsi nella scelta del libro adatto a chi inizia a leggere.

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