Ok, basta parlare di distribuzione e piattaforme streaming. Cosa ci appassiona veramente nel cinema? Opere e autori. Per rompere il ghiaccio ho optato per due film di fantascienza piuttosto recenti. Uno occidentale e intimista, uno invece che viene dal Giappone e rivoluziona un’icona storica. Andiamo a scoprirli.
Ex Machina di Alex Garland (2014)
Alex Garland aveva già dato molto al mondo del cinema, prima scrivendo il romanzo da cui è tratto The Beach di Boyle con Leonardo DiCaprio, poi scrivendo direttamente le sceneggiature del grande 28 Giorni Dopo e di Sunshine (entrambe del regista di Trainspotting). Ad un certo punto della sua carriera decide però di andare dietro la macchina da presa e la sua opera prima (per quanto riguarda quelle accreditate almeno) è il folgorante Ex Machina. Abbiamo Caleb (Domhnall Glleson), giovane brillante informatico che vince il privilegio di poter accedere al rifugio/laboratorio segreto di Nathan (Oscar Isaac), il geniale fondatore della più grande compagnia informatica mondiale. Qui lui gli presenta la sua ultima creatura, l’intelligenza artificiale Ava (Alicia Vikander) e gli affida un compito non facile: cercare di conoscere bene, di capire Ava, e decidere se è sufficientemente umana o se deve essere rimpiazzata da un modello più avanzato.
In pratica abbiamo tre degli attori rivelazione del decennio: Oscar Isaac perfetto nel ruolo del winner ambiguo e simbolo della nuova classe di miliardari informatici; “Dom” Gleeson come sempre caratterista mimetico ed ingenuo; Alicia Vikander di una delicatezza sconvolgente. A questo aggiungiamo un design immerso in un paesaggio naturale che rende l’ambientazione estremamente suggestiva e caratteristica ed un discorso sul concetto di intelligenza artificiale e corpo fisico molto originale (Ava è troppo reale o troppo poco?). Il risultato è un film di rara eleganza e grande interesse. Un esordio mirabile che aveva fatto sperare molto in Garland, peccato per il non riuscitissimo Annientamento (film del 2018).
Attendo con ansia la sua prossima opera.
Shin Godzilla di Hideaki Anno (2016)
Ok, per chi scrive qua siamo dalle parti del capolavoro. E non solo per quanto riguarda il genere specifico. Certo, se siete appassionati di kaiju e volete avere un film del tutto incentrato sul mostro più famoso del mondo, Shin Godzilla potrebbe non fare per voi. L’opera si focalizza più sulle reazioni che l’apparizione di Godzilla ha sulla società giapponese (principalmente sul mondo dei burocrati, con una buona dose di satira) e di quella internazionale (immancabile arrivo di americani dotati di bombe). Ma quando il nostro vero protagonista appare (tolto l’effetto grottesco, voluto, delle prime fasi) è una vera meraviglia.
Il progetto è stato realizzato da Hideaki Anno, il creatore dell’anime cult più cult di tutti: Neon Genesis Evangelion. Shin Godzilla è, a tutti gli effetti, il vero sequel che Evangelion non ha avuto, tanto che Anno per realizzarlo si porta dietro Mahiro Maeda (quello che ha disegnato i famosi Angeli) ed il compositore della potentissima colonna sonora Shiro Sagisu (anche lui del team dell’anime). Anno, alle prese con il suo primo vero live action, porta in scena un Godzilla spaventoso e malato (avvelenato dalle radiazioni) e porta avanti la cultura tipica di tutta la filmografia di Miyazaki (di cui è pupillo), ovvero il concetto che sta alla base della profonda devozione verso la Natura da parte della cultura giapponese, che è lo stesso identico su cui si fonda al saga del Kaiju più famoso al mondo. Studio Ghibli e Godzilla sono strettamente collegati ed Anno lo tiene ben a mente. Così come non dimentica che tutti i simboli derivano, prima di tutto, da un trauma, collegando Godzilla alla memoria del disastro atomico. Così come è sempre stato. Così come sempre dovrebbe essere.
Guardatelo.
I consigli di oggi terminano qua. Fatemi sapere nei commenti o nei miei contatti social (che trovate qua sotto) cosa ne pensate e cosa vorreste discutere nei prossimi appuntamenti qua nel fantastico mondo di ReWriters.