Galizia: il Cammino dei fari, per riempirsi di meraviglia
Duecento chilometri di costa frastagliata e ripida flagellata da venti e piogge che lasciano spazio ad un sole splendente. Il Cammino dei Fari è emozione pura.
Duecento chilometri di costa frastagliata e ripida flagellata da venti e piogge che lasciano spazio ad un sole splendente. Il Cammino dei Fari è emozione pura.
Viaggiare significa meravigliarsi. Questo è uno dei motivi per cui si fanno i cammini. Vivere metro per metro il territorio e conoscerlo nel profondo. Incontrare persone e culture.
In Spagna, nella regione di Coruna, in Galizia, c’è il Cammino dei Fari, che si sviluppa interamente sulla costa ed ha come protagonista l’Oceano Atlantico. Un sentiero unico che unisce Malpica a Finisterre, chiamato cosi perché, prima della scoperta dell’America nel 1492, si riteneva fosse il limite terrestre finis terrae. Questa cittadina è legata ad un altro cammino più famoso, il Cammino di Santiago de Compostela percorso ogni anno da circa 200 mila pellegrini, provenienti da ogni parte del mondo.
Il Cammino dei Fari è lungo 200 km, e solitamente si percorre in otto giorni. È necessario avere una buona preparazione fisica e il giusto equipaggiamento. Infatti il clima della Galizia è Atlantico e ci sono repentine variazioni del meteo; spesso la nebbia cala all’improvviso e offusca la visibilità; vento e pioggia flagellano spesso la costa per poi lasciare spazio al sole, che splenderà e riscalderà per tutto il giorno.
Il tratto che va da Malpica a Finisterre, è detto anche Costa della Morte. Il nome è poco rassicurante e alquanto drammatico. Deriva dai rovinosi naufragi avvenuti negli anni, che fecero vittime civili e militari. Durante il cammino s’incontrano croci in ricordo dei morti in mare o croci votive a protezione dei vivi.
Sul fondo dell’oceano ci sono i relitti di più di 150 navi. Fra i più tragici naufragi del passato ricordiamo quello della nave-scuola inglese Serpent che nel 1890, mentre seguiva la sua rotta, colta da una tempesta, si schiantò sugli scogli di Punta do Boi. Perirono tutti i 176 giovani marinai. I Galiziani costruirono in loro ricordo il cimitero degli inglesi, di cui rimane un piccolo santuario dedicato, riconosciuto dall’European Cemeteries Route.
In tempi più recenti c’è stato un altro naufragio che ha provocato un disastro ambientale senza precedenti: quello della petroliera Prestige che nel 2002 riversò 77.000 tonnellate di greggio sulle coste della Galizia. All’improvviso l’economia della zona, che si sosteneva e vive tuttora delle risorse dell’oceano, mutò completamente. Ci fu una mobilitazione dell’intera comunità galiziana per ripulire le coste e renderle nuovamente fruibili.
Il disastro fu di proporzioni enormi. Infatti, basti pensare che la pesca in Galizia è un’attività molto antica che si tramanda da sempre e influenza il tessuto sociale ed economico di questa regione, sia indirettamente che direttamente. Impiega circa 120 mila persone e rappresenta il 12% del PIL. Sono pescate e commercializzate circa 190 specie ittiche, in modo sostenibile. La pesca, infatti, fa parte della cultura locale, la cultura marineira. Non è solo un duro lavoro ma uno stile di vita che si tramanda di padre in figlio, rispettoso del mare e dei suoi prodotti.
Attualmente, anche se è fra le regioni della Spagna meno sviluppate, la Galizia è molto impegnata nello sviluppo di una economia sostenibile: numerosissime pale eoliche su tutto il territorio sfruttano i venti e permettono di ricavarne energia.
Diversi comuni costieri ricevono ogni anno il premio Bandiera Azzurra per la limpidezza e per la pulizia delle acque e delle spiagge. Inoltre, i comuni consentono di navigare solo ad imbarcazioni turistiche a basso impatto inquinante e si dimostrano anche molto attivi per la rimozione dei rifiuti lungo tutto il cammino, dove non si incontra spazzatura di alcun genere né sulle spiagge né in acqua. Il turismo rappresenta un’importante risorsa ma non è mai stato di massa, per questo la Galizia rimane ancora un luogo autentico.
Nel percorrere la costa, non si incontrano grandi strutture ricettive: solo piccoli alberghi, pensioni, ostelli, agriturismi e abitazioni di dimensioni accettabili per l’ecosistema. Nei paesini non si incontrato i soliti negozi di souvenir, ma botteghe di artigianato locale, incentrato soprattutto sulla lavorazione del pizzo e anche del legno.
Quello che lascia più stupefatti del Cammino dei Fari è la vista che si gode dai promontori, dove si distende una costa molto varia, dune di sabbia bianca e finissima, e spiagge meravigliose, che il gioco delle maree ridisegna ogni mattina, poi tratti frastagliati e ripidi, calette profonde e intagliate nelle rocce, spesso irraggiungibili anche con le imbarcazioni, a causa delle forti correnti e degli scogli insidiosi, nascosti tra le alghe.
Nel prossimo articolo entreremo nel vivo delle tappe del Cammino e percorreremo la costa e tutti i luoghi che rendono emozionante ed unico questo viaggio.