Si accendono i riflettori sul prestigioso spazio espositivo progettato da Jean Nouvel per Rhinoceros Gallery. Affacciato sull’arco di Giano, tra un tempio circolare di età repubblicana dedicato ad Ercole Vincitore (erroneamente attribuito a Vesta) e una visione panoramica sul Velabro, Rhinoceros presenta la mostra Drawn – Out, visitabile fino al 10 febbraio 2024, e realizzata in collaborazione con uno dei più noti galleristi degli USA.

Stiamo parlando di Francois Ghebaly, francese d’origine, statunitense d’adozione, che vanta ben tre gallerie negli States: due a Los Angeles e una a New York. Per l’occasione Ghebaly ha riunito una selezione di opere su disegno che raccontano il cambiamento del tratto stilistico ai tempi moderni. Rhinoceros è diretta da Alessia Caruso Fendi.

I disegni, la mostra, gli artisti

La nostra attenzione viene attirata prima di tutto dalle opere di Danielle Orchard che rappresentano donne nude in atteggiamenti quotidiani, quasi ad offrire allo spettatore una visione intima, gratuita, non richiesta, potremmo dire quasi ingenua, ma pur sempre gravata da un’intensa sensualità. Rivisitando i topos della storia dell’arte, Orchard introduce un’immagine femminile del nudo che, in questo caso, viene riprodotto proprio da una donna. In After Beckmann, 2023, l’opera non nasce con l’intenzione di essere vista, ma come espressione di un’identità personale che deve essere semplicemente riferita. Notevole l’accostamento dei colori che rimanda ad un sapiente uso dei contrasti in cui si prediligono toni densi che conferiscono corporeità alle immagini.

Sul tema femminile anche Jessie Makinson, artista londinese, la cui iconografia è totalmente controcorrente rispetto alla vulgata. Le sue opere presentano temi insoliti, spesso accompagnati da titoli ad effetto, dal sapore surreale. Le raffigurazioni propongono immagini fantasiose di donne cui è demandata una nuova narrazione nel campo dell’arte. In Shivered to Pieces, 2023, la figura femminile è colta in atteggiamento punitivo, con un’ascia in mano, mentre taglia in due il corpo di un uomo; in PlucKed from my Branch, 2023, è sommersa dai rami caduti di un albero. L’artista spesso ricorre all’uso di pattern con cui veste i corpi dei personaggi.

Di grande interesse anche Ross Simonini che, facendosi probabilmente ispirare da Mirò, propone disegni in cui l’horror vacui è solo apparente poiché l’opera risulta investita di una profonda riflessione esistenziale. Non lasciatevi ingannare dalle immagini quasi bambinesche di Ross in The Wells, 2019: sono in realtà il risultato di disegni fatti utilizzando diverse parti del corpo, tra cui i piedi. Simonini inserisce nella composizione alcune lettere, trasformando il processo artistico in un percorso individuale in cui l’ancoraggio alle immagini non deve essere riconducibile solamente ad una forma nota, ma può raggiungersi anche attraverso un dialogo tra ritratto e simbolo: le lettere sono infatti i simboli di un’estensione vocale.

Rhinoceros Gallery, Max Hooper Schneider – “Those Once Loyal”, 2022

Infine, Max Hooper Schneider riflette sulla consustanzialità dell’uomo nella natura e del rapporto che emerge tra i due. Elementi arborei si intersecano con dati antropici per evidenziare quanto l’uomo abbia inciso sull’habitat terrestre: è l’occasione anche per riflettere sull’incidenza dell’azione umana riguardo i cambiamenti climatici. La riflessione si sofferma quindi sul sottile limite tra reificazione e devastazione: l’uomo ridisegna i contorni di un futuro che deve necessariamente restare ancora fruibile. Le installazioni riproducono diorami distopici di grande espressività. In Those Once Loyal, 2022, la componente arborea è accostata ad un neon che sottolinea la presenza umana, alla base l’artista inserisce bossoli di fucile sottolineando così la visione di uno scenario trans-habitat che accoglie il residuo della vita.

In mostra anche le opere di altri artisti: Mike Kuchar, Meriem Bennami, Sharif Farrag, Sascha Braunig, Patricia Iglesias Peco, Sayre Gomez e Ann Leda Shapiro.

Ghebaly e la sua visione dell’arte

Abbiamo fatto una breve intervista a Ghebaly in merito alla sua visione dell’arte e gli abbiamo chiesto con quale metro sceglie gli artisti da portare in scuderia. Ci racconta che predilige quegli artisti impegnati su temi politici, sociali e storici. I disegni su carta sono forme mediatiche per esercitare i concetti della società contemporanea. Sceglie i suoi artisti prediligendo chi rivisita le contrarietà del mondo e ne restituisce l’essenza, indagando le contraddizioni anche attraverso il disegno.

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