Se dovessi consegnare la corona al re degli artisti malinconici non avrei alcun dubbio: il degno destinatario sarebbe Nick Drake. La sua breve carriera e la sua storia umana, certamente triste, hanno fortemente contribuito alla creazione del mito, ma ciò che veramente rappresenta l’essenza della leggenda che lo accompagna, resta proprio la musica che ci ha lasciato in eredità.

Five leaves left, l’album con cui iniziò, è un vero e proprio gioiello, essenzialmente acustico, pubblicato alla fine degli anni ’60 col quale, in qualche modo, mise sul tavolo tutte le carte della sua anima introversa. Le sue canzoni crepuscolari tutto sono tranne che semplici, e non bisogna essere musicisti navigati per capire che dietro quegli accordi e quei suoni apparentemente così essenziali, si nascondeva un talento fuori dal comune che amava ricamare linee melodiche spesso ipnotiche (basta ascoltate Three hours, per capire), per ampliare il loro lato introspettivo ed onirico.

I dieci episodi dell’album sono uno più bello dell’altro anche se, chiaramente, è sempre possibile evidenziare alcuni brani da dieci e lode con bacio accademico. L’apertura della rilassante Time has told me ad esempio è come un manifesto, una vera e propria linea programmatica perché contiene già molto di quello che seguirà. La sua voce calda e le note cullanti ti riscaldano come una tazza di tè sorseggiata davanti a un caminetto in un giorno di pioggia. La chitarra acustica dell’autore si fonde con quella elettrica del grande Richard Thompson dei Fairport Convention che ci ricama sopra i suoi orpelli. Con River Man il mood si fa più pensieroso e in parte oscuro, con l’arrangiamento d’archi curato da Harry Robinson che ha contribuito a renderla una delle perle di sempre del cantautore inglese.

Bastano poco più di due minuti alla poetica Day is done per stenderti con la sua dolcezza e la sua malinconia, mentre Drake parla della caducità delle cose e, verosimilmente, della morte

When the day is done
Down to earth then sinks the sun
Along with everything that was lost and won
When the day is done

Cello song è semplicemente meravigliosa e, non so perché, mi fa pensare a un tramonto davanti al quale contemplare un orizzonte infinito, che apre le sue porte ideali verso un futuro incerto. L’incantevole The thoughts of Mary Jane è caratterizzata dal suono di un flauto che ne amplifica il lato più solare; lato che in parte continua con la singolare Man in a shed dal ritmo leggermente più andante rispetto al resto del disco. Cito ancora Saturday sun – con il piano sognante suonato dallo stesso Nick e le percussioni (batteria e vibrafono) da Tristam Fly – perché è la chiusura perfetta di un album che non cesserà mai di essere ascoltato per la sua facilità nel regalare emozioni a profusione. Semplicemente immortale.

“…E il tempo mi ha detto di
non chiedere di più …così un giorno il nostro oceano troverà la sua riva

Nick Drake

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