“Coltivare il proprio orticello”, nel senso di “farsi i fatti propri, infischiarsi dei problemi più generali”, è un’espressione che tengo sempre a mente mentre mi dedico alle mie creature orticole. Mi sono sentito chiamato in causa a questo proposito durante la visione in streaming di The Age of Stupid, un film documentario di Franny Armstrong. Il suo principale interprete, uno straordinario Pete Postlethwaite, sostiene in modo ineccepibile il ruolo di un uomo che vive solo in una terra devastata nel 2055 guardando fotografie dal 2008 e chiedendosi “Perché non abbiamo fermato il riscaldamento globale quando ne avevamo l’opportunità?”.

Ma quanti film su catastrofi, estinzioni e distopie varie sono in circolazione nel nuovo millennio? Per non parlare dei film in cui si spara… Come si evolve (male) il nostro immaginario collettivo?

“A lungo andare gli uomini colpiscono soltanto ciò cui mirano. Pertanto, sebbene in principio falliscano il segno, meglio sarebbe che mirassero a qualcosa di più alto.” Fu l’avvertimento di Henry David Thoreau nel suo Walden ovvero Vita nei boschi, scritto quasi due secoli fa in una capanna, sulle sponde del lago Walden, nel Massachusetts. Se l’era costruita in gran parte da solo, e vi trascorse tre anni in parziale solitudine ad osservare la natura e le sue leggi, raffrontandole con quelle della micidiale espansione antropica. Quanta lungimiranza, Thoreau ha fatto da apripista ad un ecologismo di tipo resiliente.

Resilienza è una parola in voga ma ci stiamo disabituando ad immaginare altri futuri possibili, a lavorare sulle nostre capacità latenti, a trovare soluzioni verso una maggiore sostenibilità e capacità di vivere in armonia.
Se abbiamo bisogno di una nuova narrazione, ebbene partiamo da quello che sappiamo fare (di buono nei confronti del pianeta, ovviamente) elevandolo all’ennesima potenza!
Basta aspettative, basta delegare qualsiasi decisione sul futuro, rimbocchiamoci le maniche, sporchiamoci le mani (possibilmente non col sangue del nemico ma di terra), inseguiamo un sogno comune che possa tradursi in utopia.

Nella mia visione in primo piano c’è una comunità in festa, non per una ricorrenza o per distrarsi, ma perché raccoglie i frutti del proprio operato svolto in completa e gioiosa collaborazione.
Ed ecco che l’orticello sotto casa si espande… e mi ritrovo (non nel sogno ma nella realtà) a zappare in allegria l’Orto del prete, realizzato con altre famiglie del vicinato davanti ad una chiesa di campagna del XII secolo in stile architettonico Rinascimentale. E’ un primo passo, il prossimo è la creazione di una CSA – Community Supported Agriculture, ovvero un gruppo di supporto alle realtà agricole preesistenti e create appositamente per soddisfare le esigenze di più famiglie dei dintorni. Siamo in collaborazione con la Deafal, una ONG impegnata sul fronte delle disuguaglianze economiche e sociali, attraverso programmi e interventi di sviluppo rurale in tutto il globo, secondo i dettami innovativi e dell’Agricoltura Organica e Rigenerativa.

Se l’orticello sotto casa non ce l’hai prova a creartelo sul balcone o in uno spazio incolto più vicino a te assieme ad altre persone, oppure prova con un orto idroponico in casa. Manca lo spazio, il tempo, il pollice verde? Comincia a partecipare ad un GAS – Gruppo d’Acquisto Solidale – un’esperienza che fa acquistare a tutti i suoi partecipanti non solo dei prodotti genuini al giusto prezzo ma che innesca tanti reciproci vantaggi e tanta consapevolezza sulle enormi potenzialità di un gruppo numeroso e ben organizzato. Espanderai comunque il tuo orticello interiore, garantito.

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