È difficile trovare le parole giuste per descrivere l’incredibile violenza della pioggia torrenziale che ha colpito la Valle d’Aosta e il Piemonte. Una furia meteorologica, una emergenza climatica, che ha riportato alla memoria le immagini più cupe degli ultimi vent’anni. Torrenti in piena, frane distruttive e paesi interi travolti dal fango: questo è il tragico scenario che si è presentato agli occhi dei residenti e dei soccorritori. La furia degli elementi non ha risparmiato nessuno, sommergendo Cervinia e isolando completamente Cogne.

Le temperature estreme, le più alte negli ultimi 170 anni, gettano un’ombra inquietante sulla crisi climatica che è ormai giunta a un punto di non ritorno. Il WWF, senza mezzi termini, ci mette di fronte alla cruda realtà:

stiamo vivendo in uno stato di calamità climatica permanente”.

Ogni anno che passa, i mesi scorrono segnati da temperature record e condizioni meteorologiche estreme. Il caldo opprimente si alterna alle piogge alluvionali che non risparmiano i territori già vulnerabili. È una danza macabra che mette in ginocchio le comunità più impreparate e prive di una seria valutazione dei rischi. La crisi climatica non è più una minaccia lontana o un problema che possiamo procrastinare al futuro incerto. L’equilibrio della natura è stato irrimediabilmente compromesso e l’orologio dell’emergenza climatica avanza senza sosta.

Cogne sott’acqua: tra urgenze e ritardi

L’alluvione che ha colpito Cogne è un monito inequivocabile sulle scelte sbagliate che hanno plasmato il territorio negli ultimi decenni. Le amministrazioni locali, attratte dal miraggio del turismo di massa e dei progetti speculativi, hanno trascurato la tutela ambientale a favore di interessi economici a breve termine. Oggi, parcheggi e aree camper che avrebbero dovuto garantire comodità e sicurezza ai visitatori, si sono rivelati veri e propri inganni, trasformandosi in trappole al primo segnale di allarme.

La mancanza di una pianificazione territoriale adeguata si è palesata ancora una volta: le zone considerate sicure sono state sommerse dalle acque dei torrenti esondati, con conseguenze tragiche per l’intera zona.

Intanto gli scienziati avvertono: il tempo stringe e la finestra per contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C si sta rapidamente chiudendo. Ogni ritardo nell’adozione di misure efficaci di mitigazione e adattamento climatico aumenta esponenzialmente il rischio di superare un punto di non ritorno.

Emergenza climatica: oltre la logica dell’emergenza

Il nostro pianeta sta soffrendo e con lui il nostro futuro. La politica di adattamento ai cambiamenti climatici non può più essere una questione relegata alle sole emergenze. Non possiamo più permetterci di intervenire solo quando il disastro è già avvenuto.

Ogni progetto di sviluppo deve tenere conto delle previsioni climatiche future e delle misure necessarie per mitigare i rischi associati. È una questione di responsabilità, di etica, di amore per il nostro pianeta e per le prossime generazioni.

Il WWF chiede di agire subito. Una delle prime azioni concrete deve essere l’approvazione immediata di una regolamentazione sul clima e una legge per contenere il consumo del suolo. Ogni secondo che passa, due metri quadrati di terra vengono consumati da nuove costruzioni, riducendo lo spazio vitale per l’ambiente naturale e aumentando il rischio di calamità naturali. Senza un quadro normativo chiaro e rigoroso, continueremo a vedere il nostro territorio deteriorarsi, con conseguenze devastanti per l’ecosistema e per la sicurezza delle nostre comunità.

Inoltre, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, approvato ma successivamente accantonato, deve essere ripreso e pienamente attuato senza ulteriori indugi. La sua implementazione è cruciale per migliorare la resilienza delle nostre infrastrutture e delle nostre comunità di fronte alle sfide climatiche in aumento. Non possiamo più permetterci di procrastinare. Ogni giorno inerte rende più difficile il compito di preservare l’equilibrio ecologico del nostro pianeta.

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