Incontriamo oggi a Roma Margarita Smirnova, anima della fortunata rassegna di monologhi tratti dai classici della letteratura russa: La bellezza salverà il mondo.

Dal Bolshoi a Roma, vuole raccontarci qualcosa di sé?
Sono arrivata in Italia 30 anni fa, già laureata all’accademia d’Arte Drammatica di San Pietroburgo (che si chiamava Leningrado). Dovete sapere che da noi in Russia (ex Unione Sovietica) tutte le persone che lavorano come attori devono essere laureati. E io mi sono laureata all’età di 21 anni. Sono arrivata in Italia per caso, accompagnando un amica per il suo matrimonio in Calabria.

La rassegna da lei ideata la bellezza salverà il mondo ottiene un riscontro appassionato: quali a suo parere le motivazioni?
Devo dire che mai come in questo momento tutti noi abbiamo bisogno dell’arte in ogni sua forma, poiché l’arte (il teatro, nel mio caso) è in grado di rendere  più sopportabile ogni tipo di dolore, di sofferenza e di timore. La prima rassegna de La bellezza salverà il mondo era dedicata alla sofferente (e gioiosa nello stesso tempo) apertura dei teatri di Roma nella memorabile data del 16 giugno 2020. Gli spettacoli in scena a Roma in quel momento erano pochi, vista la difficoltà delle prove a distanza, del lavoro sul personaggio fatto anch’esso a distanza, difficoltà dovuta anche al fatto di trattare dei classici insuperabili come Fedor Dostoevskij, Lev Tolstoj, Nikolaj Gogol, Anton Cechov. Il pubblico romano, e non solo, ha risposto con un entusiasmo, oltre ogni mia aspettativa. E da ciò è nata l’idea di farne un Festival, l’unico finora presente a Roma, del teatro classico russo.

Se dovesse riassumere l’attualità dei monologhi scelti a quali temi darebbe maggior rilievo?
Devo dire la verità, vedendo tutti i miei 40 spettacoli fatti in 10 anni, alla fine parlo sempre dell’amore in tutte le sue forme. Il teatro classico, per il 90%, se ci pensa, parla esclusivamente dell’amore : l’amore perso, l’amore non corrisposto, l’amore rinnegato, l’amore calpestato. Posso dire con certezza, che il fil rouge di tutto il mio repertorio è sempre l’amore, come nella maggior parte dei classici.

Lei insegna anche il metodo Stanislavskji, a chi è diretto, su quali cardini fa leva e quali risultati ottiene, paragonato magari ad altre tecniche?
Insegno il metodo Stanislavskij da tanti anni. Il metodo è rivolto a tutti coloro che sentono gridare qualche voce dentro, qualche sofferenza non espressa, non si sentono ascoltati. E come direbbe il grande poeta russo Vladimir Majakovskij : « voglio essere compreso». Il metodo è rivolto a tutti coloro che vogliono essere compresi tramite l’interpretazione, tramite il personaggio. Ma per affrontare il personaggio complesso prima di tutto è necessario comprendere noi stessi.

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