Chi gioca, gioca da sempre con la Storia e con le storie: si gioca quando si mette in scena una battaglia su un tavolo di wargame, o quando si fa una rievocazione in costume, si gioca quando si immagina di rivivere un qualsiasi avvenimento e quando si reinventa il nostro futuro.

La storia siamo noi, e nessuno si senta escluso

Negli ultimi anni silenziosamente (e rumorosamente, talvolta) si è lavorato perché la storia fosse di tutti e di tutte; lo si è fatto anche inserendo i giochi nell’attività scolastica, come è tra i compiti di Historia Ludens, l’associazione fondata da Antonio Brusa (premio Gradara Ludens 2023). Quando impariamo dentro un gioco, quando scopriamo qualcosa attraverso un gioco, non è più una lista di cose ordinate, ma un campo di possibilità che produce degli esiti: e questo è un punto di partenza fondamentale per chi si occupa oggi di scuola. Quello che vediamo non è un esito necessario di premesse indiscutibili, ma è qualcosa che è accaduto e che possiamo rigiocare per cambiare i destini. Il gioco è un modo per riscrivere il mondo (sì, sto parlando di noi!).

Queste premesse negli ultimi anni in Italia si sono sposate con un altro interessante ambito di discorso: la public history. Public history è la Storia portata fuori dalle accademie o dagli ambiti di ricerca, la storia agita e raccontata perché incontri il pubblico, sia che questo accada in un museo che in una rievocazione, in un evento o su un gioco. È un termine prezioso perché mette al centro la possibilità di coinvolgere attivamente le persone perché imparino la metodologia storica e perché pensino alla storia come a un campo di possibilità, appunto.

Giocare con la storia, nasce la Ludic History

Incrociando queste due esperienze tre esperti di gioco e di storia (Glauco Babini, Mirco Carrattieri e Mirco Zanoni) hanno iniziato a promuovere il termine Ludic History, per indicare l’uso del gioco per promuovere conoscenza storica in modo dinamico. Vi copio il manifesto come immagine (è ancora in beta, e siete invitatə a discuterlo), rimandandovi per il resto alla loro pagina Facebook: trovo belli molti punti tra cui la frase finale:

«La Storia si gioca, fino in fondo, e in ogni verso, anche contromano.»

Dove si trovano questi giochi?

Per ora non sono ancora in commercio (ma se ne conoscete, segnalatemeli!), ma sono prodotti o tramite crowdfunding o da Istituti Storici ed enti locali. Qui ho usato delle foto di alcuni di questi giochi, anche per la cura grafica: ma gli esempi sono tanti.

Questi giochi, e questi ragionamenti si trovano anche in alcune occasioni di aggiornamento e formazione: ve ne segnalo due.

La prima, giovedì 14 marzo a Reggio Emilia, dove si potrà praticare la Ludic History (info per iscrizioni). La seconda, quasi negli stessi giorni, un corso di Scuola Futura, tenuto da Elena Musci e Glauco Babini.

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